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Maurizio Nichetti, un figlio del deserto

Honolulu Baby da Internet al grande schermo

di Cristina Cilli

"Qualsiasi nuova tecnologia digitale applicata al cinema scontenta tante persone quante ne entusiasma". A fare questa affermazione è il regista Maurizio Nichetti del quale, dal 23 marzo, vedremo al cinema, il nuovo lavoro: Honolulu Baby.

Il film, che cita un caposaldo del cinema comico degli anni Trenta - I figli del deserto, con Oliver Hardy e Stan Laurel, di William Seiter - è stato realizzato con una sofisticatissima tecnica di postproduzione. Girato completamente in pellicola, il film, in fase di edizione, è stato digitalizzato per essere modificato e completato grazie agli effetti speciali generati al computer. Per Maurizio Nichetti, comunque, i sistemi di edizione digitale sono al servizio della storia del film e sono necessari solo per dare corpo alle fantasie, per dare "visibilità" ai sogni, per renderli, in un certo senso, "concreti".

Honolulu Baby, però, dal 20 febbraio scorso è anche un film in rete. Infatti, Nichetti ha posizionato quattro web cam sul set cinematografico per riprendere quotidianamente la lavorazione del film. Il sito, Honolulubaby.net, presenta backstage, interviste, storyboard, diari di lavorazione: il primo "making of" di un film completamente visitabile su Internet che ci fa vedere le cineprese, i carrelli, i dolly ma anche la vita che si svolge sul set. C'è di tutto: dal trucco delle comparse, dalla messa a punto delle luci fino al magico momento della pausa catering.

Honolulubaby.net