Ipertesto, ovvero l'apprendimento collaborativo
Lavorare con gli ipertesti non solo facilita e
arricchisce l'apprendimento, ma modifica la relazione tra insegnante
e studente. L'apprendimento può rivelarsi anche piacevole:
all'autorità subentra il dialogo. Lo afferma il professor Luciano
Ardiccioni, docente di filosofia a Firenze, e consulente della Casa
Editrice D'Anna.
Professore, nei tempi recenti, da conoscenza statica e forse
passiva, siamo giunti ad una conoscenza attiva, partecipativa,
potenzialmente globale. In che modo i nuovi strumenti multimediali
stanno modificando la percezione della didattica?
Con i nuovi mezzi informatici, l'insegnante non ha più il
compito di insegnare a leggere ed a scrivere o a far di conto allo
studente. Non deve partire dall'idea che tutto ciò che lo studente
ha da imparare debba essere da lui insegnato. Con i nuovi mezzi
informatici, lo studente porta nell'attività didattica conoscenze e
competenze spesso acquisite fuori della scuola, e quindi lo pone su
un piano di collaborazione con l'insegnante che con gli strumenti
tradizionali e' sostanzialmente negato.
In pratica, lo studente è a volte anche formatore e cresce
insieme con lui. In questo nuovo contesto, qual è il ruolo del
docente e quali sono le sue competenze, perché il percorso
didattico possa essere rispettato?
Valorizzare le competenze informatiche degli studenti non vuol
dire trasformare l'attività didattica nella produzione di una serie
di video clip o di pagine Web: vuol dire applicare queste conoscenze
e, quindi, gli strumenti informatici ai contenuti della nostra
cultura. Possiamo fare, ad esempio, un ipertesto partendo dal testo
originale delle troiane, naturalmente non limitandosi a proporre
quel testo su un monitor di computer anziché su un libro, ma
consentendo allo studente di intervenire sul testo, cioè di
integrarlo con video, suoni, immagini, grazie all'informatica. Le
competenze dello studente diventano strumento per appropriarsi in
maniera più efficace dei contenuti della nostra attività
didattica.
In un prodotto dove margini e confini di competenze sono già
definiti, inserire un ulteriore monitoraggio da parte del docente
non può inibire lo studente?
Io penso di no, il problema del controllo legato all'informatica
è un problema grossissimo, ma non credo che si ponga a livello di
attività didattica. Anzi, l'uso di strumenti informatici
all'interno dei laboratori, può sdrammatizzare il rapporto fra
studente ed insegnante. Lo studente si comporta ed interagisce con
l'autore classico in una sorta di dialogo: grazie al computer, viene
meno il concetto di autorità e resta il rispetto; al subire
l'autorità subentra il dialogo. In questo senso, il livello di
controllo viene accettato molto meglio da uno studente che può
interagire.
Una didattica collaborativa e forse anche divertente, una vera
e propria rivoluzione non crede?
L'uso di questi nuovi strumenti ha messo in crisi un aspetto
fondamentale, cioè la distinzione fra fatica ed impegno, lavoro e
divertimento, tra la scuola cui era costretto ad andare Pinocchio ed
il "Paese dei Balocchi", come se divertimento e piacere
fossero incompatibili con l'apprendimento. Si tratta di una
concezione della scuola che continua a durare, ma che incomincia ad
essere messa in discussione. Lo studente ha cominciato a percepire i
contenuti del lavoro scolastico come qualcosa che non gli dà solo
angoscia, ma anche piacere. Io ho visto gli studenti divertirsi
così come accadeva a noi quando si andava in laboratorio di fisica.
Peccato che ancora oggi in aula d'informatica si vada cosi' poco!
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