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Architetture - Servizio del 04/03/99 

Arte generativa

di Enrica Colabella

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Morfogenetica e arte generativa
di Bifo


Nel mondo del design, della grafica, dell’urbanistica e dell’architettura, nel mondo cioè legato al disegno, le moderne tecnologie digitali hanno permesso negli ultimi anni di rappresentare in modo straordinario idee che una volta trovavano spazio soltanto sulla carta o nei plastici.

Pensate all’utilizzo di software come il Cad - Computer aided design - il programma che permette di utilizzare lo schermo del computer come se fosse un tavolo da disegno.

Un programma come il Cad permette di rappresentare un’idea architettonica e di visualizzarla come se già esistesse nel mondo reale.

L’utilizzo delle nuove tecnologie può anche stravolgere questo normale processo. Il computer può cioè essere utilizzato non per sviluppare un’idea già nata nella mente dell’architetto, del disegnatore o del progettista ma per generare idee. Questo nuovo modo di produrre forme grazie all’utilizzo del computer viene chiamato "arte generativa".

Nell’arte generativa, il modello evolutivo della natura viene proposto come base per un processo generatore di forme. In altri termini come si evolvono e si modificano le cose in natura, per moltiplicazione e scissione di cellule, così uno spazio virtuale può evolversi e modificarsi nel tempo. E il computer, in questo processo, non è più un semplice strumento per disegnare ma è una sorta di acceleratore di questa evoluzione.

Stanza di Van Gogh realizzata con tecniche di arte generativaSi parte da una forma base per arrivare alla rappresentazione di un oggetto nato dagli imput che vengono inviati al computer. Quell’oggetto sarà unico e irripetibile proprio perché, nel momento in cui clicco con il mouse fermo l’immagine su quella precisa forma, una forma che non potrà mai essere più ripetuta proprio perché è generata dall’input che è stata dato al computer in quel preciso istante.

Celestino SodduA sperimentare in Italia questo nuovo modo di utilizzare il computer per creare forme in continua evoluzione è un gruppo di ricercatori del Politecnico di Milano guidati dal professore Celestino Soddu, docente di progettazione Ambientale, al quale abbiamo chiesto come nasce questa sperimentazione: "Questa ricerca asce dal desiderio di ‘ritrovare’ quella naturalità, un po’ perduta negli ultimi due secoli di industrializzazione,che appartiene a un oggetto unico, non fatto in serie. Direi che, facendo un paragone, mentre alcuni ricercatori lavorano sui cloni che sarebbe come, un’industrializzazione di oggetti tutti uguali ripetuti nella natura, noi facciamo esattamente il contrario, cioè riportiamo nell'oggetto industriale, di serie la diversità e varietà tipica dell'oggetto naturale".

Il professore Soddu ha parlato di oggetti industriali. Uno dei possibili campi di applicazione di questa sperimentazione è, infatti, proprio il design industriale. L’arte generativa permette di creare degli oggetti costruiti con procedimenti industriali ma che hanno la caratteristica di essere sempre diversi e “unici”. Insomma, in un prossimo futuro quando sceglieremo una caffettiera, una pentola, un oggetto qualsiasi della nostra casa probabilmente quell’oggetto lo avremo soltanto noi.

"Un generatore di caffettiera - ha detto Soddu - produrrà immagini successive dell’oggetto il cui processo di cambiamento si interromperà solo con il click del mouse del potenziale cliente. L’immagine di questa caffettiera non sarà più ripetuta perché una delle caratteristiche della progettazione generativa è che ogni oggetto che viene realizzato può essere generato una sola volta, non è ripetibile".

s04_5.jpg (17467 byte)Uno degli aspetti più interessanti che stanno emergendo nella sperimentazione dell’arte generativa è la possibilità di applicare gli stessi principi anche alla progettazione urbanistica ed architettonica. Progettare in modo generativo significa considerare la città come un essere vivente.

Si studia il "codice genetico", il Dna delle città approfondendone la storia, l'evoluzione in rapporto al numero degli abitanti, allo sviluppo economico. Insomma si determina l’identità di un luogo e soltanto successivamente si pensa poi a possibili interventi:

"Lavorare sul Dna di una città - ha detto ancora il professor Soddu - significa prendere atto della profonda diversità genetica del tessuto urbano di ogni città. Ogni città è unica e irripetibile, Roma è unica, Venezia è unica, Berlino è unica etc. Ricostruire il "codice genetico" di una città è un progetto generativo. Una volta che l'abbiamo individuato, possiamo incrementare la complessità, la qualità, la capacità di risposta ai nostri bisogni della città in esame".

n04_1.gif (42925 byte)Uno dei primi a sperimentare questa nuova metodologia in architettura è John Frazer. Abbiamo chiesto a Frazer quali sono le potenzialità dell’arte generativa per lo sviluppo delle città:

"Questi sistemi sono molto innovativi. Generano soluzioni e tipi di ambienti molto diversi rispetto al modo in cui noi progettiamo le città normalmente. Permettono un grado di complessità molto maggiore, per esempio. Molte delle nostre città soffrono di un’idea troppo semplicistica dell’interazione fra le persone, le costruzioni, le automobili e così via. Questi sistemi di progettazione informatici ci permettono veramente di indagare a fondo la ricchezza dell’interazione ambientale”.
Frazer è stato l’ideatore di un interessante progetto: la creazione di un ambiente virtuale realizzato su Internet. Frazer ha messo a disposizione degli internauti una forma base sulla quale ogni visitatore ha potuto inviare informazioni che, una volta inserite, ne modificano all’infinito l’aspetto. Ecco, questo è un esempio di un progetto generativo che si è modificato nel tempo grazie però alla partecipazione di più persone. Navigazione

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