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Protesi e sperimentazione corporea

I nuovi orizzonti dell'interazione uomo-macchina

Oltre all'alleanza fra medicina e tecnologia, i chip elettronici vengono utilizzati anche per esplorare nuovi orizzonti nel rapporto tra individuo e computer


I wearable computers, i computer indossabili, non sono solo la trovata pubblicitaria di qualche stilista per una sfilata del nuovo millennio. Attualmente non sono indossati da mannequin che cercano di lanciare una nuova moda, ma da un gruppo di ricercatori del MIT che lavorano alle frontiere dell'intelligenza artificiale. L'idea è quella di creare computer e periferiche indossabili come vestiti in modo da rendere la tecnologia una estensione del corpo e dell'intelligenza umani.

I primi a sperimentare questo nuovo tipo di simbiosi tra uomini e macchine sono, naturalmente, proprio i progettatori. Rhemi Post, ad esempio, dalle pagine di un sito che richiamano le tele surreali di Magritte, racconta la sua concezione del “wearable”. Il suo prototipo Hackman 0.4, poco più grande di una mano, può svolgere tutte le operazioni di un normale computer. Si può collegare ad infinite periferiche portatili, da mini telecamere a modem portatili per comunicare con chiunque in ogni momento e memorizzare informazioni su ciò che accade.

Thad Starner ha inventato un sistema per visualizzare i dati di un minicomputer come quello progettato da Post, senza smettere di fare altre attività. I suoi occhiali includono un minuscolo monitor portatile che, montato sulla lente sinistra, dà un quadro di tutte le informazioni disponibili. Da quelle recepite da altri sensori come la temperatura esterna a quelle memorizzate sull'hard disk, come il numero di telefono di una persona.

Steve Glass invece è molto fiero del fatto che i suoi visori intelligenti una volta ingombranti ed intrasportabili siano, oggi, ridotti alle dimensioni di un paio di occhiali normali. Glass lavora sulla visione artificiale e sta cercando di realizzare delle interfacce che rendano possibile integrare la visone naturale con quella artificiale. I suoi Wearcomp sono occhiali che permettono di fotografare automaticamente ciò che si vede, ma anche di unire la computer grafica alla visione tradizionale.

Bradley Rhodes, infine, sta studiando per il Phd, ma si occupa da tempo di Remembrance Agents. Si tratta di interfacce indossabili che sanno estrarre informazioni dall'ambiente circostante e conservarle come una sorta di memoria automatica di chiunque li indossi. Così potremo recuperare un numero telefonico che vediamo scritto su un cartellone o su un'insegna senza usare la penna e anche se non abbiamo pensato, nel momento giusto, che ci poteva servire.
(t.r.)
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