Off-line del 2 giugno 1998
Introduzione ai nuovi media 6/b.
Media e linguaggi
di Fabio Ciotti
Alcuni media, inoltre, in virtù delle loro caratteristiche tecniche, hanno la
capacità di far uso di linguaggi diversi. Questa convergenza di norma produce un nuovo un
nuovo linguaggio, una sorta di iper-linguaggio. Si pensi ad esempio al cinema, dove
agiscono insieme il testo, il linguaggio del corpo e dei gesti, le immagini, la musica.
Un altro aspetto che caratterizza i diversi media riguarda il rapporto tra mittente e
destinatario che ciascun medium istituisce o privilegia. Da questo punto di vista possiamo
distinguere due modelli comunicativi: la comunicazione verticale o unidirezionale, e
quella orizzontale o bidirezionale. Nella comunicazione verticale o unidirezionale il
mittente è unico mentre i destinatari sono molti, e non esiste la possibilità di
inversione del ruolo. Il processo comunicativo dunque avviene sempre nella medesima
direzione: l'unico mittente produce il messaggio, i molti destinatari non possono fare
altro che riceverlo e decodificarlo.
Il medium verticale per eccellenza è la televisione. Ma in generale tutti i cosiddetti
mezzi di comunicazione di massa, come la radio, la stampa quotidiana, i libri sono
fortemente unidirezionali. Nella comunicazione orizzontale, invece, esistono una
pluralità di mittenti e destinatari che possono scambiarsi i ruoli. Ogni singolo processo
comunicativo è bidirezionale, ed assume la forma del dialogo. In questo caso infatti
entrambi i protagonisti dell'interazione comunicativa possono divenire mittenti e dunque
possono produrre messaggi.
Un tipico esempio di medium che si basa su una comunicazione orizzontale è il
telefono. Una evoluzione del modello orizzontale della comunicazione è quella reticolare.
Anche nella comunicazione reticolare esistono molti mittenti e molti destinatari, che
possono scambiarsi di ruolo. Ma ciascun agente comunicativo è in grado di comunicare con
molti altri. Nella comunicazione reticolare si realizza pertanto una interazione
collettiva. Un medium che incarna questo tipo di interazione è la rete telematica
Internet, almeno nella forma che essa ha avuto fino ad ora.
L'importanza che la comunicazione ha assunto nella società contemporanea, oltre a
stimolare l'analisi dei fenomeni e degli strumenti comunicativi, ci spinge anche a tentare
uno sguardo storico sulla loro evoluzione. Capire in che modo le tecnologie della
comunicazione del passato abbiano influito sulle trasformazioni sociali è un ottimo
strumento per interpretare i cambiamenti in corso oggi, ed eventualmente per cercare di
indirizzarli.
A questo fine naturalmente è necessario realizzare una storia dei media che non si
riduca ad una pura storia degli apparati tecnologici della comunicazione, ma che consideri
anche le forme comunicative, l'evoluzione dei linguaggi, il rapporto tra comunicazione ed
altri fenomeni sociali. La prima tecnologia della comunicazione che l'umanità ha
sviluppato è la scrittura. La sua origine risale probabilmente a oltre 8000 anni fa, in
area mesopotamica, e coincide con la comparsa nella storia delle prime forme di stato. La
scrittura infatti permise di fissare le leggi e di tenere conto delle merci scambiate e
immagazzinate, svincolando l'autorità dalla persona del capo o del sacerdote.
Le prime forme di scrittura furono tutte essenzialmente
ideografiche, basate cioè su simboli che significavano concetti, come i geroglifici
egiziani. La scrittura alfabetica, nella quale ad ogni simbolo corrisponde un suono,
appare molto più tardi, e solamente i Greci introdussero anche i segni per le vocali,
completandone l'evoluzione intorno all'ottavo secolo a. C.
La corrispondenza tra suoni e simboli alfabetici fu determinante per la nascita della
pensiero occidentale. Essa permise di articolare il pensiero in concetti argomentazioni e
dimostrazioni; il pensiero astratto è un prodotto dalla scrittura alfabetica.
Il secondo grande passaggio storico nella storia delle tecnologie della comunicazione
è stata l'invenzione della stampa da parte di Johannes Gutenberg alle soglie del 1500.
Anche la stampa ha avuto enormi effetti sulla cultura occidentale. Il libro stampato, sul
quale la scrittura viene fissata in una sequenza di righe e di pagine, non modificabile
dal lettore, fa prevalere l'idea del testo come sequenza lineare ed unidirezionale di
argomenti o di eventi narrati.
Ma altrettanto importanti sono gli effetti sociali della stampa. Per la prima volta è
possibile una diffusione sociale del sapere che oltrepassa le ristrette cerchie degli
specialisti, per raggiunge un pubblico vasto e differenziato. Tale diffusione del sapere
viene ulteriormente amplificata con la nascita, nel diciottesimo secolo, dei primi
giornali periodici di informazione. I giornali ebbero subito una fortuna grandissima tra i
nuovi ceti emergenti, che in essi trovarono un formidabile veicolo di idee, ed uno
strumento di battaglia politica e culturale.
Con la nascita dei giornali periodici fa la sua comparsa il concetto di opinione
pubblica, inteso come un insieme delle idee e delle propensioni di un pubblico colto, in
possesso di informazioni sufficienti per formulare giudizi sui fatti politici e culturali.
Con l'Ottocento la storia dei mezzi di comunicazione si lega in modo definitivo allo
sviluppo tecnologico ed industriale, subendo un processo di accelerazione impressionante.
Nel decennio tra il 1830 e il 1840, l'invenzione e la diffusione del telegrafo rende
possibile per la prima volta la trasmissione di un segnale a distanza in tempo reale:
nascono così le telecomunicazioni. Negli stessi anni Louis Daguerre sviluppa la
fotografia, che per la prima volta premette la produzione meccanica di immagini della
realtà. Una vera e propria esplosione nelle tecnologie della comunicazione si colloca
nell'ultimo ventennio del secolo.
Nel 1876 Graham Bell brevetta il telefono, rendendo possibile la
comunicazione vocale a distanza. Nel 1895 i fratelli Lumiere a Parigi riescono a
sviluppare un sistema per la creazione e la riproduzione di immagini in movimento: è la
nascita del cinema e dell'industria dello spettacolo. Sempre in questo periodo Thomas
Edison, al quale dobbiamo tante altre invenzioni tra cui quella della lampadina, inventa
il primo sistema per la registrazione e riproduzione meccanica del suono: il fonografo e
il grammofono.
L'altra grande fase di espansione nella storia dei media si colloca negli anni venti e
trenta del nostro secolo. Nel 1920, grazie alle ricerche di Guglielmo Marconi sulla
trasmissione di suoni a distanza mediante la modulazione di onde elettromagnetiche,
iniziano negli Stati Uniti le prime trasmissioni la radio.
La radio è il primo mezzo di comunicazione in grado di inviare messaggi in tempo reale
a milioni di persone contemporaneamente, direttamente nelle loro case: il primo vero e
proprio mass-media. Per questo esso assume un ruolo tanto importante nella comunicazione
politica degli anni trenta, sia negli stati democratici che nei regimi totalitari. Negli
Stati Uniti, poi, sin dalle origini, la comunicazione radiofonica diventa una impresa
commerciale che si sostenta mediante la pubblicità: ha così origine l'industria
dell'informazione.
Negli anni trenta infine, mentre il cinema diventa prima sonoro e poi a colori,
iniziano i primi esperimenti di trasmissione a distanza di immagini in movimenti mediante
onde elettromagnetiche. Nel novembre del 1936 la BBC inaugura a Londra il primo servizio
di trasmissioni televisive, il mezzo di comunicazione di massa più efficace diffuso e
pervasivo che l'umanità ha fino ad ora sviluppato.
La televisione è senza dubbio il mass-media fondamentale dell'attuale sistema delle
comunicazioni. È bene dunque approfondire un po' la riflessione su questo mezzo di
comunicazione di massa, la cui influenza sulla società e sulla cultura contemporanea è
riconosciuta e sperimentata da tutti. Le cause di questa profonda influenza sono
complesse. Ma senza dubbio un ruolo importante viene giocato da alcune caratteristiche
della comunicazione televisiva.
In primo luogo il linguaggio della televisione, è un sistema di
rappresentazione assai complesso, in cui interagiscono immagini in movimento, parola, e
spesso musica. Il messaggio televisivo dunque impegna fortemente le facoltà ricettive, i
sensi, dello spettatore, la cui attenzione viene fortemente assorbita. Sappiamo bene che
è impossibile fare alcunché mentre si guarda un televisore.
Una ulteriore conseguenza di questa complessità del messaggio è che l'immagine
televisiva produce nello spettatore una sorta di "effetto realtà": ciò che
vediamo sul video ci appare ingannevolmente come una immagine reale del mondo, un po' come
se stessimo guardando attraverso un finestra. Il messaggio televisivo, insomma, tende a
nascondere la sua natura di messaggio.
Altra caratteristica della televisione è il suo modello verticale di comunicazione.
Questo modello, come sappiamo, è fondato su una forte asimmetria tra l'unico mittente e i
molti destinatari, che non possono in alcun modo interagire o ribattere.
L'insieme delle caratteristiche della comunicazione televisiva limitano il ruolo attivo
degli spettatori nella comprensione del messaggio. Per questo si dice che la televisione
ha una forte carica persuasiva. Naturalmente questo affermazione non va presa in senso
assoluto: dipende anche dalla capacità critica di chi osserva mantenere tale ruolo.
D'altra parte, lo stesso messaggio televisivo assume delle caratteristiche molto
particolari. Poiché il pubblico è composito e numeroso, il messaggio deve assestarsi su
un livello medio di comprensibilità e su una certa media di gusto. La comunicazione
televisiva, tende ad inviare ai destinatari dei messaggi omogenei, sempre meno attenti
alle differenze di gusto e sempre più incline ad evitare livelli estremi di complessità
e di argomentazione: la TV diventa dunque il veicolo preferenziale della cultura di massa.
A sua volta la televisione, spinta anche da motivi economici, si deve adeguare alle
attese di un pubblico vastissimo, in maggioranza educato a decodificare messaggi di scarsa
complessità. Essa assume la forma di TV generalista. Occorre fare attenzione nel dare
giudizi completamente negativi di questa situazione. La cultura di massa, infatti, nasce
come prodotto di una società avanzata, in cui la gran parte dei cittadini si ritrova a
partecipare, in parità di diritti, alla vita pubblica, ai consumi e dunque anche alla
fruizione delle comunicazioni.
È comunque un fatto che, alle soglie del 2000, due fattori sembrano
convergere ad un superamento di questo modello di comunicazione televisiva, che domina da
ormai 50 anni. Da una parte nuove tecnologie di trasmissione come i cavi ed i satelliti,
permettono di arrivare ad una notevole segmentazione dell'offerta, senza imporre un
aumento dei costi insostenibile.
Dall'altra i gusti del pubblico, che nelle società avanzate gode di livelli di
scolarità e di cultura sempre più alti, sembrano essere mutati, mostrando segni di
stanchezza nei confronti della TV generalista. Quali saranno dunque gli sviluppi della
televisione del futuro?
Intervista a Gianfranco
Bettetini.
Uno dei più celebri slogan di Marshall McLuhan è stato l'asserzione "Il medium
è il messaggio". Come sappiamo, lo studioso canadese intendeva dire che ogni medium
influisce sul pensiero, sulla cultura e sulla società anche in virtù delle sue
intrinseche caratteristiche, e non dei messaggi che esso veicola.
Forzando questa tesi di McLuhan oltre le intenzioni del suo autore, molti altri
studiosi dei fenomeni comunicativi hanno elaborato una teoria secondo la quale
l'evoluzione dei mezzi di comunicazione è una delle cause fondamentali, se non la
principale, dei cambiamenti sociali e culturali. Una tale teoria, secondo la quale lo
sviluppo della tecnologia è la causa dello sviluppo storico, viene definita determinismo
tecnologico.
Il determinismo tecnologico ha una notevole fortuna nella cultura contemporanea,
specialmente nella pubblicistica dedicata alla nuove tecnologie digitali. Ma è veramente
sostenibile che la causa dello sviluppo storico sia riconducibile esclusivamente
all'evoluzione tecnologica? O piuttosto i fenomeni sociali vengono influenzati da
molteplici fattori, che possono a loro volta influire sulla diffusione di una tecnologia
piuttosto che di un'altra?
Intervista a Tomàs
Maldonado.
Siamo così arrivati alla fine di questa lezione, durante la quale abbiamo affrontato
argomenti molto complessi. Abbiamo iniziato cercando di definire che cosa è la
comunicazione e cosa intendiamo per linguaggio o codice. Siamo poi passati al concetto di
medium, quale ce lo ha consegnato Marshall McLuhan, e abbiamo visto le caratteristiche
salienti dei diversi media che l'uomo ha inventato nel corso della storia. La prossima
puntata ci occuperemo invece delle caratteristiche dei nuovi media e dei nuovi linguaggi
digitali. |