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Nuovi media, vecchie balle

Georgia Garritano

L'informazione online offre anche tante bufale. Come quella offline

Nell'informazione online, seria o leggera, istituzionale o alternativa, si nasconde anche un buon numero di bufale. Esattamente come nell'informazione che viaggia su altri media.

Era solo una mossa pubblicitaria, ad esempio, la vendetta online della ragazza che nel 2001 pubblicò sul sito Uboot.com le fotografie in biancheria femminile del suo ex, colpevole di averla tradita con la sua migliore amica. In realtà, si trattava di un indossatore ma la notizia era stata ritenuta plausibile da molte autorevoli testate e la curiosità per il castigo inflitto al presunto fedifrago aveva attirato sulla pagina web decine di migliaia di visitatori. Del resto, con intenti completamente diversi, non commerciali ma dissacratori, il gioco era già stato realizzato anni prima, quando, nell'ottobre del 1995, il quotidiano (cartaceo) "Il Resto del Carlino" aveva accolto come autentica la lettera di una sedicente prostituta contagiata dall'Aids che, per vendicarsi, infettava i suoi clienti, missiva firmata con la sigla L. B. e poco dopo rivendicata da Luther Blisset, un nome dietro il quale si celavano centinaia di individui che, in Italia e all'estero, smascheravano, con le loro beffe, la disinformazione.

Era una truffa anche il diario online di una ragazza americana malata di leucemia, Kaycee Nicole Swenson, pubblicato su Internet sempre l'anno scorso, che aveva suscitato tra i navigatori una forte commozione, amplificata dai giornali online. Ma la finta solidarietà ha tratto in inganno anche i media tradizionali: molti giornalisti della carta stampata, a cominciare da quelli del prestigioso "New York Times", si sono impietositi di fronte a questa o a simili storie.

Non ha alcun fondamento neanche l'allarme sui gatti bonsai che, col passaparola della posta elettronica, circola in rete ormai da mesi (un accorato appello è giunto recentemente anche alla nostra redazione). C'è un sito ("Bonsai Kitten") che fornisce istruzioni su come "costruirsi" un micio in miniatura: basta infilare un cucciolo in un contenitore di vetro e alimentarlo con delle sonde.

Sono falsi molti scoop circolati su Internet dopo l'attentato alle Torri gemelle dell'11 settembre. Chi non ha ricevuto per posta elettronica il testo della centuria di Nostradamus in cui si profetizzava il terribile accadimento? Ebbene, il veggente non ha l'ha mai scritta. Per non parlare, poi, della fotografia del turista sulla terrazza di uno dei due grattacieli con uno degli aerei bomba alle sue spalle che sta per schiantarsi contro l'edificio, nient'altro che un fotomontaggio. Se questi e altri "scherzi" hanno invaso i siti Internet, la televisione ha preso parte a una mistificazione ancora più grave mandando in onda, a cominciare dall'influente Cnn, il video dei festeggiamenti dei palestinesi alla notizia della strage, immagini che risalivano invece a dieci anni prima, alla Guerra del Golfo. Un episodio che ha più di un precedente: proprio durante la Guerra del Golfo giornali e telegiornali mostrarono l'immagine, costruita ad hoc, del cormorano invischiato nel petrolio e nel 1989, quando la Romania si ribellò al dittatore Ceausescu, quella dei morti di Timisoara, in realtà cadaveri che risalivano a parecchio prima della presunta sanguinosa repressione.

I "bidoni" specifici della rete, i cosiddetti "hoax", che hanno nella catena e-mail il loro mezzo di propagazione, appartengono principalmente a due categorie: gli allarmi relativi a virus tanto distruttivi quanto inventati e gli appelli a buone azioni in favore, per lo più, di inesistenti bambini malati. Sono sicuramente elementi di disturbo che generano uno spreco di risorse e possono indurre gli utenti a prendere decisioni sbagliate e a mettere a rischio la propria privacy: chi ha familiarità col canale telematico ha, forse, imparato a diffidare ma tutti possono "caderci".

Se Internet avvolge le finte notizie in una confezione più smagliante, e quindi più accattivante e credibile, rispetto a quella fornita da altri mezzi di comunicazione è, difficile dirlo. È certo, tuttavia, che se il web sparge il "virus" della menzogna, dell'errore e della falsificazione ad arte, esso diffonde anche l'antidoto. Contro la diffusione delle informazioni fittizie la rete ha cominciato a prendere delle contromisure: crescono, infatti, sia i siti che raccolgono le bufale, sia i servizi online che si occupano, per conto di un committente, di monitorare le notizie. I primi contribuiscono ad accrescere la consapevolezza dei lettori; i secondi, le cosiddette agenzie di "web clipping", tutelano i soggetti che fanno notizia. Quanto ai produttori di informazione, la regola della verifica delle fonti è valida tanto offline che online e, del resto, alla fine, ci sono, comunque dei giornalisti che si danno da fare per scoprire la verità e che riescono nell'intento.