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Gillo Pontecorvo
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Interviste
Biografia
Nasce a Pisa nel 1919. Dopo la laurea in chimica si dedica all'attività giornalistica.
Corrispondente a Parigi, entra subito negli ambienti cinematografici francesi ed è
assistente di Yves Allégret e di Joris Ivens.
In Italia realizza dapprima alcuni documentari (tra cui Pane e zolfo) quindi un
episodio, Giovanna, del film a più mani La rosa dei venti (1956). Il suo primo
lungometraggio è La grande strada azzurra (1957) che gli vale un premio al Festival di
Karlovy Vary e dove si delinea il suo stile vigoroso e romanzesco. E' del 1959 Kapò, un
dramma neoresistenziale ambientato nei campi di sterminio nazisti.
Il suo capolavoro (Leone d'Oro 1966 a Venezia e Nastro d'Argento 1967) è La battaglia
di Algeri, film "politico" caratterizzato dalla partecipazione emotiva, da una
grande tecnica e da un robusto senso della coralità. Segue nel 1969 Queimada con Marlon
Brando, dove vengono descritti gli orrori del colonialismo e la rivolta dei popoli
oppressi. Affronta in seguito con Ogro (1979) il tema del terrorismo nel quadro della
declinante dittatura franchista. Nel 1992 riprende uno dei temi più cari con Ritorno ad
Algeri, documentario girato per la RAI, con una rivisitazione di quella città in un
momento politico decisamente mutato. |
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Nel 1992 viene chiamato dal Consiglio Direttivo della Biennale di Venezia per dirigere
la 49ª edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Nel 1993
dirige la 50ª edizione, caratterizzata, tra l'altro, dalla Assise Internazionale degli
Autori e dalla nascita, nel corso della stessa, dell'Unione Mondiale degli Autori e dal
Segretariato Permanente degli Autori, come primo momento di una politica che tende a fare
di Venezia la capitale mondiale degli autori cinematografici. Ha diretto nel 1994 la 51ª
edizione della Mostra Internazionale Cinematografica e nel 1995 la 52ª edizione. |
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