Ci
vuole introdurre la recente indagine che il Censis ha portato
avanti sulla utilizzazione di Internet e la pubblica
Amministrazione?
L'indagine
nasce dalla necessita' di capire che impatto puo' avere Internet
per migliorare la Pubblica Amministrazione, partendo dai
cittadini, dalla domanda di nuovi servizi, dall'esigenza di
avere, attraverso la Rete, maggiore accessibilita' alla P.A.. E'
una indagine, quindi, sull'universo dei cittadini italiani al di
sopra dei 18 anni rappresentativa e da' molte indicazioni anche
su cosa fare. La prima indicazione e' che gli italiani hanno una
grande fiducia che Internet possa costituire lo strumento per
realizzare le tante riforme che si sono fatte e che hanno una
certa difficolta' ad arrivare in tutti i punti della macchina
burocratica. L'80% degli italiani dice che con le nuove
tecnologie, con Internet si potra' migliorare perche' questo
vuol dire avere fiducia nell'innovazione; questo vuole anche
dire che la Rete puo' aiutare la riorganizzazione della macchina
burocratica e in fin dei conti e' anche un elemento che unisce
il Paese e questo giudizio lo danno al nord come al sud.
Qual
e' il suo commento sugli attuali utenti di Internet?
Proprio
da questa indagine emerge un quadro abbastanza chiaro. In Italia
abbiamo un 20% di utilizzatori di Internet. credo che per la
prima volta abbiamo diviso questo universo non soltanto in un
numero (9.500.000 di italiani), ma soprattutto abbiamo cercato
di capire come e dove utilizzano Internet. Innanzitutto la gran
parte di chi accede alla Rete lo fa da casa, quindi un uso molto
domestico, il che vuol dire, da un certo punto di vista, che e'
un bene perche' vuol dire accedere ad una P.A. in una maniera
molto diffusa. Nello stesso tempo questo significa una minore
densita' di utenti Internet dai luoghi di lavoro e quindi una
minore penetrazione delle nuove tecnologie nel mondo delle
imprese e delle istituzioni. La gran parte degli italiani (circa
i due terzi) si dichiarano interessati, curiosi di questa
novita' che negli ultimi anni riempie i mezzi di comunicazione e
purtuttavia ne sono esclusi. Quindi e' questa la parte su cui va
esercitata la maggiore attenzione in termini di politiche,
sapendo che questa esclusione non e' solo una questione di
costi; anzi, quella del costo e' solo la terza ragione di
esclusione. La prima e' che in Internet non si ritrovano ancora
allo stato attuale quelle funzioni, quei servizi, che
renderebbero immediatamente questo strumento familiare. Il
secondo aspetto e' che ancora per gran parte degli italiani il
linguaggio del computer e l'accesso ad Internet rappresentano un
ostacolo, quasi una barriera culturale. Viene cioe' denunciata
una mancanza di formazione diffusa e di familiarita' allo
strumento. Infine al terzo posto ci sono i costi, sia per
l'acquisto del computer che per il costo degli scatti
telefonici.
Chi
sono gli esclusi da Internet?
Gli
esclusi fortunatamente sono una percentuale relativamente bassa
(11%). In gran parte si tratta di persone che hanno un basso
livello di istruzione, esclusi dal circuito del lavoro
(pensionati, casalinghe) e una parte della popolazione anziana.
Molti anziani vorrebbero, pero', dei servizi proprio per loro,
sulla salute, sulla sicurezza. Questa e' una delle linee su cui
poter lavorare. Per quanto riguarda gli esclusi Internet e' un
ulteriore meccanismo di esclusione, piu' generale, che li vede
anche fuori dai principali circuiti di lavoro e di
socializzazione.
Qual
e' attualmente la fetta di popolazione che usa Internet?
C'e'
una proporzione diretta tra il livello di istruzione e
l'utilizzo di Internet. Se la media e' poco piu' del 20% a
livello nazionale, noi abbiamo i laureati che sono sopra il 40%
e anche i diplomati che sono circa al 35%. Meno differenze ci
sono dal punto di vista territoriale. Il Mezzogiorno e' un po'
al di sotto della media nazionale ma solo di alcuni punti. Si
tratta in gran parte di lavoratori dipendenti; meno attratti
dall'uso di Internet sono invece utonomi (commercianti,
artigiani), categoria su cui invece una attivita' di
sensibilizzazione sarebbe necessaria visto che si dicono
interessati.
Quali
sono i servizi che i cittadini vorrebbero maggiormente
sviluppati a distanza?
Sicuramente
la possibilita' di effettuare transazioni con la P.A., cioe' di
sbrigare pratiche o effettuare pagamenti soprattutto nelle
regioni del nord. Quindi un accesso alla P.A. che non sia solo
informativo; anzi un altro punto emerso da questa indagine e'
che la dimensione informativa va molto bene su Internet, pero'
e' anche necessario mantenere i presidi fisici, gli sportelli,
non per fare la fila, ma per poter avere un rapporto piu'
diretto con un operatore. La meta' degli italiani dice che
Internet non deve escludere i presidi fisici della pubblica
amministrazione. Certamente ci sono alcune difficolta' di tipo
geografico molto importanti soprattutto nel mezzogiorno: la
possibilita' di utilizzare le reti pubbliche anche a fini di
raccordo sociale, come ad esempio le associazioni Ismo, o la
possibilita' di pubblicare sulla Rete civica del comune le
attivita' che si svolgono. Mentre nel centro Italia oltre a
svolgere le pratiche, anche l'interesse verso la partecipazione
e le scelte delle amministrazioni locali e' particolarmente
rilevante. In definitiva il cittadino vuole perdere meno tempo e
riuscire a mettere in Rete tutta l'esperienza negativa che
l'individuo ha vissuto nel rapporto con la pubblica
amministrazione.
Qual
e' l'uso principale che l'utente fa di Internet e dei siti Web?
Gli
utenti di Internet hanno oggi quattro attivita' fondamentali.
Innanzitutto quella informativa: il 91% di chi usa Internet lo
fa per informazione; la seconda e' l'email; la terza e' quella
di pubblicare pagine Web: in questo caso le percentuali scendono
moltissimo, pero' il Web risponde alle esigenze di visibilita'
che ciascuno di noi ha. All'ultimo posto, con l' 11%, ci sono le
transazioni vere e proprie, cioe' prenotazioni e acquisti, che
sono in gran parte legate anche ad altri fattori, se solo
riflettiamo sul fatto che solo il 30% degli italiani ha una
carta di credito.
Quanto
tempo ci vorra' perche' il rapporto utenti pubbliche
amministrazioni diventi piu' efficace?
Penso
che i tempi perche' il rapporto migliori e il Web diventi uno
strumento fondamentale per tutta la pubblica amministrazione
siano tempi medi, ma gia' oggi ci sono molte realta' in cui
l'amministrazione e' riuscita a modificare profondamente i
propri processi organizzativi interni; penso al Fisco e alla
innovazione proprio del rapporto con il cittadino. Noi da questo
punto di vista facciamo dei passi in avanti; penso anche alla
realta' dei Comuni, delle Regioni che oggi rappresentano dei
casi di eccellenza europea, e ne abbiamo tanti. Piu' di 500
Comuni oggi in Italia hanno un Web e crescono sempre di piu'.
Abbiamo potuto registrare tempi rapidissimi nella diffusione
dell'uso di Internet. Eravamo a 1.600.000 poco piu' di 1 anno
fa, oggi siamo a 9 milioni grazie alle politiche di
liberalizzazione all'uso gratis dell'accesso. Io credo che dare
servizi alla P.A. e' piu' complicato, pero' il dipartimento
della funzione pubblica sta portando avanti alcuni programmi
come quello della formazione dei funzionari della anche
attraverso l'utilizzo di tecniche di formazione a distanza. E'
naturale che un funzionario che nel suo Comune deve introdurre
la firma digitale o diffondere la carta di identita'
elettronica, deve essere sensibilizzato, formato con strumenti
che gia' direttamente lo impegnino in Rete. Non si puo' fare una
Rete di amministrazione con un unico terminale come front office
nei confronti dell' imprenditore e del cittadino senza che tutti
i punti dell'amministrazione abbiano una familiarita' con la
Rete. Quindi la formazione a distanza e' fondamentale. La P.A.
oggi sta innovando profondamente i rapporti tra pubblico e
privato, sta responsabilizzando sempre piu' corpi non legati
direttamente alla P.A., come le A.S.L.. Sono tutti strumenti che
possono accelerare la modernizzazione e quindi il rapporto con i
cittadini.
Che
tipo di formazione a distanza sperimentano gli utenti e i
funzionari della P.A.?
La
formazione, soprattutto per chi lavora, deve essere dirompente.
Non puo' essere una formazione blanda, fatta in un aula in cui
si ripetono alcuni concetti generali. Deve coinvolgere
direttamente colui che ha necessita' di cambiare la sua
mentalita', il modo di comportarsi. La formazione a distanza e'
uno degli strumenti chiave perche' vuol dire immediatamente
rendere il funzionario responsabile di un processo formativo ma
assistendolo quasi 24 ore su 24. Un caso di eccellenza e'
sicuramente quello di un Comune meridionale che attraverso un
programma di formazione a distanza ha realizzato il proprio
sito. Qiundi una formazione/azione. Questo strumento lo ritengo
fondamentale per accelerare i tempi di riorganizzazione
tecnologica della amministrazione locale e centrale.
Quali
sono i casi più' riusciti di citta' digitali?
E'
piu' facile avere successo in realta'locali. Le citta' digitali
ormai da 3 o 4 anni sono una realta' italiana che ha cambiato le
amministrazioni locali, soprattutto dall'interno, attraverso la
messa in Rete di tutte le procedure e poi nel rapporto con il
cittadino integrando sistemi diversi, dal bancomat dove
prelevare i certificati, alla carta cittadina con cui effettuare
pagamenti, fino alle informazioni piu' generali sulle procedure
da realizzare. Queste realta' oggi stanno sperimentando forme
avanzate di formazione diffusa per i cittadini, contaminazione
di mezzi di comunicazione anche con le Tv locali. Quindi sono
realta' eccellenti a livello europeo, pero' bisogna diffondere
questa eccellenza in tutto il territorio nazionale, metterla in
Rete e integrarla con le amministrazioni regionali, alcune delle
quali hanno ormai delle reti molto avanzate, e con
l'amministrazione centrale, anch'essa presente sul territorio e
che comunque deve interagire con quelle locali.
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