I browser alternativi
di Michele Alberico
Il web come lo conosciamo ora. 2 miliardi di pagine oltre dieci
miliardi di link centinaia e centinaia di documenti multimediali
il tutto tenuto assieme nel rigoroso ordine dettato dall'html,
il linguaggio di marcatura ipertestuale che ogni browser interpreta
e visualizza nel modo a noi familiare. Basta sfaldare una qualunque
delle regole di visualizzazione dei browser e il risultato potrebbe
essere netomat, iod, webtracer o shredder. Confusi? In realtà
si tratta dello stesso codice, non una virgola di meno quello
che è diverso è il browser
Netomat,
ad esempio, è un metabrowser che riproduce una rete diversa
da quella a cui siamo abituati, vale a dire un enorme database
di file statici. Su netomat la navigazione standard fatta di link
prefissati ed una rigida distribuzione dell'informazione per blocchi
già decisi dall'autore diventa insensata. Con netomat il
navigatore può interrogare il web ponendogli domande direttamente
in linguaggio naturale. Netomat interpreta la domanda e risponde
ripresentando testi, immagini e audio reperiti dalla rete che
non sono costretti all'interno di una struttura predefinita ma
che circolano liberamente sullo schermo. Netomat così rappresenta
potenzialmente un generatore di browser più che un visualizzatore
di pagine, un programma in grado di presentarci una rete diversa
ad ogni interrogazione effettuata.
Il webstalker
di IOD gruppo attivo dal 1994 sembra fatto apposta per rompere
le convenzioni imposte dalle interfacce informatiche standard.
Il programma penetra all'interno dell'impalcatura del web estirpando
dai siti tutto il loro contenuto visuale e di design lasciano
soltanto un'impronta bidimensionale, una mappa poco più
che strutturale di come il web lega una pagina ad un'altra.
In modo simile opera anche questo webtracer
che si basa sulla difficile arte del tracerouting, la tecnica
attraverso la quale è, in una certa misura, possibile tracciare
il percorso dei pacchetti IP attraverso la rete. Visualizzando
tridimensionalmente i link presenti su una pagina web, il webtracer
ricostruisce all'interno di una complessa struttura reticolare
il collegamento di una determinata pagina con il resto del web.
Il tipo di struttura, dicono gli autori, ci fornisce anche indicazioni
molto precise sulla filosofia che è sottesa ad un certo
sito.
Questo collage anarchico di elementi provenienti da diverse pagine
web è il prodotto del lavoro di RIOT,
un browser in grado non solo di decostruire la nostra visione
standard del web ma anche di mescolare l'operato di più
utenti all'interno di un'unica struttura. Questo fa del RIOT di
Marc Napier il primo browser multiutente mai creato.
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