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Modernizzare la Pubblica Amministrazione in Italia

Giuseppe Roma, direttore del Censis, descrive quali cambiamenti e quali vantaggi dovra' aspettarsi il cittadino grazie all'utilizzo di Internet nel settore pubblico


Ci vuole introdurre la recente indagine che il Censis ha portato avanti sulla utilizzazione di Internet e la pubblica Amministrazione?

L'indagine nasce dalla necessita' di capire che impatto puo' avere Internet per migliorare la Pubblica Amministrazione, partendo dai cittadini, dalla domanda di nuovi servizi, dall'esigenza di avere, attraverso la Rete, maggiore accessibilita' alla P.A.. E' una indagine, quindi, sull'universo dei cittadini italiani al di sopra dei 18 anni rappresentativa e da' molte indicazioni anche su cosa fare. La prima indicazione e' che gli italiani hanno una grande fiducia che Internet possa costituire lo strumento per realizzare le tante riforme che si sono fatte e che hanno una certa difficolta' ad arrivare in tutti i punti della macchina burocratica. L'80% degli italiani dice che con le nuove tecnologie, con Internet si potra' migliorare perche' questo vuol dire avere fiducia nell'innovazione; questo vuole anche dire che la Rete puo' aiutare la riorganizzazione della macchina burocratica e in fin dei conti e' anche un elemento che unisce il Paese e questo giudizio lo danno al nord come al sud.

Qual e' il suo commento sugli attuali utenti di Internet?

Proprio da questa indagine emerge un quadro abbastanza chiaro. In Italia abbiamo un 20% di utilizzatori di Internet. credo che per la prima volta abbiamo diviso questo universo non soltanto in un numero (9.500.000 di italiani), ma soprattutto abbiamo cercato di capire come e dove utilizzano Internet. Innanzitutto la gran parte di chi accede alla Rete lo fa da casa, quindi un uso molto domestico, il che vuol dire, da un certo punto di vista, che e' un bene perche' vuol dire accedere ad una P.A. in una maniera molto diffusa. Nello stesso tempo questo significa una minore densita' di utenti Internet dai luoghi di lavoro e quindi una minore penetrazione delle nuove tecnologie nel mondo delle imprese e delle istituzioni. La gran parte degli italiani (circa i due terzi) si dichiarano interessati, curiosi di questa novita' che negli ultimi anni riempie i mezzi di comunicazione e purtuttavia ne sono esclusi. Quindi e' questa la parte su cui va esercitata la maggiore attenzione in termini di politiche, sapendo che questa esclusione non e' solo una questione di costi; anzi, quella del costo e' solo la terza ragione di esclusione. La prima e' che in Internet non si ritrovano ancora allo stato attuale quelle funzioni, quei servizi, che renderebbero immediatamente questo strumento familiare. Il secondo aspetto e' che ancora per gran parte degli italiani il linguaggio del computer e l'accesso ad Internet rappresentano un ostacolo, quasi una barriera culturale. Viene cioe' denunciata una mancanza di formazione diffusa e di familiarita' allo strumento. Infine al terzo posto ci sono i costi, sia per l'acquisto del computer che per il costo degli scatti telefonici.

Chi sono gli esclusi da Internet?

Gli esclusi fortunatamente sono una percentuale relativamente bassa (11%). In gran parte si tratta di persone che hanno un basso livello di istruzione, esclusi dal circuito del lavoro (pensionati, casalinghe) e una parte della popolazione anziana. Molti anziani vorrebbero, pero', dei servizi proprio per loro, sulla salute, sulla sicurezza. Questa e' una delle linee su cui poter lavorare. Per quanto riguarda gli esclusi Internet e' un ulteriore meccanismo di esclusione, piu' generale, che li vede anche fuori dai principali circuiti di lavoro e di socializzazione.

Qual e' attualmente la fetta di popolazione che usa Internet?

C'e' una proporzione diretta tra il livello di istruzione e l'utilizzo di Internet. Se la media e' poco piu' del 20% a livello nazionale, noi abbiamo i laureati che sono sopra il 40% e anche i diplomati che sono circa al 35%. Meno differenze ci sono dal punto di vista territoriale. Il Mezzogiorno e' un po' al di sotto della media nazionale ma solo di alcuni punti. Si tratta in gran parte di lavoratori dipendenti; meno attratti dall'uso di Internet sono invece utonomi (commercianti, artigiani), categoria su cui invece una attivita' di sensibilizzazione sarebbe necessaria visto che si dicono interessati.

Quali sono i servizi che i cittadini vorrebbero maggiormente sviluppati a distanza?

Sicuramente la possibilita' di effettuare transazioni con la P.A., cioe' di sbrigare pratiche o effettuare pagamenti soprattutto nelle regioni del nord. Quindi un accesso alla P.A. che non sia solo informativo; anzi un altro punto emerso da questa indagine e' che la dimensione informativa va molto bene su Internet, pero' e' anche necessario mantenere i presidi fisici, gli sportelli, non per fare la fila, ma per poter avere un rapporto piu' diretto con un operatore. La meta' degli italiani dice che Internet non deve escludere i presidi fisici della pubblica amministrazione. Certamente ci sono alcune difficolta' di tipo geografico molto importanti soprattutto nel mezzogiorno: la possibilita' di utilizzare le reti pubbliche anche a fini di raccordo sociale, come ad esempio le associazioni Ismo, o la possibilita' di pubblicare sulla Rete civica del comune le attivita' che si svolgono. Mentre nel centro Italia oltre a svolgere le pratiche, anche l'interesse verso la partecipazione e le scelte delle amministrazioni locali e' particolarmente rilevante. In definitiva il cittadino vuole perdere meno tempo e riuscire a mettere in Rete tutta l'esperienza negativa che l'individuo ha vissuto nel rapporto con la pubblica amministrazione.

Qual e' l'uso principale che l'utente fa di Internet e dei siti Web?

Gli utenti di Internet hanno oggi quattro attivita' fondamentali. Innanzitutto quella informativa: il 91% di chi usa Internet lo fa per informazione; la seconda e' l'email; la terza e' quella di pubblicare pagine Web: in questo caso le percentuali scendono moltissimo, pero' il Web risponde alle esigenze di visibilita' che ciascuno di noi ha. All'ultimo posto, con l' 11%, ci sono le transazioni vere e proprie, cioe' prenotazioni e acquisti, che sono in gran parte legate anche ad altri fattori, se solo riflettiamo sul fatto che solo il 30% degli italiani ha una carta di credito.

Quanto tempo ci vorra' perche' il rapporto utenti pubbliche amministrazioni diventi piu' efficace?

Penso che i tempi perche' il rapporto migliori e il Web diventi uno strumento fondamentale per tutta la pubblica amministrazione siano tempi medi, ma gia' oggi ci sono molte realta' in cui l'amministrazione e' riuscita a modificare profondamente i propri processi organizzativi interni; penso al Fisco e alla innovazione proprio del rapporto con il cittadino. Noi da questo punto di vista facciamo dei passi in avanti; penso anche alla realta' dei Comuni, delle Regioni che oggi rappresentano dei casi di eccellenza europea, e ne abbiamo tanti. Piu' di 500 Comuni oggi in Italia hanno un Web e crescono sempre di piu'. Abbiamo potuto registrare tempi rapidissimi nella diffusione dell'uso di Internet. Eravamo a 1.600.000 poco piu' di 1 anno fa, oggi siamo a 9 milioni grazie alle politiche di liberalizzazione all'uso gratis dell'accesso. Io credo che dare servizi alla P.A. e' piu' complicato, pero' il dipartimento della funzione pubblica sta portando avanti alcuni programmi come quello della formazione dei funzionari della anche attraverso l'utilizzo di tecniche di formazione a distanza. E' naturale che un funzionario che nel suo Comune deve introdurre la firma digitale o diffondere la carta di identita' elettronica, deve essere sensibilizzato, formato con strumenti che gia' direttamente lo impegnino in Rete. Non si puo' fare una Rete di amministrazione con un unico terminale come front office nei confronti dell' imprenditore e del cittadino senza che tutti i punti dell'amministrazione abbiano una familiarita' con la Rete. Quindi la formazione a distanza e' fondamentale. La P.A. oggi sta innovando profondamente i rapporti tra pubblico e privato, sta responsabilizzando sempre piu' corpi non legati direttamente alla P.A., come le A.S.L.. Sono tutti strumenti che possono accelerare la modernizzazione e quindi il rapporto con i cittadini.

Che tipo di formazione a distanza sperimentano gli utenti e i funzionari della P.A.?

La formazione, soprattutto per chi lavora, deve essere dirompente. Non puo' essere una formazione blanda, fatta in un aula in cui si ripetono alcuni concetti generali. Deve coinvolgere direttamente colui che ha necessita' di cambiare la sua mentalita', il modo di comportarsi. La formazione a distanza e' uno degli strumenti chiave perche' vuol dire immediatamente rendere il funzionario responsabile di un processo formativo ma assistendolo quasi 24 ore su 24. Un caso di eccellenza e' sicuramente quello di un Comune meridionale che attraverso un programma di formazione a distanza ha realizzato il proprio sito. Qiundi una formazione/azione. Questo strumento lo ritengo fondamentale per accelerare i tempi di riorganizzazione tecnologica della amministrazione locale e centrale.

Quali sono i casi più' riusciti di citta' digitali?

E' piu' facile avere successo in realta'locali. Le citta' digitali ormai da 3 o 4 anni sono una realta' italiana che ha cambiato le amministrazioni locali, soprattutto dall'interno, attraverso la messa in Rete di tutte le procedure e poi nel rapporto con il cittadino integrando sistemi diversi, dal bancomat dove prelevare i certificati, alla carta cittadina con cui effettuare pagamenti, fino alle informazioni piu' generali sulle procedure da realizzare. Queste realta' oggi stanno sperimentando forme avanzate di formazione diffusa per i cittadini, contaminazione di mezzi di comunicazione anche con le Tv locali. Quindi sono realta' eccellenti a livello europeo, pero' bisogna diffondere questa eccellenza in tutto il territorio nazionale, metterla in Rete e integrarla con le amministrazioni regionali, alcune delle quali hanno ormai delle reti molto avanzate, e con l'amministrazione centrale, anch'essa presente sul territorio e che comunque deve interagire con quelle locali.