Le donne sono
sbarcate su Internet. Secondo la NetSmart-Research,
nel 2005 le donne collegate in Rete avranno superato gli uomini.
Attualmente negli Stati Uniti le donne rappresentano il 38% dell'utenza Internet, mentre
in Europa le navigatrici sono il 22% del totale e trascorrono tre ore alla settimana on
line.
Interessante è però capire che tipo di uso le donne fanno di Internet.
Oltre ad un uso lavorativo, forse ancora marginale e limitato a certe categorie
professionali, sicuramente le prime donne che sono "sbarcate" su Internet sono
artiste d'avanguardia, performer "estreme" (come Orlan ad esempio), attiviste, femministe, poetesse.
Le femministe del nuovo millennio propongono un superamento della maniera dualistica di
contrapporre il maschile al femminile considerandola un'impostazione riduttiva dello
stesso essere individui. L'alternativa a queste categorie è un'identità cyborg. Cyborg
è un organismo cibernetico, un ibrido di macchina e organismo, una creatura che
appartiene tanto alla realtà sociale che alla finzione. Il soggetto cyber è diventato,
nel femminismo americano contemporaneo, una figura di riferimento anche per le molteplici
identità minoritarie e inevitabilmente trasgressive, che da un lato non si riconoscono
nell'eterosessualità, d'altro lato rifiutano però l'omosessualità come ghetto
socio-culturale. Attualmente si parla anche di esseri postbiologici la cui creazione si
fonda sull'ingegneria genetica, l'integrazione neurale con i computer, la nanotecnologia e
la scienza cognitiva. In questo contesto, i confini dell'umano non rappresentano
certamente più la parola finale.
"Il post-human approach - spiega Angela Azzaro studiosa del rapporto fra
nuove tecnologie e la donna contemporanea - mette in evidenza la possibilità di vedere il
proprio corpo come un'identità mobile, nomade, capace di definirsi in base al proprio
desiderio e non più ai ruoli che vengono proposti dalla cultura dominante. Sebbene questo
approccio abbia delle caratteristiche importanti tuttavia, secondo me, ha il limite di
cancellare la materialità dei corpi che, invece, secondo me, rimane un elemento
importante soprattutto per il femminismo che attraverso il corpo ha messo in evidenza la
dimensione del desiderio e quindi anche dell'identità sessuale".
L'universo cyborg è molto variegato e le correnti teoriche del cyber-femminismo sono
diverse tra loro. Un elemento che sembra emergere da alcuni studi condotti sul rapporto
fra donne e nuove tecnologie, è il fatto che le donne hanno un diverso modo di
rapportarsi ai computer e alla tecnologia più in generale rispetto agli uomini.
"La differenziazione di genere nell'uso della tecnologia ha una dimensione
essenziale - spiega la studiosa Paola
Manacorda - esistono molti studi compiuti negli anni '80, proprio quando ha cominciato
a diffondersi l'informatica, che esprimevano, alla base, l'evidenza che le donne sono
coloro che maggiormente usano il Pc nell'ambiente di lavoro. Questo perché svolgono dei
lavori spesso di carattere esecutivo, di tipo segretariale, che richiedono l'utilizzo del
Pc; viceversa, usavano meno il computer in casa. Oppure, ancora, si evidenziava che la
facoltà di matematica è una facoltà fortemente femminilizzata e la facoltà di
ingegneria è una facoltà con scarsissima presenza femminile. Allora, sui motivi di
questa perdurante distanza delle donne dalla tecnologia sono stati compiuti molti studi e
riflessioni negli anni '80, sia di carattere economico-sociale (cioè le donne hanno
comunque minor reddito, minor titolo di studio e quindi minor motivazioni ed occasioni di
utilizzare questi strumenti), a spiegazioni molto innovative come quelle, per esempio, di
tipo psico-sociale fornite a metà degli anni '80 da Evelyn Fox Keller, che riguardano,
invece, il tipo di socializzazione che precocemente viene data alle donne, alle bambine,
che è più orientata verso il rapporto con le persone piuttosto che verso rapporto con
gli oggetti e la realtà fisica. Senza entrare in modo approfondito in questo dibattito
che è molto complesso e che ha dato
risultati molto importanti, noi, qui, abbiamo potuto verificare che questa distanza
continua ad esserci, poiché le donne, nei diversi gruppi caratterizzati dalla presenza
femminile, pur dichiarando di tendere ad un risparmio di tempo, pur dichiarando di usare
il telefono per risparmiare tempo, non sembrano individuare la stessa possibilità
nell'uso del Pc; si tengono ancora abbastanza lontane dal Pc, per non parlare di Internet,
che sembra un oggetto ancora molto lontano".
Sappiamo che la categoria "genere" applicata agli esseri umani è apparsa per
la prima volta nel discorso scientifico solo nel 1975, ad opera di Gayle Rubin che dà una
definizione di "sex-gender system" come dell'insieme dei processi con i quali
ogni società trasforma la sessualità biologica in prodotti dell'attività umana e
organizza la divisione dei compiti tra gli uomini e le donne. Paola Manacorda sostiene che
per certi aspetti l'uso delle nuove tecnologie è forse più legato a un concetto
generazionale, che non al genere. Abbiamo chiesto allora a Cristina Papa, web-mistress de
"Il Paese delle donne", storica rivista al
femminile, presente on line qual è l'identikit della donna che naviga in Rete.
"Negli ultimi anni, ad esempio, sono presenti in Rete molte donne che, hanno
un'età che forse generazionalmente non è abituata ad usare il computer, ma che lo usa
sul lavoro. Molti degli incontri che avvengono in Internet sono fra donne che hanno
esperienze politiche completamente diverse che, per esempio non hanno mai fatto parte del
movimento femminista, ma che invece qui, sul nostro sito, richiedono contatto che sia da
donna a donna. Dunque pur non praticando il separatismo nella vita lo richiedono in alcune
liste di discussione, come può essere quella "femminismo" o "le donne
della città invisibile".
La vita nell'universo digitale non è sempre rosa e fiori. C'è anche chi ne denuncia
l'inospitalità. Alcuni studi mostrano che le donne sono scoraggiate dal passare del tempo
on line, dall'alta incidenza di flaming (messaggi che attaccano personalmente
altri utenti), dalla misoginia e dalle molestie sessuali. A questo elenco si possono
aggiungere casi di seduzione e d'inseguimenti elettronici. E poi non dimentichiamo che i
nuovi media non sono ancora alla portata di tutte e tutti, nonostante il villaggio
globale, almeno in termini di riferimento culturale, sia ormai una dimensione acquisita.
"Possiamo dire che troviamo
una vera sorpresa nei paesi in via di sviluppo - spiega Cristiana Scoppa, giornalista di
"Noi donne" - dove esistono forti
discriminazioni sociali fra uomini e donne. Proprio in questi contesti la Rete che è uno
strumento a basso costo quindi di facile accesso, dopo che ci si è dotati di una
strumentazione di base diventa per le donne, un forte strumento di circolazione delle
idee, un forte strumento di emancipazione. Mette in Rete gruppi di donne diversi che
lavorano sul territorio con coloro che non hanno accesso alla Rete quindi fa circolare i
documenti delle punte teoriche più avanzate dell'informazione attraverso tutto il mondo
delle donne. L'informazione è insomma uno strumento di emancipazione ed Internet è lo
strumento di questa circolazione". |
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