Il conflitto di interessi
Una delle critiche del presidente della Consob,
Luigi Spaventa, riguarda il problema del conflitto di interessi.
Ascoltiamo il punto di vista di Giampaolo Trasi, vicepresidente
dell'Associazione Italiana Anlisti Finanziari.
Allora questa critica è una posizione scomoda, delicata che
richiede sicuramente una grande indipendenza, è in grado
un'analista che lavora all'interno di banca di garantirla?
Il problema del conflitto di interessi esiste e non è un
problema soltanto italiano. E' purtroppo un problema strutturale che
ha che fare con la struttura del sistema bancario. Si è verificato
sicuramente un eccesso di ottimismo nelle raccomandazioni di
analisti, ma è noto che l'analista si trova al crocevia di
interessi contrapposti e, qualche volta, rappresenta l'anello debole
della catena: questo non lo pone in una posizione facilissima
rispetto al problema.
Nel segnalare i titoli in cui la banca è coinvolta,
l'analista subisce delle forti pressioni?
Anche se non è necessariamente la regola, ci possono essere
delle pressioni. È chiaro che, trovandosi in una posizione talvolta
ambigua rispetto agli interessi in gioco, non è sempre facile per
l'analista prendere una posizione chiara rispetto ai suoi
interlocutori.
Quali sono le proposte della sua associazione per ricreare
trasparenza e fiducia?
Per un problema complesso certamente non ci sono soluzioni
semplici ed immediate; una prima necessità è la trasparenza, se ci
sono conflitti di interesse l'importante è comunicarli. Se c'è
chiarezza, si ha una informazione in più per giudicare
l'attendibilità della raccomandazione, della valutazione stessa.
C'è in Italia una regolamentazione?
Negli Stati Uniti, ad esempio, ci sono regole molto stringenti.
Noi, come AIAF, stiamo collaborando con la Consob perché tali
regole vengano applicate anche in Italia, per imporre un obbligo, un
dovere di trasparenza verso il mercato e verso i risparmiatori. Non
basta dire che potrebbero esserci dei conflitti di interesse, se ci
sono bisogna dirli esplicitamente.
Ha delle altre proposte?
Sì, anzitutto migliorare la qualità e la quantità
dell'informazione da parte delle società quotate al mercato senza
creare asimmetrie tra vari operatori quindi evitando la
disseminazione delle informazioni ad utenti privilegiati. Un terzo
canale che l'Aiaf ha percorso è quello di disciplinare anche le
informazioni finanziarie online: lo scorso anno abbiamo varato un
decalogo dell'informazione finanziaria online a cui quaranta siti
hanno aderito. Questi siti si sono impegnati ad adottare, a seguire
norme che hanno a che fare con la trasparenza, con la
professionalità e quindi con l'attualità dell'informazione
finanziaria.
C'è una maniera per uscire fuori da questa sorta di rapporto
incestuoso che ruota intorno alle banche, le banche che prestano i
soldi, che investono, che portano le società in quotazione, che
hanno delle partecipazioni nelle società e che spesso sono anche
quotate sul mercato?
Una situazione simile, quella dei conflitti di interesse tra le
società di revisione e le società di consulenza, è stata risolta
negli Stati Uniti con una separazione giuridica delle due entità.
E' chiaro che se si vuole eliminare completamente alla radice questo
problema bisogna optare per una separazione. Noi, come associazione
di analisti finanziari, crediamo che ci siano soluzioni intermedie
percorribili, come quella della trasparenza. E' sicuramente un passo
in avanti importante e ci stiamo battendo per ottenere questo
risultato.
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