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Fare ricerca in un grande gruppo aiuta la scienza o solo il mercato?

La differenza tra fare il ricercatore in una grande azienda e in una piccola società risiede essenzialmente nel significato che si attribuisce alla parola "innovazione". E, nel primo caso, tale significato è legato a doppio nodo alle esigenze del mercato.
E' quanto emerge dalle interviste che abbiamo raccolto in alcune aziende che realizzano prodotti e servizi innovativi nel settore delle telecomunicazioni.

"Per noi l'innovazione non è la ricerca pura ma mettere in campo accordi con partner tecnologici per l'abilitazione di nuovi servizi in rete" afferma Antonio Mariano, responsabile per le piattaforme Internet su reti mobili della Saritel, società del gruppo Telecom. Che ribadisce, per bocca di Luca Caroli, responsabile sviluppo terminali e servizi: "Fare innovazione in Telecom significa trovare tecnologie, svilupparle e tramutarle in un servizio che corrisponde ad un bisogno latente o espresso da parte del mercato. I capitali contano sicuramente, si quelli economici, sia in termini di cervelli. Il gruppo Telecom ha dichiarato che investirà nei prossimi tre anni per quello che riguarda il mondo radiomobile, 7 miliardi di euro, di cui più dell'80 per cento dedicato esclusivamente alla ricerca e sviluppo. Essere un grande gruppo da' una forza maggiore perché significa avere la capacità di creare sinergie altrimenti non possibili in diverse aree e competenze".

La concorrenza diretta viaggi sulla stessa linea d'onda. Per Giovanni Strocchi, direttore del programma UMTS di Omnitel Vodafone, fare innovazione significa "Da un lato, testare e verificare le capacita` offerte dalle nuove tecnologie, dall'altro cercare di capire quali sono le esigenze future del cliente. Noi adottiamo la metodologia della ricerca innovativa, ci appoggiamo molto ai nostri fornitori e studiamo con loro nuovi servizi e nuove soluzioni tecnologiche. I capitali servono molto, il nostro e` un business capital intensive in cui gli investimenti sono fondamentali in particolare nel realizzare servizi. In Omnitel Vodafone la ricerca pura non esiste: lavoriamo soprattutto nell'implementazione della nuova tecnologia UMTS".

Non la pensa così, anzi, si pone su una direttrice diametralmente opposta, Giampietro Salpiani, amministratore delegato della Atop Innovation, una piccola società che ha per missione la ricerca "povera": utilizzare molto le capacità del proprio cervello piuttosto che utilizzare grandi risorse economiche e rivitalizzare tecnologie che gli altri considerano obsolete. "Il termine innovazione - spiega Salpiani - significa prima di tutto 'trasformare', individuare qualcosa che mi possa permettere di cambiare uno stato di fatto. Nella tecnologia si incontrano tantissimi 'colli di bottiglia', cioè ostacoli, strettoie, che non permettono di arrivare a certi risultati. L'innovazione tende appunto a risolvere questi problemi. L'Atop per se stessa ha cercato di cogliere tali momenti, trasformare una serie di cose per portarle a prototipi o a prodotti".
La filosofia dell'atop è quella di fare una ricerca povera: Ricerca povera significa anche tentare di rivitalizzare una serie di prodotti tecnologici che il tempo sta per passare come obsoleti. Un esempio per tutti è l'Atop CD, un cd la cui capacità supera del 25 per cento quella dei cd attualmente in uso, ottenendo anche l'incopiabilità del cd stesso. "Abbiamo quindi innovato un prodotto che stando all'avvento del dvd avrebbe avuto una vita più corta" conclude Salpiani.

Allora, come nella retorica delle favole, i ricchi sono cattivi e i poveri sono buoni? Non esattamente, preferiamo parlare di diversità: "Noi ci poniamo verso altri gruppi di ricerca in modo molto tranquillo, conclude l'amministratore delegato di Atop. Non possiamo confrontarci con i 'grandi' perché siamo molto diversi come impostazione. Normalmente i centri di ricerca fanno parte dei grandi gruppi ed hanno una missione determinata da quello essi dichiarano. Noi invece abbiamo una nostra missione che è quella della ricerca su tre settori: compressione dati, memorie ottiche e crittografia. In questi tre campi abbiamo avuto risultati più che incoraggianti e qui ci confronteremo ancora per qualche tempo. La vera ricchezza della Atop sono gli oltre venti brevetti depositati in meno di tre anni".

(Interviste raccolte da Eleonora Giordani e Antonella Zechini)