L'invenzione della radio
Di Amedeo Gianfrotta
Oggi sono più di 35.000.000 gli italiani che ogni giorno
accendono la radio rendendola, certamente il media più diffuso e
più duttile. Non tutti, però, ne conoscono di storia. Le prime
trasmissioni furono emanate nel 1924 dalla URI (Unione Radio
Italiana) divenuta nel 1928 EIAR (Ente Italiano Audizioni
Radiofoniche) l'odierna RAI. Anche lo strumento tecnologico è
frutto di successive elaborazioni: il primo passo fu il
"telegrafo senza fili". La sua invenzione, si deve a un
collaboratore di Guglielmo Marconi, un giovane studioso italiano
originario di Bologna, il quale aveva messo a punto, nel 1895, a
soli 21 anni, il primo radiotelegrafo. Il brevetto del
radiotelegrafo però fu inglese, dal momento che il Ministero delle
Poste e Telecomunicazioni italiano si dimostrò disinteressato.
Presto l'importanza del telegrafo senza fili risultò chiara agli
occhi di tutti: Marconi nel 1909 ottenne meritatamente il Premio
Nobel per la fisica e la sua invenzione si rese protagonista di un
importantissimo episodio di cronaca. Nel 1912 il più grande
transatlantico del mondo, il Titanic, mentre compiva il suo primo
viaggio, urtava contro un iceberg e in pochi minuti colava a picco.
Soltanto l'SOS lanciato col radiotelegrafo consentì ad altre navi
di venire in soccorso dei naufraghi, salvandone 700 su 1200. Un
passo ulteriore fu l'invenzione della radio. La trasmissione a
distanza e senza fili della voce umana, la radio, appunto, fu resa
possibile da uno speciale amplificatore dei segnali, detto valvola
termoionica, inventato da un collaboratore di Marconi e perfezionata
da un americano. In ogni caso Marconi rimase all'avanguardia anche
in questo campo, e dalla sua società inglese di radiodiffusione,
fondata subito dopo il suo trasferimento in Inghilterra, in seguito
al disinteresse italiano per la sua eccezionale scoperta, fu
trasmesso nel 1920 il primo concerto di musica classica. Dieci anni
più tardi i possessori di radio del mondo erano già alcuni
milioni, e la fabbricazione di questi apparecchi costituiva uno dei
maggiori settori della produzione industriale. Se questi apparecchi,
abbastanza cari, fossero stati acquistai soltanto dai più ricchi,
la loro diffusione sarebbe stata limitata. I più numerosi
acquirenti furono invece proprio i meno ricchi, che non potendo
permettersi concerti o teatri, con la radio avevano in casa svago e
divertimento.
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