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Ciberculture - Servizio del 10/03/99 

Lingue inventate

di Tommaso Russo

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Laboratori di parole
di Elena Capparelli


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Giochi di parole
di Michele Alberico


Dart VaderI mondi delle fiction fantascientifiche, come quello di Star Trek, sono spesso popolati da strane creature. E queste creature, come i malefici klingoniani combattuti dall’Enterprise, a volte parlano anche nelle loro curiose lingue extraterrestri. Ma queste lingue inventate vivono solo nella mente degli scrittori di fantascienza? InMarc Okrand realtà esiste anche un dizionario in qualche modo debitore della letteratura fantascientifica ed è il dizionario inglese-klingoniano che è stato scritto da un vero e proprio inventore di lingue: Marc Okrand. Oggi le tecnologie di comunicazione delle società digitali stanno rivisitando questa antica passione per le lingue inventate.

Dizionario inglese-klingonianoIn effetti, a parte il rarissimo dizionario di cui si servono i personaggi di Star Trek, una delle fonti di ispirazione più grande per l’invenzione linguistica è proprio la letteratura fantascientifica. Scrittori come Tolkien, ad esempio, l’autore dello Hobbit e del Signore degli Anelli, hanno costruito pazientemente interi mondi. E naturalmente, oltre a creare personaggi misteriosi e affascinanti, non hanno trascurato di inventare lingue eccentriche ed adatte ai loro personaggi. Qualcosa del genere accade anche in Guerre Stellari un altro film culto della storia della fantascienza.

L’arte di inventare lingue è un passatempo, un divertissement, che è sempre esistito ed è stato praticato in quasi tutte le epoche. Ma in un certo momento storico l'invenzione di nuove lingue viene collegata ad una grande utopia razionalista: quella di costruire la lingua perfetta.

Nonostante la distanza che ci separa dall’ideale settecentesco dellaklingoniano lingua perfetta, gli inventori di lingue esistono ancora. Anzi stanno proliferando proprio grazie a quello che è lo strumento di comunicazione globale per eccellenza: la Rete. In Internet infatti sono presenti numerosi laboratori di invenzioni linguistiche.

L’invenzione di interi idiomi nasce da una potenzialità insita nelle nostre lingue storiche, ovvero la creatività. In questo senso, le avanguardie artistiche e letterarie hanno spesso giocato con la possibilità di creare nuove parole. Testi e poesie scritte in lingue inventate sono sempre esistiti. Oggi questa forma d’arte può servirsi anche della Rete e del suo linguaggio. Abbiamo incontrato due creativi, Paolo Albani, coautore del dizionario Zanichelli delle lingue immaginarie e Fosco Maraini, che con le sue Fanfole ci porta in mondi di fiaba e musica.

Quante volte ci siamo soffermati, ascoltando divertiti lo straordinaria comunicazione linguistica dei bimbi che iniziano ad affacciarsi alla parola? E chi da bambino non ha inventato un linguaggio incomprensibile, dei modi dire, da utilizzare con gli amici più cari, per essere più interessanti o misteriosi, oppure per giocare? Ma l’inventiva linguistica non ha età. Uno scrittore italiano nonché uno dei maggiori conoscitori di cultura giapponese in Italia, Fosco Maraini, ha inventato le Fanfole, poesie ispirate dal moto emotivo che le lingue inventate mettono in gioco e che permettono di sperimentare nuove forme di comunicazione linguistica. Eccone un esempio:

“ Ci son dei giorni”


Cison dei giorni smegi e lumbidiosi, col cielo
d’agro d’un fonzero congruto
Ci son meriggi
gnalidi e budrioosi che plogidan
sul mondo infragelluto.
Ma oggi e’ un giorno a zimpagi e zirlecchi
un giorno tutto gna che t’imparlini,
le nuvole buzillano, i bernacchi
nuderchiano coi frmagi tra i pini.
E’ un giorno per le vanvere,
un festuccio, un giorno
carmidioso e prodigero
e il giorno a cantilegi
au urlapicchio,
in cui m’hai detto
t’amo per davvero.

L’evoluzione delle lingue è continua. Una sottile ma costante trasformazione è perennemente in atto e questo aspetto mutevole è parte integrante della produzione stessa di una lingua. Ma ci sono delle regole ben precise da rispettare. Si può anche trattare di regole che un autore si dà personalmente. I parametri da seguire, una volta esplicitati, diventano uno strumento espressivo importante. Come nel caso dei “net-poems” di Paolo Albani, che si ispirano al linguaggio e quindi alle regole della Rete Internet:

Emilia

E.mili@sen.te.fr
em.erel@voc.ed.it
rep.idem@gie.com
bin@tor.ieinm.us
ulm@nef.es
tep@rig.ine.de
ntro@tipic.iversi.mil
len@rig.org
hegg.idi@rpeneivi.colideis.uk

Questo stile poetico, che potremmo definire di “indirizzo elettronico”, può essere utilizzato anche in un testo già esistente, che viene tradotto in forma di net-poems. Ad esempio Albani ha sperimentato questo procedimento con un testo di Seneca. La Rete diviene dunque luogo di produzione poetica e gli indirizzi di posta elettronica si schiudono a nuovi orizzonti interpretativi.

Le potenzialità creative delle lingue si manifestano in mille modi. Persino nel modo in cui scriviamo i nostri messaggi di posta elettronica. Anche e soprattutto in Rete, dunque, la lingua si rinnova e si scoprono nuovi modi per comunicare.

di Antonia Moro

Nanni MorettiAbbiamo visto come in Internet si sia sviluppato un modo nuovo di comunicare, un gergo che si diffonde sempre di più e come le lingue inventate vengano utilizzate nella fiction di fantascienza cinematografica e televisiva, fin dagli anni ’70. Ma c’è anche un altro aspetto da tenere in considerazione, quello della creatività linguistica che trova il suo ambiente espressivo nel linguaggio comune. Tutti ad esempio utilizziamo i tanto odiati inglesismi che il regista Nanni Moretti  contesta nel suo film "Palombella Rossa".

Dove ci porterà il linguaggio della Rete? L’inglese tecnologico é già entrato nel nostro linguaggio quotidiano quando parliamo di “e-mail” riferendoci alla posta elettronica o di “chattare” per dire che intratteniamo corrispondenze on line. Insomma, il cosidetto techno-american english diventerà la lingua universale? Chiediamo al linguista Tullio De Mauro cosa ne pensa:

Tullio de Mauro“Finché gli utenti di Internet saranno una minoranza linguistica esigua, si comporteranno come qualsiasi gruppo ristretto. Dinanzi all'impiego di una tecnologia particolare, vivranno l'esperienza del formarsi di un gergo. Così succedeva agli “stagnini” o ai “cavallari” di un tempo, così succede oggi agli sportivi, specialmente degli sport poco praticati, o in qualsiasi altro ambiente in cui c'è una specializzazione o un’attività riservata a pochi. In tal caso questo gruppo sviluppa quella che è una capacità umana insita nel nostro parlare, ovvero l'abitudine a usare parole scorciate, metafore particolari. Naturalmente questi gerghi spesso hanno dei confini etnici, o meglio hanno dei confini geografici che scavalcano, tagliano i confini etnico- linguisitci abituali. Faccio due esempi che, per noi italiani, sono trasparenti. La terminologia, relativa al canto e alla musica, è una terminologia largamente italiana. Il gergo dei musicanti e dei cantanti nei secoli ha attraversato, partendo dall'Italia, tante lingue diverse in cui ritroviamo numerosi italianismi. Altro settore in cui è nato in Italia un gergo stenografico abbreviato è il settore delle transazioni bancarie e finanziarie. Dall' Italia è partito ed è arrivato in tutto il mondo. Questo è successo, a beneficio di altri settori e di altre lingue, anche per la moda oppure per la cucina, dove, per molto tempo, tutte le lingue sono state tributarie del gergo dei cuochi e dei ristoratori francesi, così come oggi lo sono del gergo e delle abitudini dei ristoratori italiani. In questo settore sembra invece che abbia ancora poca incidenza il gergo cinese o coreano. Nel caso di Internet le prime maglie della Rete si sono definite negli Stati Uniti d'America e si sono andate allargando nel resto del mondo. Quindi i suoi elementi gergali sono elementi anglicizzanti. Ma un gergo è tutto tranne che una lingua universale. La lingua universale esiste nel senso in cui, indipendentemente dalla lingua o dal dialetto che noi parliamo, è capace di contenere l'insieme delle nostre esperienze in un modo comprensibile, quando se ne imparino le tecniche, per qualunque essere umano”.

Oggi la ricerca della lingua perfetta sembra avere un senso molto diverso da quello dei suoi teorizzatori del seicento. Inventare lingue non sembra più legato all’idea di eliminare la diversità linguistica ma è diventato un modo per sperimentare nuovi usi e nuove forme del linguaggio. E le nuove tecnologie contribuiscono anch’esse a sviluppare queste potenzialità. In realtà le lingue inventate hanno soprattutto il merito di farci riflettere sulla ricchezza delle lingue che già abbiamo. Insieme all’aspetto utopico ed a quello tecnologico, in Rete esse hanno successo soprattutto per l’aspetto ludico. Sono uno dei tanti giochi linguistici che le lingue umane ci mettono a disposizione.

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