Blog o Blob? Raccontiamoci così. senza pudori
Cristina Pini, Marta Mandò
La comunicazione diventa "blogging" forse una nuova forma di giornalismo
Eccolo il nuovo modo di comunicare pensieri e parole - Battisti
docet - in Rete, velocemente. Si parla del WebBlog - contrazione
di Web e Log ovvero un sito (Web) che tiene traccia e propone tracce
(log) - fenomeno nato negli ultimi anni del secolo scorso negli
Stati Uniti ma che sta prendendo fortemente piede anche in Italia.
Incrocio forzato tra un Forum e una pagina Web, non è altro che
un nuovo modo di condividere informazioni, notizie e storie di ogni
genere e tipo, in un ambiente dove gli spacciatori di notizie possano
leggere ed essere letti. Fenomeno che si è affermato come genere
giornalistico (e letterario) a sé stante, il cui stile letterario
è paragonabile allo stile di un commento e la cui struttura narrativa
è simile a quella di un diario. Arrivando a superare così la barriera
deontologica del giornalista. A chi spetterà il compito di rettifica
delle notizie inesatte e a chi spetterà riparare agli errori?
I primi weblog sono nati nel 1997 negli Stati Uniti e fin da subito
il loro uso è stato indirizzato su due differenti filoni, da una
parte l'informazione, le notizie e gli aggiornamenti che non servono
'semplicemente' per informare ma per fornire un elemento di discussione
sulla falsa riga dei newsgrups. Dall'altra i diari e le battute
più simili al chat. In entrambe i casi gli iniziatori provengono
dal mondo Linux, fatto non casuale perché il significato più profondo
di questo movimento è la rottura di modelli stereotipati del fare
Internet e l'affermazione di una modalità Free.
Ecco perché quasi tutti i weblog utilizzano software pensati per
piattaforme Linux, basati su una banca dati per pubblicare e ordinare
in modo automatico i contenuti. Si trascura la grafica per dare
spazio solo ai contenuti e alla velocità di pubblicazione.
Uno dei primi siti weblog è SlashDot,
nato, sul filone informazione, in seno alla comunità dell'Open Source.
Il sito è una piazza, un continuum di interventi, un raccoglitore
di notizie sebbene non in ordine sparso ma spesso suddivisi per
argomenti. Chiunque può pubblicare una news, spesso riprendendola
da altre fonti o giornali on line, come a dire "Avete letto? Io
penso che..e voi? Fate i vostri commenti" da qui parte un thread
di discussione tutto incentrato sulla notizia di partenza.
Un meccanismo che mette in crisi i modelli tradizionali della comunicazione
e informazione: pensiamo alla centralità e responsabilità editoriale
non più affidata all'emittente mentre si annullano le differenze
tra colui che produce il messaggio e il passivo lettore, tutti sono
sullo stesso piano. Questa, dicono, è la comunicazione su Internet,
non più unidirezionale né bidirezionale ma reticolare.
Nel fenomeno "blogging" oltrepassiamo la barriera della carta stampata,
della testata e dell'editore arrivando oltremodo a superare il concetto
di mera lettura. Raggiungiamo il superamento della fisicità, uno
degli scopi della tanto celebrata autostrada digitale. Il nuovo
modo di informare non è più verticale (scrittore/giornalista-lettore)
ma sempre più circolare (lettore-scrittore-lettore), e il "blog"
sembra voler rispettare appieno questo paradigma.
La pubblicazione di storie personali e addirittura eventi di cui
si è stati primi testimoni, piuttosto che lo scrivere racconti che
emergono dalla nostra prima esperienza, eventi e parole che siamo
in grado di aggiornare quotidianamente e che offriamo a chiunque,
chiunque si trovi a passare di là.
Ma nei "blog" le notizie non sono mai "fresh meat", non sono mai
di prima mano e le fonti risultano spesso essere tra le più disparate.
Tutto questo riporta a quanto precedentemente detto sulla natura
dell'informazione. Autori ed editori al tempo stesso, ma senza una
responsabilità diretta sulla notizia. Forse senza alcuna etica.
Apporre la propria firma, farsi leggere. È questa la fenomenologia
- priva di ogni giudizio e di un linea editoriale - del "blogging".
Chi scrive diventa un blogger, un bloggatore, un piccolo editore
solitario ma è subito evidente che è dentro una comunità che va
avanti costruendo spontaneamente i suoi schemi comunicativi. Se
c'è una bandiera è quella unica che unisce inevitabilmente l'informazione
alla libertà espressiva.
La definizione forse più calzante è quella data da Michael Swaine,
uno dei guru della Silicon Valley: "i Weblog come loci ameni della
letteratura Rinascimentale: una radura nel bosco per riflessioni
liriche e riparo, un giardino dove il cavaliere errante può uscire
dalla mischia per ritrovare sé stesso. Questo ha un suo senso: non
esistono fuochi di guerra nei blog, e l'espressione individuale
in alcuni casi raggiunge un livello lirico".
Quindi weblog come un potentissimo strumento per raggiungere il
resto del mondo, o uno dei più potenti strumenti che ci sono stati
messi a disposizione per gratificare il nostro ego al limite dell'irresponsabilità?
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