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Tema del 10 marzo 2000

Corpi tecnologici

L'uomo bionico

È sempre più difficile stabilire in modo chiaro e definito quali siano le frontiere del rapporto tra uomo e computer

di Antonio Leonardi, Michele Alberico, Elena Capparelli

"L'uomo da sei milioni di dollari" - telefilmI calcolatori, e le nuove tecnologie in generale, si avviano a diventare ben più di semplici strumenti di lavoro, di svago o di comunicazione. Lo sviluppo di protesi sempre più raffinate e l'avvio dei primi esperimenti con microchip impiantati nel corpo, stanno aprendo un'epoca in cui la distanza tra uomini e macchine sta letteralmente annullandosi e le macchine iniziano a far parte di noi. Si tratta di scenari senza dubbio affascinanti e che, per esempio in campo medico, promettono progressi notevoli.

La tecnologia e la medicina sono alleate da molto tempo. I medici hanno sempre cercato di sfruttare quanto di meglio i tecnici mettevano a loro disposizione e, come in molti altri settori, i progressi degli ultimi anni, anche in questo, sono stati straordinari. E c'è persino chi si avventura nello sperimentare tecnologie che allarghino, per così dire, le normali possibilità umane, allungando il passo verso l'era dell'uomo bionico. Le équipe di scienziati e medici che lavorano per mettere a punto protesi e componenti mediche ad altissima tecnologia sono numerose e riguardano ormai un numero sempre crescente di parti del corpo: occhi e orecchi artificiali, pace-maker, muscoli sintetici. Insomma, una lunga lista di pezzi di ricambio, diciamo così, sempre più efficienti e raffinati.

Ma il nostro organismo è straordinariamente complesso. Non è detto che il suo benessere dipenda solo dal buon funzionamento di tutte le sue componenti. Su questo punto c'è un vero e proprio dibattito tra due scuole di pensiero: chi si specializza nello studio delle parti e adotta dunque un approccio riduzionista, e chi invece preferisce un punto di vista olistico, cioè considerare l'organismo una entità unica. Naturalmente, i due approcci si completano a vicenda.

Sherry TurkleIn ogni caso molti esperti ritengono che la compenetrazione tra il nostro corpo e le macchine sia destinata a diventare sempre più stretta. E nell'era digitale la macchina per eccellenza è naturalmente il computer. Sherry Turkle, una delle studiose che ha dedicato più tempo a seguire l'evoluzione dell'interazione tra esseri umani e computer, commenta così questa evoluzione:

"Ci sono molti modi in cui un computer è già diventato parte del nostro corpo. Si pensi ai pacemaker, agli apparecchi impiantati nei malati del morbo di Parkinson, o ai microprocessori che aiutano i diabetici a regolare la produzione di insulina. Attualmente si fa uso dell'informatica e dell'ingegneria elettronica per estendere variamente il nostro controllo sul corpo, tanto che l'idea di impiegare il computer come protesi non è più fantascienza ma realtà quotidiana. Credo che il prossimo passo, il più difficile, sarà di passare dal computer come protesi al computer come cyborg, quando noi e il computer saremo davvero una cosa sola".

Il rapporto uomo macchina non si ferma tuttavia ai frutti dell'alleanza fra medicina e tecnologia per realizzare protesi artificiali. C'è anche chi, perfettamente sano, inizia a sperimentare chip elettronici e macchine che non servono a ristabilire alcune funzioni danneggiate, ma a esplorare nuovi orizzonti nell'interazione con i computer.

MitIl lavoro di scienziati come Kevin Warwick, che si è auto impiantato un chip nel proprio braccio, o dei ricercatori del Mit sottintende l'idea della costruzione di primi esempi di cyborg reali, che non escono dai romanzi fantascientifici ma che agiscono nella realtà. Il confine tra naturale e artificiale si fa più sfumato e più labile. E nella frenetica espansione delle prestazioni dell'organismo umano si impongono necessariamente anche riflessioni di tipo etico.

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