La legge nella giungla
Registrare un dominio sta diventando una giungla?
Non sarà che il nuovo regolamento, che prevede che qualunque
detentore di partita IVA possa registrare un numero infinito di
domini, abbia creato qualche problema?
Come ci si tutela?
Come si potrà combattere il cybersquatting? Lo abbiamo
chiesto a Luca
de Biase, editorialista di Panorama.
Ma è davvero una giungla il mondo della registrazione
dei domini Internet? Ci vuole il machete per entrarvi?
E' una giungla perché tutti si lamentano che sta diventando
una giungla, però la domanda che vorrei pormi è:
perché è diventata così la questione dei
domini? È perché ci sono troppi pirati, troppi approfittatori
furboni, oppure perché si vuole regolare una materia senza
sapere come regolarla? Io propendo per la seconda ipotesi, non
perché non veda che ci sono dei furboni in giro ma perché
la materia è così complicata che anche le menti
più fini difficilmente riescono a venirne a capo.
La materia è stata complicata fin dall'inizio?
All'inizio era molto semplice: chi arrivava per primo a registrare
un dominio aveva la proprietà di quel dominio, poteva usarlo
in ogni modo. Questo è stato positivo fino a quando non
ci sono stati di mezzo troppi soldi: a quel punto il valore delle
parole usate per i domini è diventato molto alto, e chi
dava molta importanza a quelle parole e alla proprietà
di quelle parole ha cominciato a scalpitare: cocacola.net non
valeva niente per molto tempo, poi la Coca Cola ha deciso che
possedeva un enorme valore ed ha fatto valere tutta la sua potenza
finanziaria per ritornarne in possesso.
Ci sono però delle leggi che tutelano i marchi importanti
e non importanti.
Infatti, se noi riuscissimo a stabilire che semplicemente il
primo che arriva si prende il dominio, salvo poi correggere questa
cosa dicendo che comunque le parole che sono regolate dalla legge
sui marchi possono essere difese con lo stesso tipo di legge,
oppure il caso di una parola associata a dei contenuti diffamatori,
per esempio il nome del presidente della repubblica che fosse
anche il dominio di un sito porno, probabilmente le leggi normali
riuscirebbero a impedire questo genere di violazioni.
Forse l'unico problema è che le leggi normali vanno
con i tempi dei tribunali, mentre le leggi e la velocità
del cyber spazio sono probabilmente molto diverse.
Il problema è un altro. Come si fa a stabilire a priori
chi può registrare una determinata parola? Faccio un esempio:
la parola "bandiera" potrebbe interessare a una persona
che si chiama Bandiera, oppure a chi è preposto a gestire
il simbolo nazionale, oppure, ancora, a uno che vuole fare un
sito di vendita di bandiere, e così via. Ho sentito il
senatore Passigli alla conferenza stampa di presentazione del
suo disegno di legge dire, per esempio, che la parola "moda"
dovrebbe essere utilizzabile soltanto dalle aziende che si occupano
di moda. Si era lanciato in una spiegazione forse troppo didascalica,
però ha anche dimostrato che la questione è complicatissima:
se volessi fare un sito sulla storia della moda senza possedere
un'azienda, o se mi chiamassi Giulia Moda e volessi fare un sito
con il mio nome, sarei impossibilitato a farlo. A mio parere,
non si può regolare la proprietà delle parole più
di tanto.
Come consideri il decreto Passigli?
Il decreto Passigli parte da una esigenza reale, ma si occupa
di prendere di petto la questione di Internet quando questa questione
è tutt'altro che facile da affrontare. Sicuramente genera
molti più dubbi e problemi di quanti ne risolva.
Se esistesse un organismo sovranazionale a sovraintendere
la questione, la situazione sarebbe migliore?
Io penso che se anche esistesse un'autorità mondiale,
democratica, riconosciuta da tutti, questa autorità non
sarebbe in grado di dire di chi è la proprietà di
parole ambigue, complicate, di diverso significati nelle diverse
lingue, quindi questa neppure sarebbe una vera soluzione. La soluzione,
secondo me, è che chi arriva per primo ha il dominio e
poi se si comporta male, se diffama, se viola la legge sui marchi
allora viene perseguito dalle leggi che esistono già. D'altra
parte difendere il nome delle persone è praticamente impossibile;
le parole che designano i nomi delle persone sono altrettanto
complicate, quindi se qualcuno, come ha fatto quello che ha registrato
Madonna, poi lo usa per un sito porno, questo incorre in qualche
forma di diffamazione; chi ha registrato Sting, invece, si è
dimostrato che era innocente in quanto in buona fede. Che regola
è mai questa? Uno che è in buona fede può
violare una regola? Non è una regola! Mi ha scritto un
tale da Chicago che si chiama Marco De Biase dicendomi che voleva
registrare lui De Biase.com, ma ha scoperto che lo avevo già
registrato io. La discussione è andata avanti via e-mail,
poi ci siamo conosciuti meglio e abbiamo scoperto che il nonno
di suo nonno era il nonno di mio nonno e della questione dei domini
ci siamo bellamente dimenticati.
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