Settimanale RAI Educational
Tema 19 luglio 1999

Millennium Bug: banche e finanza

di Elena Capparelli e Michele Alberico

Il mondo della finanza, gli istituti bancari e le società che controllano i mercati borsistici sono stati considerati i settori più preparati nell'affrontare il problema del Millenium Bug. In un articolo uscito il 4 giugno sull'inserto informatica de Il Sole 24 Ore si legge invece: "Restano 210 giorni per eliminare il rischio-baco, pochi veri interventi efficaci sui grandi sistemi informatici". E Ancora: "Allarme Usa: in ritardo diverse multinazionali". All'interno dell'articolo si prosegue: "I più fiduciosi obbietteranno che di sicuro le multinazionali, le banche le catene della distribuzione sono già a posto e invece dagli Stati Uniti giunge proprio in questi giorni l'allarme". Si tratta dell'ennesimo atteggiamento catastrofista? fino a che punto gli istituti di credito si sono preparati al 2000? Che tipo di informazione hanno prodotto al riguardo? Un settore così fortemente basato sull'interconnessione tra più parti che possibilità ha di superare indenne il problema del baco del millennio? Gli scenari possibili sono diversi. In pochi credono che non succederà nulla ma alcuni già parlano di "Teotwawki".

"Teotwawki", acronimo di The End Of The World As We Know It, la fine del mondo per come lo conosciamo, è un termine che ricorre spesso quando si parla di Millennium Bug. Secondo Bruce Webster la possibilità che un simile evento si verifichi è inferiore all'uno per cento e questo evento è solo l'ultimo di una lunga serie di scenari economici che il suo libro, dal titolo Y2k survival guide, si sofferma ad analizzare. Con la stessa probabilità di teotwawki, vale a dire meno dell'uno per cento, potrebbe verificarsi il caso opposto, caso in cui, allo scoccare del millennio, non accadrà nulla di drammatico; il Millennium Bug si rivelerà semplicemente un finto problema. Tra i due estremi vengono descritti altri nove scenari. Nel secondo di questi solo alcune imprese riscontrano problemi e rallentamenti che comunque sono in grado di gestire in meno di una settimana (probabilità 5%). Nel terzo un buon gruppo di imprese riscontra problemi che impiegano due settimane a controllare (probabilità 15%). Nel quarto scenario, l'indice di borsa ha una flessione del 20% circa, alcune aziende vanno in bancarotta, il mercato impiega un mese a riassestarsi (probabilità 20%). Il quinto scenario raggiunge la percentuale più alta, (25%) ed indica un rallentamento dell'economia riassorbito solo nel giro di due mesi. A questo punto le percentuali riprendono ad abbassarsi mentre i problemi si aggravano e i periodi di ripresa si allungano. Il penultimo scenario vede una profonda depressione dell'intero sistema economico ed il crollo di molte fortune i cui postumi si risentiranno ad oltre un anno di distanza (1% di possibilità) oltre questo livello c'è solo Teotwawki, la fine del mondo per come lo conosciamo.

Palazzo Koch, sede della Banca d'Italia, Roma (bozzetto)Ma qual è lo stato del sistema bancario italiano? Nell'ambito delle proprie funzioni istituzionali di vigilanza sulle banche e sugli altri intermediari finanziari, la Banca d'Italia segue da qualche anno la questione della preparazione al 2000 ed ha avviato varie campagne informative e di sensibilizzazione promuovendo monitoraggi e interventi. Le statistiche ci dicono che il settore bancario è il più preparato ad affrontare l'avvento del nuovo millennio, le procedure sono già state attivate da tempo e la correzione dei sistemi informativi in molti casi è già operativa. Ma le statistiche sono una cosa valida per un commentatore economico, tuttavia significano poco per un correntista.

Allo stesso modo delle banche, anche le società che gestiscono i mercati borsistici hanno avviato le necessarie procedure di controllo. Dalla metà degli anni '80 infatti la totalità degli scambi azionari avviene attraverso strumenti informatici e telematici. Computer gestiscono acquisti e vendite spostando quotidianamente centinaia di migliaia di miliardi tra fondi, obbligazioni, azioni.

Infine un altro concreto pericolo è la cosiddetta "riflessività" dei mercati, ovvero il fatto per cui in economia il pensiero influisca direttamente sulla realtà delle cose e che le aspettative della gente contino molto più della realtà dei fatti.

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