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Tecnologia- Servizio del 23/02/99 

Infanzia e tecnologia

di Valeria Pini

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Infanzia, divertirsi in Rete
di Michele Alberico


I bambini della "generazione digitale" sono abituati a usare computer e mouse, fin dai primi anni di vita. Sono spesso più veloci degli adulti a usare video, telecomandi e tastiere. Sono istintivamente portati a maneggiare gli oggetti tecnologici e, per questo, possono imparare a usarli velocemente.

Per i bambini la tecnologia è spesso un mezzo per giocare. In Italia esiste un posto dove i bimbi possono avvicinarsi alle tecnologie più avanzate e imparare a conoscerle, appunto giocando. "La città dei bambini" di Genova, è il più grande spazio ludico-educativo destinato ai bambini tra i 3 ai 14 anni. In questa enorme area i ragazzi possono provare ad usare tecnologie di vario tipo per scoprire i segreti della scienza e della tecnica.

In uno di questi giochi, fra mattoni di plastica e gru, i ragazzi si divertono a costruire un edificio. Muniti di casco e mantellina, i bambini imparano i meccanismi del lavoro di gruppo.
Lo scopo è quello di avvicinare i più piccoli alla scienza e alla tecnica attraverso un percorso ludico.

In questa città a misura di bambino, ci sono interi spazi che permettono di familiarizzare con le tecnologie più sofisticate.
Ad esempio all'interno di uno studio televisivo, attrezzato di telecamere, microfoni e monitor, i ragazzi possono seguire le varie fasi di una trasmissione televisiva e diventare registi, cameramen oppure conduttori di un telegiornale.
In un’altra sezione della “Città dei bambini” i ragazzi possono vedere come funziona il cromakey, un sistema utilizzato nel cinema e in televisione per realizzare gli sfondi delle scene. Questo spazio nasconde dei sensori che generano dei suoni diversi. All'interno di questo labirinto virtuale, il bambino potrà spostarsi e scoprire, seguendo i suoni, come arrivare alla fine del suo percorso.

La tecnologia è dunque usata per imparare cose nuove, e così in uno studio televisivo "a misura di bambino" i ragazzi possono vedere come lavorano gli adulti. Ma che cosa può dare loro un'esperienza di questo tipo? Lo abbiamo chiesto a Anna Oliviero Ferraris Psicologa dell'età evolutiva:

“Uno dei rischi nel rapporto bambini e televisione è che i bambini diventino passivi, che siano soltanto semplici spettatori. Il fatto che possano fare loro della televisione o costruirsi un video di cui sono loro i protagonisti, gli attori è un’esperienza, nella società di oggi, non solo positiva ma indispensabile”.

Molti bimbi hanno a che fare con la tecnologia ogni giorno. Secondo gli esperti, fin dai tre anni, un bambino è in grado di interagire con il mouse e la tastiera. Spesso di fronte al computer, il livello di attenzione cresce. Ma che cosa affascina i più piccoli quando si trovano di fronte al monitor?

“L’immagine attira moltissimo ed attira ancora di più se ad essa sono abbinati dei suoni - ha detto ancora la Ferraris.
Inoltre i bambini sono molto interessati all'azione al poter fare qualcosa direttamente come costruire dei testi o degli ipertesti, disegnare, fare delle ricerche su Internet e comunicare anche con una classe che si trova da tutt’altra parte del mondo”.

Ci sembra interessante l'opinione di Anna Oliviero Ferraris, secondo cui i ragazzi non si devono limitare a guardare ipertesti, Cd-Rom e videogiochi, ma devono imparare a realizzare questi stessi prodotti. Questo tipo di approccio alla tecnologia è stato utilizzato anche da una scuola elementare di Genova, nella classe dedicata all’ambiente in cui i bimbi diventano autori di un prodotto e imparano a conoscere in modo più approfondito il mezzo che utilizzano.

Qui disegnano e incollano pesci colorati oppure stelle marine. E per fare tutto questo non usano la carta, ma il computer. Ogni ricerca, nasce dopo lunghe passeggiate fatte nei parchi, nei boschi o al mare e solo successivamente i bambini si spostano di fronte ai monitor dei computer dell'aula multimediale del Laboratorio Sanna del Centro Regionale per l'Educazione Ambientale di Genova, dove poi creeranno i Cd-Rom e le animazioni multimediali dedicate alla natura. Realizzando questi prodotti e cercando di difendere la natura, molti bambini hanno imparato a usare il compute un mezzo che prima non conoscevano.

Seymour Papert, uno dei maggiori esperti mondiali del rapporto fra apprendimento e computer, ha svolto al Mit, Massachussetts Institute of Technology di Boston, un progetto simile a quello della scuola di Genova. Nell'esperimento americano i bambini realizzavano dei videogiochi come ha spiegato lo stesso Papert in un’intervista rilasciata a MediaMente:

Seymour Papert“L'errore della televisione, dei media, persino della scuola sta nell'offrire la conoscenza ai bambini. In questa prospettiva i bambini invece di produrre consumano. Il bambino invece nel momento in cui diventa parte attiva  e produce un videogioco apprende anche a programmare il computer. Abbiamo dei bambini di nove, dieci anni che imparano a programmare ad un livello che normalmente non ci si aspetta neanche da studenti di scuole medie o addirittura da studenti universitari”.

Nelle esperienze che abbiamo visto computer e tecnologia si trasformano in mezzi di conoscenza per i bambini. Ma c'è un altro aspetto che bisogna analizzare quando si affronta questo argomento. Quando i media parlano di computer, a volte lo fanno in termini drammatici. E' il caso soprattutto dei videogame, spesso criticati per i contenuti violenti. Ma fra i tanti videogiochi violenti, è possibile trovare dei prodotti istruttivi per i bambini? A questo proposito sentiamo ancora l’opinione di Anna Oliviero Ferraris:

“Ci sono dei videogiochi molto istruttivi basati sulla simulazione. Per esempio un bambino può essere un personaggio che gira nell’antica Roma, oppure nella New York contemporanea. Ci sono dei videogiochi attraverso i quali, divertendosi, si impara la geografia, si impara a costruire una città, a capire tutte le esigenze che ci sono per farla funzionare. Allo stesso modo ci sono dei videogiochi ripetitivi, scarsamente intelligenti. I videogiochi violenti poi possono essere pericolosi perché danno un’immagine estetizzante della violenza. La violenza in quei videogiochi sembra bella, facile e soprattutto non se ne vedono le conseguenze negative”.

Net nannyC'è un altro pericolo a cui i media hanno spesso fatto riferimento parlando del computer. Non solo i videogiochi possono avere effetti negativi, ma anche la rete Internet. Navigando in Rete, i bambini possono trovare pagine non adatte alla loro età oppure comunicare con persone che potrebbero far loro del male. Per questo i genitori dovrebbero essere presenti durante le navigazioni dei loro figli, oppure affidarli a una "Net nanny", una babysitter digitale. Su Internet si possono trovare dei programmi che permettono di chiudere l'accesso alle pagine che potrebbero essere pericolose per i minori.

NavigazioneInternet è un grande contenitore in cui si trova di tutto. Così a fianco a siti non adatti ai bambini si possono trovare immagini, favole e racconti da tutto il mondo e giochi divertenti che sfruttano le possibilità multimediali della Rete.

 

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