Verso un’offerta sempre più diversificata
Dopo anni di crescita continua l'audience televisiva,
in Europa, si è stabilizzata intorno alle tre ore e mezza quotidiane,
le risorse sono arrivate ad un livello di maturità difficilmente
oltrepassabile (oltre il 94% delle famiglie ha la televisione; tutti
i canali trasmettono 24 ore al giorno). Ed è assai improbabile che
i finanziamenti pubblicitari possano crescere a un tasso reale annuo
del 2%-3%. Il che significa che a margine di una crescita costante
dei costi le risorse iniziano a ristagnare. Diventa quindi essenziale
riuscire a trovare nuovi sbocchi e accedere a nuove fonti di finanziamento.
Di qui la grande pressione per la televisione a pagamento in tutte
le sue forme in primis la televisione satellitare. Ne discutiamo
con Paolo Giaccio, direttore di RaiSat Show, RaiSat Cinema e RaiSat
Album
Stiamo entrando nel mondo del webcasting, cioè della trasmissione
audiovisiva su Internet. Cosa ne pensa dei meccanismi della televisione
applicati a Internet?
Si tenderà sempre di più alla convergenza o i due mezzi continueranno
a mantenere delle profonde differenze? Penso che la convergenza
esista ed esisterà sempre di più. Nel mondo della Tv digitale si
sta lavorando ai nuovi decodificatori di seconda generazione, i
cosiddetti G2, che daranno al telespettatore la possibilità di interagire,
di scaricarsi degli ipertesti, stampare delle notizie, quindi in
qualche modo le stesse opportunità che ora si ottengono con Internet.
Credo che la vera differenza come al solito siano i contenuti. Noi
di RaiSat siamo dei content provider, cioè costruiamo contenuti,
poi li possiamo distribuire attraverso tutte le forme che ci sono.
È chiaro per ora il primato tecnico della televisione digitale sul
webcasting su Internet è enorme perché la qualità dell’immagine
in movimento è garantita soltanto dalla tv digitale, ma non è detto
che fra qualche anno non si riesca anche via Internet ad arrivare
alla stessa cosa. A quel punto ognuno sceglierà il mezzo o i mezzi
a disposizione.
C’è molta sperimentazione in Italia sui formati interattivi?
Non c’è molta sperimentazione, ma stiamo comunque sperimentando
nuovi formati. Il vero problema in realtà è che ancora non esiste
il decoder che poi permette al telespettatore a casa di interagire.
Per ora si fanno delle prove virtuali sul canale RaiSat Art dove
abbiamo mostrato la visita ad una mostra con annessa visita alla
città con una guida del Gambero Rosso, il nostro canale sulla cucina
e i migliori ristoranti, con i filmati dei ristoranti e alberghi
con la possibilità di prenotare: questo tipo di cose avvengono per
ora in teoria, saremmo pronti se ci fosse la tecnologia e se fosse
distribuita, quindi tra un anno o due.
Secondo lei, il pubblico si disaffezionerà alla televisione
generalista?
Secondo me, dobbiamo considerare che c’è un pubblico pigro, poco
informato, non alfabetizzato che comunque si accontenta e si compiace
della tv generalista: è il pubblico a cui i pubblicitari vendono
prodotti di massa, che costano poco per ogni unità ma molto distribuiti.
C’è poi un altro mondo, il mondo del pubblico che segue le nostre
tv che già deve pagare dalle 30 alle 50 mila lire almeno al mese
per avere accesso, quindi è un pubblico certamente diverso: è più
informato, sopporta programmi in lingua originale con sottotitoli,
cerca programmi alternativi diversi, è un pubblico certamente più
ricco e con una disposizione all’acquisto molto maggiore. Secondo
me, è il pubblico che fa la vera differenza, per cui la differenza
del futuro non saranno i numeri (continueremmo ad avere milioni
di spettatori per il programma del sabato sera di prima serata o
il grande film) ma questo pubblico sarà bruciato prima da un altro
pubblico che avrà già visto i film, avrà già visto i programmi migliori
comunque scelti dal grande menu della tv digitale.
Quali sono i motivi di crescita delle televisioni digitali?
Il grande boom della tv digitali è dipeso da tre cose: prima di
tutto, il calcio, cioè offrire a tutti gli appassionati la partita
della propria squadra ad orari stabiliti. La seconda è il cinema:
poter vedere i film in anticipo, poterli vedere senza interruzioni
pubblicitarie, poterli addirittura comprare in pay per view, ancora
prima dell’uscita nella normale pay tv. La terza che sta sfondando
adesso ma nessuno dà i dati per moralismo e pruderia è il porno:
dopo le undici di sera i canali sono pieni di film porno, naturalmente
a pagamento con attenzione perché i bambini non li vedano, ma comunque
il porno è uno dei motivi di successo delle televisioni tematiche.
Oltre a queste tre scelte principale, c’è certamente anche la cultura,
la cucina, l’arredo, l’abitare e così via, per cui alla fine uno
ha a disposizione un palinsesto che fra l’altro è intercettato su
Internet, sui mensili specializzati o anche sui settimanali. Ad
esempio, “La Repubblica” è stato il primo quotidiano a pubblicare
ogni giorno tutti i programmi delle tv satellitari.
A parte questi tre grandi filoni, le altre televisioni faticheranno
molto a emergere?
No, certamente continueranno a crescere. Intanto sono nate molte
tv anche nel “free”: il canale di Medicina, il canale di stile italiano,
il canale delle barche Sailing Channel e tanti altri canali di questo
genere che cominciano a conquistarsi piccole nicchie di mercato.
È vero che è una televisione povera perché non ha per ora grossi
investimenti alle spalle, per cui bisogna fare i salti mortali per
riuscire a offrire un bel prodotto. È anche vero, però, che il mondo
raccontato in questa nostra società, in cui tutti vogliono mettersi
in mostra, in vetrina, dà una grande mano: per esempio tutti quelli
che hanno una bella barca sono contenti che una troupe vada a filmare
una gara.
RaiSat
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