Il rapporto fra cinema e nuove tecnologie è sempre più saldo. In particolare il
cinema americano lavora alla produzione di film in cui si fa un ampio uso del digitale. Matrix, ad esempio, recentemente uscito sui
grandi schermi di tutta Italia è una pellicola ricca di effetti speciali realizzati al
computer.
Nel film "Matrix" un programmatore di computer è
alle prese con il difficile compito di guidare un gruppo di ribelli nella battaglia per il
risveglio dell'umanità. Gli effetti speciali hanno un ruolo importante anche in "Guerre Stellari", la pellicola più attesa
dell'anno. Il film, costato a George Lucas 115 milioni di dollari, è una delle produzioni
più costose della storia di Hollywood. Il cinema americano fa ampio ricorso al
digitale non solo nei film di fantascienza. In "Al di là dei sogni", Robin
Williams si muove all'interno di un mondo dove scene e sfondi sono stati realizzati al
computer. Anche in Italia ci sono autori che hanno deciso di lavorare, usando il digitale.
In "Nirvana" di Gabriele Salvatores i
protagonisti sono alle prese con un mondo artificiale, fatto di videogiochi e viaggi
virtuali. In questo caso il computer è servito per creare ambienti artificiali. Giuseppe Tornatore, invece,
ha preferito usare questa stessa tecnologia per ritoccare alcune scene del suo film
"La leggenda del pianista sull'oceano". Con un semplice click sul mouse, gli è
stato possibile moltiplicare le comparse del film e, da un piccolo gruppo di persone,
creare una vasta folla sul ponte di una nave. di Valeria Pini
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Sono questi film di
grandi mezzi che hanno fatto ricorso alle nuove tecnologie digitali e che portano a
riflettere sull'onda d'urto delle tecnologie digitali nel mondo della celluloide. Il
cinema si è evoluto fino a diventare un'industria complessa, un sistema produttivo
globale. Oggi, con le nuove tecnologie, questo modello dominante si sta modificando. Tutti
gli elementi dell'industria cinematografica stanno mutando: dal finanziamento alla
produzione alla distribuzione, alla fruizione da parte del pubblico.
Ormai le nuove tecnologie, nella forma di hardware, software e reti sono massicciamente
entrate nella produzione: Zemeckis diceva che ormai gli attori sono abituati a recitare in
spazi blu senza alcun riferimento alla realtà e a ritrovarsi poi inseriti in paesaggi
fantastici o creati dal computer, con la naturalezza dell'attore in carne ed ossa che,
così, si trasforma quasi in un attore virtuale. In America sono state create delle vere e
proprie agenzie di casting virtuale; vi si possono noleggiare modelli e modificarli, si
possono adattare i software sulla figura reale di un attore fino a trasformarlo e a farlo
diventare qualcun'altro, qualcos'altro. Tutto questo si sta preparando a viaggiare in
Rete. Lo scenario è quello che si sta definendo a ritmo accelerato ad Hollywood. Il
rischio è che, senza rendersene conto, diventi il modello dominante. E in Italia? Esiste
un'industria cinematografica digitale in Italia? Lo abbiamo chiesto a Gillo Pontecorvo, presidente di
Cinecittà Holding, dove è in progetto la nascita di studi virtuali e di un centro di
produzione digitali:
"Siamo molto indietro e questo
contrasta con il fatto che molti tecnici italiani di grande valore che sono emigrati in
America adesso occupano posti chiave nell'industria digitale nel cinema americano.
Sarebbe interessante suscitare un "ritorno dei cervelli". Una struttura
tradizionale come Cinecittà deve aggiornarsi e svilupparsi nel settore digitale. Per
questo abbiamo contattato i tecnici italiani che lavorano all'estero.Sono interessati a
lavorare a un progetto che potrebbe portare a una ripresa del cinema italiano. Da quando
lavoro a Cinecittà ho capito che questo posto possa affermarsi come primo polo
audiovisivo europeo. Ma è necessario privilegiare a qualsiasi tipo di investimento, gli
investimenti sul digitale e il numerico. Questo è il futuro del cinema. Da sei mesi
cerchiamo di pomuovere la presa di contatto delle forze che si occupano di digitale.
Stiamo creando un consorzio che si chiama Laboratorio Italiano Digitale. Ci permetterà di
diventare la prima forza europea nel cinema. Tutto dipende dallo sforzo che faremo in
questa direzione".
Tra tutte le nuove tecnologie
a disposizione nell'industria digitale, lo sviluppo delle reti promette di essere il mezzo
che permetterà una rapida evoluzione nell'universo cinematografico. Non solo per quanto
riguarda la produzione ma anche per la distribuzione e la fruizione di film da parte del
pubblico.
Le nuove tecnologie non intervengono solo nella produzione ma anche nella stessa
pellicola: la celluloide sta cedendo il passo al digitale. All'orizzonte ci sono
tecnologie avanzatissime di compressione di immagini: gli studi cinematografici stanno
diventando sempre più "virtuali" e la Rete stessa si sta trasformando in un
vero e proprio studio cinematografico. La vera industria cinematografica, quella
californiana, è cablata con linea ad altissima velocità; questo significa che non
importa dove ci si trova con la telecamera e con l'attore: si può lavorare in Rete,
trasmettere dei file e lavorare indipendentemente dalla situazione logistica: questo apre
delle prospettive completamente nuove. Il vero impatto della rivoluzione digitale con il
cinema avviene sul modello produttivo; a cambiare sono le metodologie, le tecniche, il
linguaggio e anche le professionalità.
Sono recentemente in corso una serie di esperienze che spiegano l'uso della Rete come
canale privilegiato di produzione: si tratta di un'autostrada che, per connettere computer
e tecnologie digitali varie nella produzione di un film, non ricorre all'uso di Internet
ma a soluzioni più avanzate come Atm o satellite.
Si va, dunque, verso l'integrazione di diversi apparati produttivi: questo lascia
pensare che le nuove tecnologie giochino un ruolo di innovazione di linguaggio con
influenze estetiche tra i due universi, quello cinematografico e quello informatico. La
questione è abbastanza nota perchè il tema della convergenza dei settori è sotto gli
occhi di tutti: telematica, informatica, mondo dello spettacolo hanno ormai già da tempo
trovato delle modalità di dialogo in questa
"information-communication-technolgy". Più che di integrazione tra i diversi
modelli produttivi, video, audio, multimedia, conviene forse parlare di quello che sta
accadendo adesso prendendo spunto da una serie di imput (interattività, potenzialità di
certi strumenti di produzioni di tipo digitale). Si stanno modificando l'aspetto
linguistico e la forma di narrazione. Da una parte, dunque, abbiamo un cinema che assume
delle modalità narrative tipiche del mondo della multimedialità - un film, quindi, che
spezza la linea del tempo e dello spazio - e, dall'altra, vediamo come la multimedialità
stia assorbendo l'eredità dell'industria del cinema avendo una sempre maggiore attenzione
al ritmo, al personaggio, al sonoro e a un certo tipo di editing o di montaggio. |
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