Il Natale 1998 verrà
ricordato in America per la corsa allacquisto dellultima creazione tecnologica
delle case produttrici di giocattoli: Furby.
Furby è un piccolo pupazzetto di
pelouche da molti definito un vero e proprio capolavoro della tecnologia avanzata. E
interattivo, cioè reagisce ogni volta in modo diverso alle sollecitazioni di chi lo usa.
In un certo senso
lo si può ritenere unevoluzione del Tamagotchi.
Ricordate? E il pulcino virtuale che un paio di anni fa in pochissimo tempo si
diffuse fra i ragazzi e su Internet. Il Tamagotchi fu il
primo caso di distribuzione di massa di un giocattolo interattivo
tecnologicamente evoluto. Ma Furby è
qualcosa di più di un semplice pupazzetto.
Furby è un piccolo
robot che possiede una forma, sia pur rozza, di intelligenza artificiale. Ma il
progenitore di Furby è, come abbiamo
detto, il Tamagotchi,
che nel 1996 si diffuse in pochissimo tempo a partire dal Giappone in tutto il mondo
allarmando milioni di famiglie per la fortissima capacità che aveva di interagire con i
bambini. Divenne un fenomeno anche in Italia. Ancora oggi migliaia di bambini corrono a
comprare questo videogioco con una sua vita e delle sue esigenze. Ma vediamo come funziona
e che tipo di implicazioni può avere sulla crescita di un bambino.
Per
farlo nascere bisogna schiacciare tre
pulsanti. Bastano tre piccoli pulsanti e la vita del Tamagochi ha così inizio. Una
vita cadenzata da coccole, pranzi, bagnetti. Da ogni cosa, insomma, di cui possa avere
bisogno un animaletto in carne ed ossa. Ma cosa può spingere un bambino a interagire con
un gioco virtuale come il Tamagochi? Lo abbiamo chiesto alla psicologa Silvia Vegetti
Finzi: Nella maggior parte dei casi la solitudine. Sono bambini abituati a
interagire con oggetti inanimati come la televisione perché rimangono molte ore soli in
casa o affidati ad adulti che fanno altre cose. Quando il pulcino nasce bisogna
dargli da mangiare subito poi bisogna farlo giocare. Per esempio se è malato bisogna
portarlo dal dottore. Poi devi fargli il bagno.
Certe
volte devi sgridarlo se non ubbidisce e poi alla fine quando è vecchio muore. Certe volte
se non lo curi abbastanza si può ammalare e allora lo devi portare dal dottore. La
possibilità del Tamagochi di morire alla fine del suo ciclo vitale aveva destato in molti
delle vere e proprie angosce. I bambini sentivano che era affidato a loro per
la vita e per la morte e quando, per loro dimenticanza, moriva molti ne sono stati
destabilizzati.
Vorrei
invece - ha proseguito la dottoressa Veggetti Finzi - che questa interazione con degli
oggetti inanimati ma tecnologicamente complessi fosse non un fine ma un mezzo per
interagire tra i bambini. Allora sarebbe molto diverso se attraverso un giocattolo
comunicassero tra di loro cioè parlandosi di quello che fanno con il loro pulcino-bambino
e quindi fosse una modalità per interagire sempre tra gli uomini piuttosto che nel
rapporto bambino-macchina.
Il tentativo di attribuire ai
computer le stesse emozioni che provano gli uomini e che è alla base del successo di
giocattoli intelligenti, come il Tamagotchi e Furby, è uno dei filoni dominanti su cui si
basano le ricerche di grandi aziende informatiche, laboratori scientifici e università
sparse in tutto il pianeta. La stessa Microsoft di
Bill Gates nel 1994 ha creato un apposito gruppo di ricerca, chiamato Gurus. E in Giappone
lo studio del kansei, di come cioè fare in modo che le macchine provino emozioni, è uno
dei settori più finanziati dal Miti, il Ministero dellindustria e del commercio da
sempre organo propulsore della ricerca scientifica.
Non è utopia allora pensare, in un prossimo futuro, a computer capaci di relazionarsi
agli uomini in modo più completo. Computer che imparino a capire tutti i segni della
comunicazione umana. Dallespressione del viso, al tono della voce, fino ai movimenti
delle braccia e delle mani. In una parola che arrivo a capire le emozioni.
Computer simili a quelli rappresentati dal cinema negli anni Settanta.
Nel film Guerre Stellari ad
esempio i robot erano fortemente umanizzati e mostravano come il rapporto con le macchine
può essere caratterizzato anche da forte emozione proprio come oggi nella realtà lo sono
giocattoli come Furby o il Tamagochi. Insomma, questi piccoli giocattoli intelligenti sono
il frutto dellincrocio tra la ricerca scientifica e immaginazione fantascientifica.
Ma sono soprattutto la testimonianza dellincontro fra due settori apparentemente
lontanissimi: da un parte la ricerca tecnologica sullintelligenza artificiale e
dallaltra gli studi psicologici sui meccanismi di funzionamento del comportamento
umano. |