Il segreto? Collaborare tutti, studenti e
insegnanti
Paolo Ferri, docente di teoria e tecnica dei
nuovi media all'Università "Bicocca" di Milano fa il
punto sulla formazione degli insegnanti, raccontando anche la sua
esperienza di formatore.
Quali sono i nodi centrali del cambiamento della formazione
degli ultimi anni?
In Italia, il Pstd è stato sicuramente un buon progetto per la
formazione dei formatori. Il problema è che l'applicazione stessa
del Pstd è funzionata un po' a macchia di leopardo: ci sono realtà
eccellenti con produzioni e laboratori che funzionano e realtà più
arretrate. Uno dei problemi fondamentali è quello di colmare questo
gap e omogeneizzare la formazione dei docenti.
E' una questione di tempo o una questione di metodo?
E' una questione di metodo e di impiego di risorse. Per quanto
riguarda il metodo, inizialmente i docenti coinvolti nel piano
nazionale di informatizzazione erano solo gli insegnanti di
informatica. Questo, a mio avviso, è stato un errore. Il Pstd ha
corretto il piano precedente, ma c'è ancora molto da fare per l'alfabetizzazione
informatica su tutta la popolazione di docenti e discenti.
Cosa non è stato fatto e dovrebbe essere fatto?
Quello che non è stato fatto fondamentalmente risale al passato.
Il Pstd copre alcune delle esigenze, ma bisogna tener presente
soprattutto che il computer non è un tutor, cioè non si
sostituisce al docente. Il computer è uno strumento, un mezzo che
deve servire per potenziare ed integrare la didattica, senza
rinunciare alla didattica frontale perché strutturalmente la
formazione è legata al rapporto empatico-emotivo. La didattica
online può certamente integrarla in maniera molto efficace.
Qual è la qualità principale che dovrebbe avere un docente
per fare una trasformazione non troppo faticosa verso questo nuovo
mondo?
Soprattutto, non avere ansie. Il problema principale
dell'insegnante è l'ansia perché spesso si trova di fronte a
studenti che ne sanno più di lui. Per cui, si mette in una
posizione difensiva e di rifiuto perché pensa "non lo
so", "ne so meno del mio studente", "non riesco
a insegnare" e quindi si arrocca. Un po' come fanno i genitori
con i figli, o come si fa di fronte ad uno strumento di cui si
capisce l'enorme potenzialità ma non si capiscono le logiche.
Come si supera l'ansia?
L'ansia si supera soltanto con la pratica, cioè imparando in
maniera collaborativa dagli stessi studenti: questa è una delle
grandi lezioni.
Un altro dei grandi temi è la selezione delle informazioni.
Assolutamente. Il problema non è più quello di trovare
l'informazione buona, la novità, ma è quello di selezionare
all'interno del mare magnum della Rete: da questo punto di vista
effettivamente si tratta di un salto di paradigma per i docenti che
devono riuscire a districarsi e a insegnare agli studenti i metodi
per districarsi dentro questo grande doppio virtuale del mondo
reale.
Lei insegna a studenti, ma anche ai formatori. Chi sono più
bravi?
Sicuramente gli studenti perché, partendo da zero, realizzano a
volte degli ipertesti particolarmente creativi, mentre gli
insegnanti mostrano una diffidenza di fondo nonostante un quarto
degli insegnanti sia motivato, ma vive delle forti resistenze dovute
soprattutto all'ansia e alla paura di non riuscire.
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