Off-line del 1° giugno 1998
Introduzione ai nuovi media 6/a.
Media e linguaggi
di Fabio Ciotti
Benvenuti. In questa sesta lezione del nostro corso cercheremo di approfondire alcuni
concetti che abbiamo usato fino ad ora fidandoci della nostra intuizione: il concetto di
comunicazione, il concetto di linguaggio o codice, e quello di medium. La comunicazione ed
i fenomeni ad essa collegati hanno attirato l'attenzione di filosofi e scienziati sin
dall'epoca greca. Platone, ad esempio, fece molte importanti osservazioni su temi come il
linguaggio umano e la scrittura.
Ma
è solo a partire dalla metà di questo secolo che la comunicazione viene assunta come
oggetto di studio autonomo. Nascono cioè delle vere e proprie discipline che studiano la
comunicazione in quanto comunicazione.
La teoria dell'informazione, ad esempio, fornisce gli strumenti matematici per misurare
l'informazione che viene trasmessa, e studia le condizioni migliori per fare in modo che
tale trasmissione abbia luogo; la semiotica studia i fondamenti dei processi della
comunicazione e la natura dei linguaggi; la mass-mediologia, studia i mezzi di
comunicazione di massa, ed il loro rapporto con la sfera sociale e culturale.
Non è difficile capire le ragioni di questo interesse: a partire dalla seconda metà
di questo secolo nelle società avanzate le relazioni sociali, i processi economici, la
produzione e la diffusione della cultura sono investite da profondi cambiamenti dovuti
allo sviluppo delle tecnologie della comunicazione. Lo studio dei processi comunicativi
diventa dunque una delle chiavi fondamentali per interpretare l'ambiente sociale e
culturale in cui viviamo.
Che cosa è la comunicazione?
La più generale ed astratta definizione di comunicazione che possiamo dare è la
seguente: la comunicazione è un trasferimento di informazioni sotto forma di segnali da
un emittente a un destinatario. Questo concetto di comunicazione è stato sistematizzato
per la prima volta negli anni quaranta da Claude Shannon e Norbert Wiener, due scienziati
che ebbero grandi meriti anche nello sviluppo dell'informatica e dei suoi fondamenti
teorici.
Sia Shannon che Wiener erano matematici e fisici, e la loro teoria della comunicazione
studiava dal punto di vista matematico le condizioni di migliore efficienza del
trasferimento di segnali attraverso apparati fisici. Ma l'influenza delle loro ricerche è
andata ben al di là di questo ambito specialistico. Questi due scienziati infatti
formularono un modello del funzionamento del processo comunicativo.
L'importanza di
questo modello consiste nel fatto che esso individua i fattori fondamentali di un processo
comunicativo. In altre parole è un modello generale di ogni fenomeno di comunicazione. Il
modello di Shannon e Wiener fu successivamente rielaborato da un altro importante
studioso, il linguista Roman Jakobson. Questo che vedete è una versione, semplificata, di
tale schema.
Come possiamo vedere ogni processo di comunicazione richiede la presenza di un
emittente che invia un messaggio, ed un destinatario che lo riceve. Il messaggio è
veicolato da segnali, cioè da oggetti materiali o impulsi di energia, che passano
attraverso un canale fisico, fino a raggiungere il destinatario.
Affinché il trasferimento di informazioni abbia luogo, inoltre, è necessario che
l'emittente ed il destinatario condividano delle regole che permettano loro di riconoscere
i diversi segnali e comprendere il messaggio da essi veicolato: essi devono condividere un
codice o linguaggio. Ma sul concetto di codice torneremo ancora, vista la sua importanza.
Un ultimo elemento che interviene in un processo comunicativo è il rumore, ovvero gli
eventuali disturbi che possono interrompere il canale e corrompere alcuni segnali. Questo
modello della comunicazione può rappresentare processi comunicativi apparentemente
diversissimi. Possiamo verificare questa affermazione con due brevi esempi. Il termostato,
come saprete certamente, è un dispositivo che serve a regolare la temperatura dell'acqua
di una caldaia o di una lavatrice, o dell'aria all'interno di un forno. Il suo
funzionamento si può descrivere come un processo comunicativo.
L'emittente è un apparato collegato ad un termometro, un rilevatore, che può inviare
un segnale elettrico se la temperatura supera un dato valore. Il destinatario è un
apparato collegato al meccanismo di accensione e spegnimento del bruciatore, un
interruttore. Il canale è un filo elettrico che unisce i due apparecchi.
Il codice è composto da due segnali: corrente accesa e corrente spenta. Quando la
temperatura sale oltre la soglia il rilevatore, mediante il segnale elettrico, invia il
segnale corrente accesa all'interruttore, che spegne il bruciatore. Quando la temperatura
scende di nuovo il rilevatore invia il segnale corrente spenta, ed il bruciatore viene
riacceso.
Ma anche un
colloquio tra due innamorati rientra nel modello della comunicazione che abbiamo
illustrato: infatti Lui è il mittente, Lei il destinatario.
Le vibrazioni sonore prodotte dalla voce sono i segnali che attraverso il canale aria
collegano i nostri due innamorati. Il codice è la lingua ed il messaggio è, se tutto va
bene, 'Ti amo'. Badate, è importante che Lui e Lei parlino la stessa lingua, altrimenti,
non ci si capisce.
Il modello della comunicazione ci permette di individuare gli elementi comuni ad ogni
fenomeno che può essere descritto come un processo di comunicazione. Ma, se il
funzionamento di un termostato e il colloquio tra due innamorati, visti da questo punto di
vista, presentano delle indubitabili somiglianze, rimane pur vero che si tratta di due
fenomeni comunicativi profondamente diversi. Ma dove risiede questa differenza?
Una risposta ovvia e difficilmente contestabile suonerebbe: due esseri umani innamorati
e un semplicissimo apparecchio meccanico sono cose ben diverse! Ma questa risposta non ci
direbbe molto sulla differenza tra i due processi come fenomeni comunicativi.
Se riflettiamo un po' su nostro esempio, ci accorgiamo di un fatto: i due componenti di
un termostato possono scambiarsi solo due messaggi: temperatura oltre il
limite/temperatura sotto il limite. Il codice di cui dispongono infatti non consente loro
molta libertà.
Invece due esseri umani, attraverso la lingua, possono scambiarsi un numero infinito di
messaggi. Il linguaggio verbale infatti è il codice più complesso che conosciamo, e gode
di una versatilità quasi illimitata. Queste osservazioni ci permettono di arrivare ad una
conclusione: il vero e proprio cuore della comunicazione è il codice.
Fino ad ora abbiamo parlato di comunicazione in modo astratto. Ma un processo di
comunicazione reale non è solo un astratto trasferimento di informazioni codificate. I
veicoli sui cui viaggia l'informazione, i segnali, sono entità fisiche: possono essere
corpi fisici, o flussi di energia, come vibrazioni sonore, correnti elettriche, radiazioni
elettromagnetiche. Per trasmettere e ricevere informazione sono dunque necessari degli
apparati fisici, in grado di produrre energia o corpi, e di trasferirli e riceverli,
attraverso un canale.
L'evoluzione ha dotato il nostro organismo di alcuni apparati naturali di trasmissione
e ricezione: l'apparato vocale, è un esempio dei primi, mentre l'apparato uditivo e
quello visivo sono esempi dei secondi. Tuttavia questi apparati naturali hanno molti
limiti. Ad esempio non ci permettono di comunicare a grandi distanze. La voce riesce a
viaggiare, conservando la sua capacità di veicolare informazione, per poche decine di
metri.
Per aumentare la sua capacità di comunicare, dunque, l'uomo è stato costretto ad
estendere le potenzialità dei suoi apparati naturali mediante degli apparati artificiali
di comunicazione. Questi apparati sono le tecnologie della comunicazione. Dobbiamo allo
studioso canadese Marshall McLuhan l'idea che lo studio della comunicazione umana non
possa prescindere da una analisi delle tecnologie della comunicazione e dei loro effetti
sul pensiero individuale, sulla cultura e sulla società.
Nei suoi libri, scritti con uno stile per nulla accademico e sistematico, McLuhan ha
analizzato moltissime di queste tecnologie, a partire dalla scrittura fino alla
televisione ed ai computer, anche se è scomparso prima della nascita del personal
computer. Per designare tali tecnologie McLuhan ha utilizzato il termine medium, che in
latino significa mezzo. Questo è divenuto uno dei termini fondamentali della scienza
della comunicazione.
Tuttavia egli
non ha mai definito in modo rigoroso la parola medium, limitandosi a scrivere che un
medium è "qualsiasi tecnologia che crei estensioni del corpo e dei sensi,
dall'abbigliamento al calcolatore". In questo modo fu portato a riunire in una sola
categoria fenomeni che ricadono nella sfera dei codici, come il linguaggio verbale e le
scrittura, tecnologie che faremmo rientrare tra i canali della comunicazione, come la luce
elettrica ed il telefono, o altri che diremmo piuttosto messaggi, come gli abiti, o i
quadri.
E non solo: per McLuhan anche il treno, le autostrade, l'automazione nelle fabbriche
erano dei medium. È sufficiente dire che questi sono tutti strumenti del comunicare? Ed
in che senso lo sono? È possibile dare una definizione più precisa al concetto di
medium?
I media sono un fenomeno comunicativo molto complesso. Senza dubbio l'aspetto
tecnologico ha un ruolo centrale nella definizione della natura e delle caratteristiche di
un medium. Siamo chiaramente in grado di distinguere da questo punto di vista strumenti
come il libro, la radio il telefono e la televisione. Tuttavia una semplice analisi
tecnologica dei diversi media non riuscirebbe a dare conto del ruolo e della funzione di
ciascun medium nell'ambito della comunicazione sociale.
Se vogliamo dunque studiare il funzionamento di un medium come dispositivo
comunicativo, dobbiamo esaminare il suo rapporto con i vari fattori della comunicazione:
linguaggi, contenuti, forme e tecnologie della comunicazione. Questa prospettiva ci
permette di analizzare i media, le loro caratteristiche e la loro evoluzione sotto diversi
aspetti, e ci fornisce anche le chiavi per una classificazione dei media.
Un aspetto assai importante che occorre prendere in esame nell'analisi di un medium è
il rapporto che esso istituisce con il linguaggio o con i linguaggi che esso veicola. Tale
rapporto, infatti, non è mai estrinseco e strumentale. Al contrario ogni medium ha la
tendenza a generare un linguaggio comunicativo suo proprio, o a modificare profondamente
le caratteristiche dei linguaggi che, prima della sua comparsa, erano veicolati da media
differenti. |