Mercoledi' 18 aprile 2001

Revisione testi a cura della redazione internet di MediaMente

Net Art

La Net.Art? Nasce da un virus

La Net Art secondo Marc Napier

I browser alternativi


I browser alternativi

di Michele Alberico

Il web come lo conosciamo ora. 2 miliardi di pagine oltre dieci miliardi di link centinaia e centinaia di documenti multimediali il tutto tenuto assieme nel rigoroso ordine dettato dall'html, il linguaggio di marcatura ipertestuale che ogni browser interpreta e visualizza nel modo a noi familiare. Basta sfaldare una qualunque delle regole di visualizzazione dei browser e il risultato potrebbe essere netomat, iod, webtracer o shredder. Confusi? In realtà si tratta dello stesso codice, non una virgola di meno quello che è diverso è il browser

Netomat, ad esempio, è un metabrowser che riproduce una rete diversa da quella a cui siamo abituati, vale a dire un enorme database di file statici. Su netomat la navigazione standard fatta di link prefissati ed una rigida distribuzione dell'informazione per blocchi già decisi dall'autore diventa insensata. Con netomat il navigatore può interrogare il web ponendogli domande direttamente in linguaggio naturale. Netomat interpreta la domanda e risponde ripresentando testi, immagini e audio reperiti dalla rete che non sono costretti all'interno di una struttura predefinita ma che circolano liberamente sullo schermo. Netomat così rappresenta potenzialmente un generatore di browser più che un visualizzatore di pagine, un programma in grado di presentarci una rete diversa ad ogni interrogazione effettuata.

Il webstalker di IOD gruppo attivo dal 1994 sembra fatto apposta per rompere le convenzioni imposte dalle interfacce informatiche standard. Il programma penetra all'interno dell'impalcatura del web estirpando dai siti tutto il loro contenuto visuale e di design lasciano soltanto un'impronta bidimensionale, una mappa poco più che strutturale di come il web lega una pagina ad un'altra.

In modo simile opera anche questo webtracer che si basa sulla difficile arte del tracerouting, la tecnica attraverso la quale è, in una certa misura, possibile tracciare il percorso dei pacchetti IP attraverso la rete. Visualizzando tridimensionalmente i link presenti su una pagina web, il webtracer ricostruisce all'interno di una complessa struttura reticolare il collegamento di una determinata pagina con il resto del web. Il tipo di struttura, dicono gli autori, ci fornisce anche indicazioni molto precise sulla filosofia che è sottesa ad un certo sito.

Questo collage anarchico di elementi provenienti da diverse pagine web è il prodotto del lavoro di RIOT, un browser in grado non solo di decostruire la nostra visione standard del web ma anche di mescolare l'operato di più utenti all'interno di un'unica struttura. Questo fa del RIOT di Marc Napier il primo browser multiutente mai creato.