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Tecnosesso? Molto porno e poco cyber

Cristina Pini

Vince la pornografia ma si aprono nuovi fronti per le tecnologie applicate all'eros

Nel quadro tracciato dall'ultimo rapporto Eurispes - quadro che ci mostra sempre più simili all'Oblomov di Ivan Goncarov piuttosto che al Case descritto da William Gibson - gli italiani preferirebbero un sano sesso fisico a un sesso contaminato da browser, modem, bit e silicio che ancora sembrano appartenere a un futuro lontano.
In Italia quando si parla di cyber-sesso ci si riferisce a una realtà prevalentemente voyeristica, tutta rivolta alla pornografia in rete e non. E a dimostrazione di quanto ancora siamo lontani dal progressivo emergere del mondo parallelo di cui tanto parliamo sono i numeri che escono dal recente rapporto Eurispes. Ogni anno in Italia sono venduti oltre 400mila vhs dal contenuto esclusivamente pornografico - e dove le voyeuse sarebbero salite nel giro di un anno dall'1,5% al 30% - e dedicheremmo in media 36minuti al mese alle visite di siti ad esclusivo contenuto pornografico. Interessanti anche i numeri delle hot-line telefoniche (ma qui si parla di un medium desueto, che poco ha a che fare con la realtà virtuale), che sarebbero state quantificate in più di 1.225 all'inizio di questo secolo. Ma è la chat la vera smania che si è impadronita degli italiani, sarebbero infatti più 2milioni i frequentatori di stanze - esclusivamente testuali - virtuali. In America il discorso cambia, infatti negli Stati Uniti sono più di 8milioni le persone che usano Internet, come fosse una vera e propria agenzia matrimoniale, per trovare l'anima gemella; e più di 200mila le persone affette da "cybersexual addiction", ovvero coloro che non riescono a stare lontani dal porno-web.

Altro che cyber-sex, sono i cyber-dating (i cyber-appuntamenti) la nostra realtà. Da Norman e Monique alla Meg Ryan di You've got mail (supremo alfiere della filmografia dedicata ai rapporti sentimentali intrecciati nel cyber-spazio ) tutte situazioni dove i rapporti virtuali attraversano dinamiche esclusivamente emotive senza contaminarsi con la fisicità, in una sorta di fusione metafisica delle anime, poiché ne Meg Ryan, né Monique sono, probabilmente, "quel tipo" di ragazze. E al grido angosciato dei tradizionalisti che continuano a sostenere "che non si può instaurare un rapporto intimo a distanza", argomentando questa affermazione nella "necessaria prossimità fisica a fondamento primo della conoscenza" risponderemo da oggi al 2030 con il sesso neurobionico come da predizione della sacerdotessa dell'OMS Judith Mackay?

Dal 1974 si parla di Teledildonics o teledildonica, secondo molti il futuro del sesso, termine coniato da Ted Nelson (l'inventore del termine ipertesto e ideatore del progetto Xanadu destinato alla costruzione di un archivio mondiale, multimediale e ipertestuale). Con Teledildonics, Nelson voleva intendere un sistema capace di convertire segnali audio in sensazioni tattili, provocando così un surrogato virtuale dell'esperienza sessuale, fisicamente intesa come tale. In parole povere concepì un apparecchio che permettesse alle persone di fare sesso pur essendo distanti. Qualche anno più tardi il termine viene associato a Howard Rheingold che nel suo libro Virtual Reality vi dedica un intero capitolo: "Mettete insieme una versione perfezionata di "pelle intelligente" e un computer molto potente, un software ingegnoso e una rete ad alta velocità, otterrete così un sistema teledildonico. Il tecnosesso è la possibilità di ottenere brividi di eccitazione e di piacere in una comunione di amorosi sensi senza alcun contatto fisico i cui effetti sociali arriveranno ad essere potenzialmente rivoluzionari. Cosa resterà quindi della morale convenzionale, e cosa dei rituali sociali e dei codici culturali creati ad esclusivo rinforzo al concetto di moralità? E' la liberazione dal corpo l'ultima rivoluzione sessuale e, o, il primo passo verso l'abbandono della fisicità? L'intimità, l'identità e la riservatezza si fonderanno in qualcosa a cui ancora non sappiamo dare un nome.". Questo è quanto affermava nel 1991 lo stesso Rheingold.
Ma il concetto di smaterializzazione corporea che lascia spazio a esperienze sessuali virtuali trova radici, più o meno profonde, già nella letteratura e nella filmografia fantascientifica degli anni '60 dello scorso secolo.
In molti ricorderanno il romanzo The Primal Urge - liberamente tradotto con "La lampada del sesso" - di Brian Aldiss, nel quale era immaginata sulla fronte delle persone, una lampada collegata al processo neurale legato all'eccitazione; lampada che si accendeva e si spegneva a seconda degli impulsi dettati dal soggetto che si aveva di fronte. Così come ricordiamo con divertimento le avventure erotiche di Barbarella - l'intrepida e avveniristica cyber-eroina delle galassie del 40° secolo - descritta nell'omonimo film di Roger Vadim del 1967, come le vicende del protagonista di The Sleeper le cui esperienze sessuali erano legate al mitico Orgasmatron, apparecchio capace di donare le stesse sensazioni ottenute attraverso un contatto fisico.
La fantasia legata alla possibilità di praticare sesso virtuale si è scatenata. Nel 1992 fa scalpore la copertina del secondo numero della rivista di tendenza cyber-pornografica Future Sex sulla quale venivano rappresentati un uomo e una donna coperti interamente di cavi elettrici e componenti legati al cyber-sesso. E di lì a poco assisteremo alla più memorabile rappresentazione di una scena di sesso virtuale, nel film The Lawnmover Man - il Tagliaerbe -datato 1992, dove, dapprima poetica e poi predatoria l'intensità dell'atto distrugge permanentemente la mente della partner del protagonista. Zenith rappresentativo del Santo Graal del sesso via Internet, la liberazione del corpo attraverso l'uso di tecniche immersive, ovvero quando il mondo diventa interfaccia.
Ma cosa si intende nella realtà quando si parla di sesso attraverso il computer?
Sensori applicati all'interno di una seconda pelle da indossare a nostro piacimento e in qualsiasi momento, capaci di simulare amplessi attraverso scariche elettriche piuttosto che caschi e guanti che ci proiettino a "toccare" il nostro partner oltre-oceano. Ci avviciniamo sempre più a questo mondo quando veniamo a conoscenza dell'avvenuta realizzazione della "tuta per il cyber-sex" tutta italiana, progettata e costruita da Helena Velena, transgender teorica/o del sesso virtuale, strumento inteso come vero e proprio accessorio di liberazione sessuale; piuttosto che la macchina sottopelle dotata di elettrodi e telecomando capace di riprodurre elettricamente il piacere sessuale attraverso un semplice interruttore, acceso-spento, on-off (sic). E arriviamo altresì a credere alla cyber-bufala di fine secolo. E' stata infatti pubblicata come notizia veritiera, su un notissimo settimanale italiano, la realizzazione del FUFMe, marchingegno hardware (dall'apparenza molto hard e poco ware) - per lui e per lei - da collegare al computer e in grado di simulare, attraverso il movimento di un joystick remoto, un vero e proprio amplesso sessuale a distanza.

Quindi benvenuti nel mondo della Teledildonica. Nessun pericolo di malattie, nessuna gravidanza indesiderata, nessun imbarazzo la mattina dopo, e probabilmente nessuna intimità. Una gran tristezza o futuro prossimo annunciato?