Nel
sito della televisione americana PBS è possibile consultare una mappa
della parti dell'uomo che stanno diventando sostituibili. Tranne
il cervello non c'è organo che non possa essere, almeno in parte,
rimpiazzato da una protesi intelligente di qualche tipo. Persino la
pelle umana può essere sostituita da materiali sintetici o da tessuti
ricavati dalla coltivazione di tessuto cellulare umano in laboratorio.
Ed è proprio
questa una delle ultime frontiere della bioingegneria medica, ricreare
un tessuto sintetico che abbia le proprietà
rigeneranti del tessuto umano. Un articolo del medico e scrittore
free-lance Steve Alan Edwards illustra come sia possibile integrare il
tessuto cellulare dell'uomo con tessuti artificiali per ricreare la
pelle in caso di bruciature e ustioni gravi.
Molte
delle nuove scoperte provengono, invece, da un campo un po’ diverso,
quello della robotica, la scienza legata alla creazione di macchine in
grado di aiutare e, in alcuni casi, anche di sostituire l'uomo. Sono
gli scienziati del MIT, ad esempio, che si occupano dei muscoli
artificiali. Si tratta di un sistema di ammortizzazione e di potenziamento
della trazione degli arti artificiali. che, forse, in futuro potrà
trovare anche applicazioni mediche.
Le
ricerche su singoli organi, poi, si stanno sviluppando grazie alla
cooperazione tra le scoperte legate all'intelligenza artificiale e i
risultati della moderna microchirurgia.
I
ricercatori tedeschi dell'università di Duisburg presentano nel loro
sito il progetto di occhio
artificiale che va oltre il celeberrimo Dobelle eye: si tratta di
un impianto retinico applicato sul bulbo oculare. C'è una video
camera ed un codificatore, ovvero un microcomputer che si occupa di
tradurre l'informazione visuale della telecamera in stimoli visivi per
il cervello. Il programma dovrebbe simulare il flusso di informazioni
che passa dai 120 milioni di fotorecettori presenti sulla retina al
nervo ottico.
All'Università
di Pittsburgh esiste, infine, un Artificial
Lung Laboratory dove si sta cercando di realizzare un polmone
artificiale in grado di essere trasportabile e impiantabile su un
paziente. Tra i risultati più recenti dei ricercatori di Pittsburgh
c’è anche un sistema di ossigenazione
intravena che permette, anche se per un tempo non troppo
prolungato, di portare ossigeno al sangue per pazienti che hanno gravi
patologie polmonari.
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