In
un recente articolo apparso sul sito di Repubblica.it
è presente un grido d'allarme per l'Europa dell'era telematica che
rischia di diventare generalizzato: "Un destino da colonia per
l'Europa on line". L'articolo apre con un intervento di Erkki
Liikanen, Commissario europeo per la società dell'informazione e
braccio destro di Romano Prodi per la New Economy, che dichiara:
"Nella storia
dell'economia non si era mai visto niente di simile. Mai le tecnologie
e i mercati si erano mossi a una tale velocità. Non possiamo
permetterci di perdere altro tempo: finora gli effetti delle politiche
degli Stati e della Commissione sono stati troppo lenti".
Ormai ciò che avviene nei
nodi della Rete ha un effetto immediato su Wall Street e Piazza Affari
tanto quanto la variazione del prezzo del petrolio. Per essere
protagonisti in questo mondo bisogna trasformarsi in cittadini
digitali. E per riuscirci bisogna agire a tutti i livelli: nelle
scuole, nelle università, sui posti di lavoro e soprattutto prendendo
decisioni politiche mirate.
In tutto questo, l'Europa
è, e rischia di restare, troppo indietro rispetto agli Stati Uniti.
Effettivamente il quadro non è molto confortante e segnala se non
altro qualche difficoltà. Ma la buona notizia è che i politici
europei stanno prendendo coscienza del problema e sembrano
intenzionati ad affrontarlo con una certa energia. Il 23 e 24 marzo
prossimi, a Lisbona, ci sarà un Consiglio europeo straordinario
dedicato a questi temi, cui seguirà una conferenza intergovernativa.
E l'Unione europea ha lanciato anche e-Europe, un'iniziativa per
incentivare la diffusione delle nuove tecnologie nei paesi
membri.
Ai programmi e progetti
bisogna inoltre far seguire anche fatti e iniziative concrete. E
soprattutto bisogna poter valutare la strada percorsa e quella che
rimane ancora da fare. Per questo, entro giugno, saranno messi a punto
degli indicatori per valutare il livello di trasformazione digitale
delle strutture e delle economie dei vari paesi europei. Per
prepararsi al Consiglio Europeo Straordinario di Lisbona del 23 e il
24 marzo, il Forum per la società dell'informazione e i vari
ministeri, sono attualmente al lavoro per stendere Il Piano d'Azione
Italiano per la Società dell'informazione che verrà presentato
durante l'iniziativa europea.
Un contributo importante
alla stesura del documento è stata dato durante la Conferenza
"L'Italia e il progetto e-Europe", tenutasi a Roma,
organizzata dall'Isimm
(Istituto per lo studio dell'Innovazione nei Media e per la
Multimedialità), in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia
e Scienze della Comunicazione dell'Università di Roma La Sapienza. La
Conferenza è stata patrocinata dalla Presidenza
del Consiglio dei Ministri e dal Forum
dell'Informazione.
Scuola, lavoro,
infrastrutture, il lavoro non manca di certo e l'upgrade tecnologico
deve investire praticamente ogni settore della nostra società. Si
tratta di uno sforzo complessivo che richiede investimenti e scelte
politiche e strategiche. L'iniziativa politica è quindi fondamentale
per indirizzare, stimolare e incentivare la crescita digitale del
nostro paese. Tra l'altro, non bisogna dimenticare che le istituzioni
pubbliche stesse devono a loro volta rinnovarsi e trasformarsi per far
fronte alle richieste e ai bisogni di una società tecnologicamente
avanzata.
Ma va anche detto che i
primi a rendersi conto delle enormi potenzialità del Web e
soprattutto dell'impatto che avrebbero avuto le tecnologie
informatiche sono stati gli operatori economici. Dopo essere stato per
lunghi anni il regno di scienziati e ricercatori, Internet è
diventato oggi una sorta di nuova e fertilissima frontiera. Una buona
idea, il coraggio di investire e un pizzico di fortuna, sempre
indispensabile, sono stati gli ingredienti di successi economici
spesso clamorosi. Basta pensare a realtà come Amazon,
Yahoo, eBay
o America Online.
Anche in Italia, pur con qualche anno di ritardo e con dimensioni
minori rispetto agli Stati Uniti, non sono mancate le iniziative di
successo. E oggi il mondo dell'e-business tricolore appare in pieno
fermento.
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