Gli strumenti di comunicazione interpersonale disponibili su Internet, coma la posta, le conferenze e gli ambienti condivisi, fanno della rete un vero e proprio luogo di interazione sociale. Un luogo virtuale, certamente, ma capace di coinvolgere milioni di persone che quotidianamente vi svolgono molteplici attività individuali e collettive.
Secondo alcuni studiosi ci troviamo di fronte alla nascita di vere e proprie forme di comunità virtuali. Il giornalista e studioso Howard Rheingold ha dedicato a questo tema un interessante libro, intitolato appunto Le comunità virtuali, in cui analizza le dinamiche sociali che si sono determinate nella ormai storica comunità telematica The Well (http://www.well.com ), alla cui costruzione hanno partecipato personaggi eminenti sulla scena della 'cybercultura'.
A partire da questa esperienza, Rheingold sostiene che la pratica comunicativa mediata dal computer può creare dei vincoli così profondi tra i soggetti che vi partecipano, da dare origine ad una vera e propria comunità. Anzi, la comunità virtuale è una comunità fortemente solidale e disinteressata, poiché si basa sulla comunanza di interesse intellettuale e non sugli interessi materiali, sulla territorialità o sui vincoli di razza. Una dimostrazione dello spirito solidale che anima i frequentatori del ciberspazio, secondo Rheingold, è costituita dalla prevalenza dell'economia del dono negli scambi di risorse sulla rete. E ricorda a questo proposito la disponibilità con cui esperti e professionisti di un certo settore forniscono consigli e supporto ai membri meno abili nell'ambito di un gruppo di discussione.
Inoltre le smaterializzazione dell'interazione consente di superare tutti gli ostacoli e le diffidenze fondate sulla differenza, sia essa di genere, razza o classe, che invece rendono conflittuale la convivenza sociale nel mondo reale. La comunicazione telematica sarebbe democratica ed egualitaria per sua intrinseca natura.
Ma accanto alle visioni positive sulla comunicazione mediata dal computer, non mancano posizioni critiche. Molti ad esempio mettono in dubbio che i luoghi di interazione in rete possano dirsi vere e proprie comunità, poiché esse si limitano alla sola interazione comunicativa scritta e prescindono da tutto un insieme di vincoli materiali che in genere si stabiliscono tra i membri di una comunità reale. Inoltre, si osserva, l'appartenenza ad una comunità presuppone un vincolo di esclusività che impone ai suoi membri di non fare parte di altre comunità. E questo non accade quasi mai per i membri di una comunità virtuale.
Anche la natura della comunicazione mediata dal computer è stata sottoposta ad una serie di rilievi critici. Se in teoria essa si presenta come formalmente democratica ed egualitaria (dietro ad uno schermo saremmo tutti uguali), dal punto di vista sostanziale essa richiede una disponibilità strumentale (apparecchiature, accesso alle reti etc.) ed un livello di competenza che non sono certamente appannaggio di ogni gruppo sociale o di ogni fascia generazionale. L'esclusione insomma, avviene prima ancora che ci si possa affacciare nell'arena comunicativa.
E d'altra parte la natura immateriale della comunicazione permette di assumere identità fittizie che minano il principio di responsabilità individuale. Lo stesso Rheingold, ritornando a riflettere di recente su questi temi, ha assunto una posizione più problematica e meditata:
"Non si ha una persona reale di fronte e non la si incontrerà mai. Ecco perché, forse, non si avrà lo stesso senso di responsabilità che si ha con il vicino di casa. È anche facile, una volta collegati, mascherare la propria identità fingendo di essere qualcun altro. Le persone poco gentili possono fingere di esserlo e vice versa. Alcuni cercheranno di ingannarvi in comunicazioni sociali o economiche per le quali è possibile non sentirsi preparati. Ritengo sia importante che la gente capisca come utilizzare questo medium, così da non essere più sorpresi quando la gente pretende di essere quello che non sono…Quando si è in rete, visto che non si ha la persona di fronte, non la si vedrà piangere se la si ferisce e nessuno potrà picchiarvi se riceve un insulto. Bisogna essere molto cauti nell'utilizzare la parola "comunità". Penso che la gente collegata possa sviluppare relazioni e possa incontrarsi nel mondo reale. Questo è un modo magnifico di connettersi con la gente che condivide valori e idee. Se non si ha una vera connessione, l'idea di comunità diventa abbastanza distante dalla nostra idea tradizionale di comunità". (Su tutte queste tematiche torneremo nella prossima dispensa, affrontando il tema dell'interazione sociale negli spazi virtuali [VC 5 Editoriale: Franco Carlini])