Non esiste un vero e proprio manifesto programmatico della letteratura cyberpunk. Anzi, come accade spesso per i movimenti letterari, il cyberpunk ha confini incerti e caratteristiche difficili da cogliere e definire in maniera univoca. Da molti punti di vista, l'accostamento di autori e generi sotto l'etichetta comune di 'cyberpunk' può essere considerato arbitrario, e in alcuni casi addirittura fuorviante. Eppure il termine ha un suo rilievo, e l'importanza del fenomeno cyberpunk non è affatto confinata alla stretta cerchia degli appassionati di fantascienza. Ma perché il cyberpunk ci sembra così importante da meritare uno spazio autonomo all'interno di un corso di introduzione ai nuovi media? E, prima di tutto: cos'è il cyberpunk? Vediamo di capirlo insieme.
Nel 1984 un giovane scrittore di fantascienza, William Gibson, pubblica un romanzo che avrebbe fatto scuola: Neuromancer (Neuromante). Neuromancer è ambientato in un futuro nel quale l'evoluzione dell'informatica ha portato alla creazione di un vero e proprio 'spazio informativo' elettronico largamente indipendente dallo spazio fisico, la cosiddetta 'matrice'. Questo ciberspazio (Gibson è il primo a introdurre il termine cyberspace, divenuto ormai abituale) è gestito dai computer, ed è popolato insieme da programmi e dalle rappresentazioni virtuali di persone 'immerse' in esso attraverso l'uso di apposite interfacce, basate in genere su un collegamento diretto fra cervello e computer.
Figura 18 - W. Gibson, l'edizione italiana di Neuromancer |
Il protagonista del romanzo, Case, è un 'cowboy dell'interfaccia', abituato a muoversi nel ciberspazio con la facilità e la disinvoltura con la quale i cowboy cavalcavano nelle pianure del selvaggio West. Ma il mondo immaginato da Gibson non assomiglia affatto né ai vasti spazi della prateria e all'epopea largamente individualistica del West, né al paradiso tecnologico prefigurato da alcuni degli attuali 'profeti' di un nuovo umanesimo digitale. E' un mondo cupo e violento, in cui il controllo dell'informazione significa potere ed in cui il potere è appannaggio di chi controlla l'informazione: dunque, in primo luogo, delle multinazionali informatiche. La dimensione della rappresentatività e della mediazione politica non fa parte di questo futuro inquietante, in cui le differenze economiche e sociali fra ricchi e poveri si sono esasperate anziché ridursi, in cui le droghe – anche nella loro variante informatica – diventano strumenti di emarginazione e di controllo sociale, in cui lo stesso organismo umano si trasforma in un ibrido di biologia e tecnologia elettronica.
In questo mondo, le interfacce fra uomo e computer sono diventate vere e proprie 'componenti aggiuntive' del nostro organismo, in grado di collegare direttamente la macchina ai recettori nervosi del nostro cervello, e il cui uso improprio può creare danni neurologici permanenti. In Neuromancer, proprio un danno di questo tipo rappresenta da un lato la 'punizione' dalla quale Case viene colpito per aver cercato di giocare sporco, tenendo per sé alcune informazioni reperite illegalmente sulla matrice per conto di una multinazionale, dall'altro la molla della sua ricerca di vendetta.
Ma l'importanza di Neuromancer non risiede nella sua trama. Risiede piuttosto nella prefigurazione – letterariamente assai efficace - di un futuro in cui la tecnologia contribuisce a produrre una società diseguale e violenta, in cui gli spazi informatici virtuali e condivisi diventano un luogo di conflitto economico e politico centrato sul controllo dell'informazione, in cui questo conflitto produce disadattamento ed emarginazione, in cui l'uomo-macchina, o meglio l'uomo-interfaccia, integra o sostituisce l'uomo biologico.
E' questo futuro che, negli anni '80 e '90, la letteratura cosiddetta 'cyberpunk' continua ad esplorare.
Il termine cyberpunk in realtà è coniato non da un appartenente al movimento ma da Gardner Dozois, editor di una prestigiosa rivista di fantascienza (l'Isaac Asimov's Science Fiction Magazine) particolarmente attenta al fenomeno. Già nel 1985, un anno dopo l'uscita di Neuromancer, in occasione di una convention fantascientifica ad Austin nel Texas, sotto questa etichetta e sotto il comune influsso di Gibson – ma anche sotto la più lontana influenza di un altro scrittore di fantascienza, Philip Dick, divenuto dopo la sua morte un vero e proprio autore di culto - si raccolgono autori come Bruce Sterling, John Shirley, Pat Cadigan, Rudy Rucker. Nomi a cui se ne aggiungeranno altri, compresi quelli di scrittori che in seguito esploreranno all'interno della fantascienza strade diverse dal cyberpunk, come Michael Swanwick, Kim Stanley Robinson e Lucius Shepard.
Figura 19 - La letteratura cyberpunk ha conosciuto anche numerose trasposizioni cinematografiche, di qualità non sempre adeguata |
Come si accennava, il termine 'cyberpunk' è in fondo largamente arbitrario, così come lo è la contrapposizione, della quale si è molto parlato all'inizio degli anni '90, fra autori di fantascienza 'umanista' e autori cyberpunk. Ma non sono questi sviluppi che ci interessano in questa sede. Ci interessa piuttosto sottolineare due fondamentali motivi di importanza del fenomeno cyberpunk.
In primo luogo, la capacità di prefigurare linee e tendenze dello sviluppo tecnologico: si pensi appunto all'introduzione del termine 'ciberspazio', all'anticipazione di soluzioni ingegneristiche – in particolare nel campo delle interfacce - in diversi casi vicine a quelle poi realizzate o alle quali si lavora effettivamente nei laboratori di ricerca, al riconoscimento dell'enorme impatto sociale e politico delle reti (negli anni '80 Internet era ancora un fenomeno largamente 'per addetti ai lavori', ed era assai difficile prevederne l'impetuoso sviluppo). Una capacità di prefigurazione tutt'altro che casuale, dato che da un lato diversi fra gli scrittori di fantascienza dell'ultima generazione nascono e si formano a stretto contatto con i laboratori di ricerca nei quali lavorano gli ingegneri informatici, dall'altro gli stessi informatici sono spesso appassionati di fantascienza (si ricorderà che proprio alla fantascienza era dedicato il primo newsgroup creato su Internet!).
In secondo luogo, l'immagine di una evoluzione tecnologica che non corrisponde necessariamente a una evoluzione sociale e politica in senso partecipativo, ma che al contrario può associarsi a uno sviluppo della società segnato da conflitti violenti, diseguaglianze, emarginazione, degrado, disumanizzazione (si tratta di temi sui quali torneremo anche noi nella nona dispensa). Un'immagine che rappresenta un avvertimento, un grido di allarme, tanto più efficace in quanto la sua esplorazione letteraria non è segnata da facili moralismi ma da descrizioni avalutative, lucide e talvolta spietate. Un'immagine che è bene tenere presente.