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Musei delle genti online, banche dati della memoria

di Amedeo Gianfrotta

I musei etnografici, o musei delle genti, nascono verso la metà degli anni '70 rispondendo all'esigenza di trasmettere alle nuove generazioni la conoscenza della vita sociale e culturale del passato. I musei della vita quotidiana, diffusissimi nella cultura anglosassone, erano segnali di un embrionale sentimento di rivalutazione nei confronti di manufatti che cominciavano, in quel periodo, a essere considerati come porzioni di un patrimonio da tesaurizzare. Uno degli scopi principali era quello di mostrare al pubblico e valorizzare, attraverso gli oggetti ritenuti più rappresentativi, le diversità regionali come forma di ricchezza culturale all'interno della celebrata unità nazionale.

Capitolo a parte di questa nuova branca museale sono i musei etnografici in Rete. In Italia la ricchezza e la vastità del patrimonio culturale pongono, inevitabilmente, delle priorità di spesa, che rendono proibitivi i costi per l'allestimento di nuovi musei: ecco, quindi, la nascita dei musei delle genti online. In questo caso, infatti, le testimonianze non vengono semplicemente raccolte e archiviate ma diventano accessibili a tutti, in qualsiasi parte del mondo si trovi il potenziale visitatore, favorendo la conoscenza di culture e tradizioni di Paesi anche lontanissimi. Si superano così i problemi di spazio e di disponibilità di oggetti da esporre. Il museo si trasforma, non è più statico ma diventa multimediale, consentendo un elevato coinvolgimento del visitatore grazie all'ausilio di musiche e suoni. Quella della fruizione è l'arma vincente dei musei online: infatti, è possibile spostarli ovunque ci sono tecnologie adatte ad accoglierli ma, soprattutto, è possibile, attraverso un computer domestico e un normale collegamento a Internet, accedere a questa speciale "banca dati della memoria".