I bambini della "generazione
digitale" sono abituati a usare computer e mouse, fin dai primi anni di vita. Sono
spesso più veloci degli adulti a usare video, telecomandi e tastiere. Sono istintivamente
portati a maneggiare gli oggetti tecnologici e, per questo, possono imparare a usarli
velocemente.
Per i bambini la tecnologia è spesso un mezzo per giocare. In Italia esiste un posto dove
i bimbi possono avvicinarsi alle tecnologie più avanzate e imparare a conoscerle, appunto
giocando. "La città dei bambini" di Genova, è il più grande spazio
ludico-educativo destinato ai bambini tra i 3 ai 14 anni. In questa enorme area i ragazzi
possono provare ad usare tecnologie di vario tipo per scoprire i segreti della scienza e
della tecnica.
In uno di questi giochi, fra mattoni di
plastica e gru, i ragazzi si divertono a costruire un edificio. Muniti di casco e
mantellina, i bambini imparano i meccanismi del lavoro di gruppo.
Lo scopo è quello di avvicinare i più piccoli alla scienza e alla tecnica attraverso un
percorso ludico.
In questa città a misura di bambino, ci
sono interi spazi che permettono di familiarizzare con le tecnologie più sofisticate.
Ad esempio all'interno di uno studio televisivo, attrezzato di telecamere, microfoni e
monitor, i ragazzi possono seguire le varie fasi di una trasmissione televisiva e
diventare registi, cameramen oppure conduttori di un telegiornale.
In unaltra sezione della Città dei bambini i ragazzi possono vedere
come funziona il cromakey, un sistema utilizzato nel cinema e in televisione per
realizzare gli sfondi delle scene. Questo spazio nasconde dei sensori che generano dei
suoni diversi. All'interno di questo labirinto virtuale, il bambino potrà spostarsi e
scoprire, seguendo i suoni, come arrivare alla fine del suo percorso.
La tecnologia è dunque usata
per imparare cose nuove, e così in uno studio televisivo "a misura di bambino"
i ragazzi possono vedere come lavorano gli adulti. Ma che cosa può dare loro
un'esperienza di questo tipo? Lo abbiamo chiesto a Anna Oliviero Ferraris Psicologa
dell'età evolutiva:
Uno dei rischi nel rapporto bambini e televisione è che i bambini diventino
passivi, che siano soltanto semplici spettatori. Il fatto che possano fare loro della
televisione o costruirsi un video di cui sono loro i protagonisti, gli attori è
unesperienza, nella società di oggi, non solo positiva ma indispensabile.
Molti bimbi hanno a che fare con la tecnologia ogni giorno. Secondo gli esperti, fin dai
tre anni, un bambino è in grado di interagire con il mouse e la tastiera. Spesso di
fronte al computer, il livello di attenzione cresce. Ma che cosa affascina i più piccoli
quando si trovano di fronte al monitor?
Limmagine attira moltissimo ed attira ancora di più se ad essa sono
abbinati dei suoni - ha detto ancora la Ferraris.
Inoltre i bambini sono molto interessati all'azione al poter fare qualcosa direttamente
come costruire dei testi o degli ipertesti, disegnare, fare delle ricerche su Internet e
comunicare anche con una classe che si trova da tuttaltra parte del mondo.
Ci sembra interessante l'opinione di Anna Oliviero Ferraris, secondo cui i ragazzi non
si devono limitare a guardare ipertesti, Cd-Rom e videogiochi, ma devono imparare a
realizzare questi stessi prodotti. Questo tipo di approccio alla tecnologia è stato
utilizzato anche da una scuola elementare di Genova, nella classe dedicata
allambiente in cui i bimbi diventano autori di un prodotto e imparano a conoscere in
modo più approfondito il mezzo che utilizzano.
Qui disegnano e incollano pesci colorati
oppure stelle marine. E per fare tutto questo non usano la carta, ma il computer. Ogni
ricerca, nasce dopo lunghe passeggiate fatte nei parchi, nei boschi o al mare e solo
successivamente i bambini si spostano di fronte ai monitor dei computer dell'aula
multimediale del Laboratorio Sanna del Centro Regionale per l'Educazione Ambientale di
Genova, dove poi creeranno i Cd-Rom e le animazioni multimediali dedicate alla natura.
Realizzando questi prodotti e cercando di difendere la natura, molti bambini hanno
imparato a usare il compute un mezzo che prima non conoscevano.
Seymour Papert, uno dei maggiori
esperti mondiali del rapporto fra apprendimento e computer, ha svolto al Mit, Massachussetts Institute of Technology di Boston, un
progetto simile a quello della scuola di Genova. Nell'esperimento americano i bambini
realizzavano dei videogiochi come ha spiegato lo stesso Papert in unintervista rilasciata a MediaMente:
L'errore della televisione, dei
media, persino della scuola sta nell'offrire la conoscenza ai bambini. In questa
prospettiva i bambini invece di produrre consumano. Il bambino invece nel momento in cui
diventa parte attiva e produce un videogioco apprende anche a programmare il
computer. Abbiamo dei bambini di nove, dieci anni che imparano a programmare ad un livello
che normalmente non ci si aspetta neanche da studenti di scuole medie o addirittura da
studenti universitari.
Nelle esperienze che abbiamo visto computer e tecnologia si trasformano in mezzi di
conoscenza per i bambini. Ma c'è un altro aspetto che bisogna analizzare quando si
affronta questo argomento. Quando i media parlano di computer, a volte lo fanno in termini
drammatici. E' il caso soprattutto dei videogame, spesso criticati per i contenuti
violenti. Ma fra i tanti videogiochi violenti, è possibile trovare dei prodotti
istruttivi per i bambini? A questo proposito sentiamo ancora lopinione di Anna
Oliviero Ferraris:
Ci sono dei videogiochi molto istruttivi basati sulla simulazione. Per esempio un
bambino può essere un personaggio che gira nellantica Roma, oppure nella New York
contemporanea. Ci sono dei videogiochi attraverso i quali, divertendosi, si impara la
geografia, si impara a costruire una città, a capire tutte le esigenze che ci sono per
farla funzionare. Allo stesso modo ci sono dei videogiochi ripetitivi, scarsamente
intelligenti. I videogiochi violenti poi possono essere pericolosi perché danno
unimmagine estetizzante della violenza. La violenza in quei videogiochi sembra
bella, facile e soprattutto non se ne vedono le conseguenze negative.
C'è un altro pericolo a cui i media hanno spesso fatto
riferimento parlando del computer. Non solo i videogiochi possono avere effetti negativi,
ma anche la rete Internet. Navigando in Rete, i bambini possono trovare pagine non adatte
alla loro età oppure comunicare con persone che potrebbero far loro del male. Per questo
i genitori dovrebbero essere presenti durante le navigazioni dei loro figli, oppure
affidarli a una "Net nanny", una
babysitter digitale. Su Internet si possono trovare dei programmi che permettono di
chiudere l'accesso alle pagine che potrebbero essere pericolose per i minori.
Internet è un grande contenitore in cui si trova di tutto. Così a fianco
a siti non adatti ai bambini si possono trovare immagini, favole e racconti da tutto il
mondo e giochi divertenti che sfruttano le possibilità multimediali della Rete.
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