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FORUM P.A. 2000: una sfida per il futuro


FORUM P.A. 2000: una sfida per il futuro


Rutelli, non dimentichiamo l'Italia positiva delle 100 città, ore 12.00

"Abbiamo l'abitudine di ricordare ossessivamente le mancanze e i ritardi del nostro paese nell'adeguamento informatico. Ma c'è anche un'Italia positiva, che lavora nelle pubbliche amministrazioni, e che è sempre più consapevole dei cambiamenti in atto, che credo debba emergere negli incontri e nelle esposizioni di questa grande mostra.-convegno". È quanto ha sostenuto oggi il sindaco di Roma, Francesco Rutelli, al convegno inaugurale del Forum delle pubbliche amministrazioni, "L'Italia nella e-Europe. Le pubbliche amministrazioni nella rivoluzione digitale", aperta oggi alla fiera di Roma. "Il sito del Campidoglio - ha detto Rutelli - è il più frequentato tra quelli delle p.a. mensilmente si registrano 7 milioni e mezzo di accessi di cui il 30 per cento dall'estero".

Amato, passare dall'e-informazione all'e-government ore 12.30

"La rivoluzione informatica della pubblica amministrazione è iniziata dai comuni ed ha risposto alla domanda repressa di informazione dei cittadini prima e meglio dello stato". Esordisce così il presidente del consiglio, Giuliano amato, al convegno di apertura del Forum della P.A. "Ci troviamo nella prima fase della rivoluzione informatica - ha spigato Amato - quella del miglioramento dell'offerta informativa grazie a Internet. La seconda fase sarà quella dell'e-government, dello stato -servizi via rete". Il passaggio all'e-government secondo Amato avrà come conseguenza "il coinvolgimento e la corresponsabilizzazione totale degli apparati e di chi lavora nell'amministrazione pubblica. La cultura informatica non sarà più appannaggio esclusivo dei Ced o degli uffici stampa". Per far questo occorre investire nella formazione: "Le persone della mia generazione tendono a considerare le innovazioni tecnologiche degli abbellimenti più che dei cambiamenti radicali". Questo il motivo dei ritardi del nostro paese nell'informatizzazione dei servizi secondo il presidente del consiglio, Amato. "Io stesso, che faccio parte della vecchia generazione - ha aggiunto Amato - ho imparato tre anni fa ad usare i computer. Anche i meno giovani, allora, possono acquistare in poco tempo familiarità con i nuovi strumenti".

Internet, chiave della rivoluzione della pubblica amministrazione, ore 13.00

L'80 per cento degli italiani è convinto che la rete possa migliorare la pubblica amministrazione. È quanto risulta da una ricerca su Cittadini, information society e nuovi servizi condotta dal censis-Unicab e presentata in esclusiva oggi al convegno di apertura del Forum su un campione di 1500 persone. Emerge anche il rapporto diretto tra livello di acculturazione e uso della rete. Solo lo 0,2 dei naviganti, infatti, non possiede alcun titolo di studio e casalinghe, pensionati e anziani risultano la categoria più lontana dai nuovi strumenti informatici. Minime le differenze territoriali tra nord (53 per cento), sud (24 per cento) e centro (22 per cento) con un diffuso interesse nei centri minori. La ricerca di informazione rappresenta invece il principale stimolo dei quasi 10 milioni di italiani che accedono alla rete (91 per cento), seguita dall'invio di e-mail (72 per cento), la cosiddetta applicazione killer che appassiona il 90 per cento degli americani. Il 17,7 per cento si dedica alla costruzione di pagine web e il 10,6 allo shopping on line. "In Italia c'è una doppia anima - ha detto Giuseppe de Rita, segretario del Censis, commentando la ricerca - quella di chi fa da sé e quella dell'offerta pubblica. L'alta richiesta di informazione deve preludere all'offerta di servizi non solo conoscitivi ma innovativi. La scommessa è saper passare da un'immagine di stato autoreferenziale, vetrina delle innovazioni, a uno stato-funzioni che introduca dei cambiamenti di qualità".

Lo Stato tra trasparenza e privacy ore 16.30

L'evoluzione tecnologica pone allo Stato, in maniera sempre più forte, il problema di conciliare trasparenza e privacy. Il tema è stato al centro, oggi, del convegno su privacy e pubblica amministrazione organizzato nell'ambito del Forum P. A. 2000. Stefano Rodotà, garante per la privacy, ha sottolineato come la pubblica amministrazione abbia, da un lato, il dovere di rendere accessibili certi dati, dall'altro, quello di garantire la riservatezza di terzi. Secondo il Garante, però, le amministrazioni hanno abusato della facoltà loro concessa dalla legge 241 sulla trasparenza di delimitare l'accessibilità delle informazioni. Concorda Stefano Sepe, docente presso la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, che osserva, citando Massimo Severo Giannini, come a una sottrazione di informazioni corrisponda una sottrazione di diritti e come, al tempo stesso, lo Stato, il più grande collettore di informazioni della nostra società, debba trovare il giusto equilibrio tra la custodia e lo scambio di esse. Stefano Passigli, sottosegretario all'Industria con incarico all'innovazione tecnologica, evidenzia, infine, gli effetti della rivoluzione telematica sulla pubblica amministrazione. La rivoluzione telematica agisce soprattutto nel settore dei servizi, per questo il suo impatto sulla pubblica amministrazione, che è una dimensione di servizi, può essere ancora più forte che sull'economia. Per quanto riguarda gli effetti sulla riservatezza dei dati personali, anche Passigli ne riconosce la centralità e pone la questione delle possibili soluzioni. Per uscire dal contrasto tra i principi di trasparenza e quelli di riservatezza, entrambi da garantire, la strada della normativa generale appare, secondo Passigli, difficilmente praticabile. "Si potrebbe, invece, pensare" - propone il senatore - "a un board, un'autorità garante interna a ogni amministrazione per affrontare e risolvere i casi in via di equità".

Rodotà: sulla privacy un terzo dei cittadini non si fida dello Stato, ore 17.15

Più di un terzo dei cittadini è diffidente riguardo il trattamento dei propri dati personali da parte della pubblica amministrazione. A riferire questo dato è il Garante per la privacy Stefano Rodotà, intervenuto oggi al convegno su privacy e pubblica amministrazione organizzato nell'ambito del Forum P. A. 2000. "Il tema della tutela dei dati personali, tuttavia, può essere per l'amministrazione un'opportunità più che un rischio" - avverte Rodotà. "Su questo terreno, infatti, l'amministrazione può riconquistare la fiducia dei cittadini". Attualmente l'ufficio del Garante riceve numerose denunce sulla violazione della riservatezza da parte di istituzioni pubbliche: sono pervenute, ad esempio, fotografie che mostrano notifiche giudiziarie affisse sui portoni e moduli per il rimborso di spese sanitarie con l'indicazione esplicita delle patologie. L'Autorità garante ha dato, a tale riguardo, indicazioni precise. Di particolare rilevanza è la tutela dei dati sanitari. Dall'inizio alla fine di un rapporto di lavoro deve circolare solo l'informazione relativa all'idoneità o meno. Noi cediamo continuamente informazioni alle amministrazioni dello Stato e degli enti locali e l'amministrazione deve assicurarne un uso specifico. Ciò non solo non nuoce all'efficienza dello Stato ma rende il cittadino più rispettoso nei suoi confronti. Altra questione di grande rilevanza è quella, di grande attualità in questi giorni, della videosorveglianza. Garantire la sicurezza non vuol dire che le informazioni possano essere raccolte in qualsiasi tempo e modo senza che vengano individuate le responsabilità specifiche di coloro che sono addetti al loro trattamento e le modalità di accesso da parte dei cittadini. A questo proposito - ammette Rodotà - non si può negare che esista una sorta di braccio di ferro tra Autorità garante e pubblica amministrazione, dovuto soprattutto a una "deriva nell'uso delle tecnologie". La costituzione della Rete unitaria non può comportare il venir meno delle garanzie: ad esempio, i dati raccolti per la tutela della salute pubblica non possono essere resi disponibili per altri soggetti pure istituzionali ma con finalità diverse. "In Italia non mancano ritardi, inadempimenti e zone di illegalità" - continua Rodotà - "soprattutto in alcune aree": esiste un decreto legislativo di indirizzo ma mancano regolamenti disciplinari specifici per alcuni settori, come la sanità e le amministrazioni locali.