L'immaginario digitale
"Imparare giocando" è lo slogan di
Carlo Infante, giornalista ed esperto di nuovi media. L'educazione
scolastica deve puntare sulla realizzazione di prodotti culturali
complessi che creino un legame tra la cultura tradizionale e la
cultura dei nuovi media.
Come cambia il nostro immaginario attraverso la
multimedialità?
Nella nostra civiltà, l'immaginario è fondato da sempre sulla
letteratura, negli ultimi settanta anni sul cinema, e negli ultimi
vent'anni sulla televisione. L'immaginario è legato profondamente
alla capacità di entrare in relazione, attraverso delle
sollecitazioni, con il mondo esterno, un mondo fortissimamente
pressato dalla multimedialità e da Internet. La nuova generazione
vivrà progressivamente sempre di più in questo mondo per cui
diventa necessario trovare il modo per creare dei ponti tra
l'immaginario letterario delle tradizioni - le fiabe, le fabule, i
nostri miti, gli archetipi che sono la radice della nostra cultura
occidentale e mediterranea - e il futuro digitale attraverso delle
forme ludiche, creative, assolutamente flessibili.
La scuola può educare a queste nuove forme creative?
Certo. Educazione non significa solo didattica, ma è un concetto
molto più ampio. La formazione di un giovane uomo o di una giovane
donna nella scuola è legata alla capacità, in primo luogo, di
entrare in relazione con gli altri, ovvero il principio di
comunità. Ritengo che con l'autonomia scolastica si inizia a
capire, passo dopo passo, che la scuola è il primo step per la
cittadinanza futura. È su questo che bisogna lavorare: operazioni
come "Iper-Pinocchio" fanno intuire di come ciò che si
produce nella scuola possa essere concepito come prodotto culturale
a tutti gli effetti, non solo come prodotto didattico. "L'Iper-Pinocchio",
prodotto dalla scuola elementare di Melpignano, secondo me, è un
piccolo "atto di cittadinanza": lavorando sulla fiaba si
producono gli ipermedia, come una volta si producevano libri e film.
Tali prodotti devono essere inseriti in Internet perché è nella
Rete che va portato questo valore di fortissima espressione ludica,
creativa, partecipativa e di cittadinanza.
Bisogna ricordare che già Edoardo Bennato, nei primissimi
anni Settanta, aveva utilizzato il tema della favola di Pinocchio
per affrontare tutta una serie di temi molto moderni.
Edoardo Bennato, sicuramente riuscì a cogliere lo spirito della
favola nella cultura del rock. "Pinocchio" è un archetipo
dell'immaginario: il rapporto tra Pinocchio e Lucignolo, ad esempio,
riguarda tantissimi adolescenti. È giusto e necessario sottrarre le
fiabe al puro e semplice uso della filologia per una rilettura
attuale dei suoi messaggi. La stessa animazione teatrale nelle
scuole ha dimostrato già negli anni Settanta di come si possa
portare la favola in relazione con il corpo e con il gioco
condiviso. Secondo me, esperienze come "Iper-Pinocchio" e
tantissime altre potenziali operazioni, sono molto importanti e
credo ci sia molto da fare e anche molto da divertirsi.
"Imparare giocando" è davvero uno slogan interessante.
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