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Modica:"Icon è un ponte sul futuro della formazione"

Luciano Modica, presidente della Conferenza dei rettori delle Università italiane ci parla del futuro della formazione universitaria a distanza, a partire dall'esperienza di Icon

Come nasce l'esigenza di un corso del genere?

Nace dal fatto che ci siamo resi conto di una domanda molto forte di lingua e cultura italiana da parte di stranieri - che siano figli di emigrati italiani oppure persone appassionate della nostra storia e della nostra cultura. A questa domanda era difficile rispondere prima senza che queste persone si dovessero trasferire in Italia a seguire i corsi delle nostre Università. E da questo è nata, 3 o 4 anni fa, l'idea di fornire via Web un corso per tutti coloro che vogliono conseguire una laurea, una normale laurea italiana in Lingua e Cultura italiana.

Bene, ma questa laurea che possibilità darà. In altri termini: a che lavoro si accede con questa laurea?

Esattamente le possibilità che danno le lauree italiane in materie come le lettere moderne o le lingue straniere, visto che a conseguirla saranno persone che parlano lingue diverse dall'italiano. Naturalmente avrà il valore legale che hanno in Italia le lauree, mentre all'estero sarà un titolo universitario riconoscibile per l'ingresso ad altri corsi universitari o al mondo del lavoro che richieda esperti di lingua e cultura italiana.

Quante iscrizioni vi aspettate, che bacino potenziale di utenza c'è per un' iniziativa del genere?

Ma guardi, è una domanda abbastanza difficile perché è la prima volta che si tenta al mondo un'operazione del genere. Non sappiamo quante persone, tra quelle effettivamente interessate alla lingua e cultura italiana, che sono certamente decine e decine di migliaia, poi avrà il desiderio e la pazienza di seguire un corso universitario via Web. Diciamo che ci aspettiamo certamente per il 1° anno, che comincerà il prossimo settembre, almeno un migliaio di iscrizioni. Speriamo che non ce ne siano troppe sin dal primo momento, perché questo ci darebbe dei problemi organizzativi non banali. Tenga presente che è un corso in cui devono essere fatti gli esami, in cui ci saranno dei tutori, in cui devono essere fatte delle prove di esercitazione. Insomma, tante cose che si possono organizzare, ma naturalmente con l'aumentare del numero delle persone diventano più difficile da organizzarsi.

Che problemi possono sorgere con persone che hanno culture e quindi probabilmente anche metodi scolastici diversi da quello italiano?

Uno dei nostri obiettivi è proprio quello di misurarci con una platea di studenti che è diversa dai nostri. In altre parole è un modo di imparare come poter fare didattica universitaria per studenti che non hanno la nostra stessa base culturale. Ci aspettiamo moltissimi problemi ma stiamo anche affrontando questo nuovo corso di laurea con un'ottica interamente nuova. Non i soliti corsi ex-cattedra a cui siamo abituati da noi in letteratura italiana o cose del genere. Accanto a questi anche corsi di gastronomia italiana, di musica italiana (anche di musica moderna italiana), di arte italiana. Insomma vogliamo insegnare tutto ciò che descrive in modo molto concreto la cultura italiana in questo momento per studenti che vivono in altri paesi e che vengono da altre culture.

Siamo all'inizio di un fenomeno culturale di portata mondiale?

Siamo solo all'inizio. La teleformazione è uno dei campi di maggiore diffusione nel futuro per quanto riguarda la didattica universitaria. Il nostro non è solo un esperimento volto a promuovere la nostra cultura all'estero ma in realtà è anche un esperimento di una modalità di insegnamento universitario nuova. Una modalità per conseguire titoli universitari che si diffonderà rapidissimamente nel prossimo futuro.

Forse bisognerebbe rivolgersi non solo agli stranieri, visto che si riscontra un analfabetismo di ritorno in Italia piuttosto preoccupante?

Nel nostro caso, però, parliamo di studenti già acculturati perché sanno usare Internet, sanno leggere e hanno una cultura di base di tipo scuola secondaria superiore. Imparare a insegnare attraverso queste modalità telematiche può aiutare a diffondere da parte delle Università dei corsi destinati agli italiani che non possono trasferirsi nelle città universitarie ma possono lo stesso da casa loro, se hanno buona volontà, imparare un po' di più di italiano.

Professore, secondo lei, fra 5, 10 , 20 anni con il flusso di migrazioni e l'esigenza di moblità, si arriverà ad una università basata fondamentalmente sulla teleformazione?

In grande parte certamente sì. In toto la teleformazione non rappresenta un obiettivo ragionevole. Esistono già degli esempi di Università, ad esempio in Messico l'Università privata di Monterrey, nelle quali l'insegnamento si svolge per metà anno nel campus per l'altra metà a casa propria. In questo modo riescono a servire il doppio degli studenti con le stesse strutture. È un'iniziativa molto innovativa che va già avanti da qualche anno e rappresenta una delle sfide che ci troviamo davanti di fronte al mondo dell'informazione, della conoscenza, e della telematica.

Quando si arriverà a fare le lezioni da casa?

Tecnologicamente è già possibile. D'altra parte, il rapporto umano tra docente e studente è qualcosa che va salvata perché si impara moltissimo dalla presenza fisica e dal rapporto continuo. In questo caso, stiamo parlando ovviamente di aiutare gli studenti ad imparare meglio quando non possono andare all'Università, perché troppo lontana o per altri motivi, oppure quando frequentano l'Università, ma possono avere delle strutture didattiche integrative per migliorare e velocizzare la loro formazione. Credo che ci sarà sempre il lavoro del professore a contatto con la sua classe nell'aula, almeno nella fase normale della formazione. La teleformazione si diffonderà moltissimo nella parte integrativa e nella parte della formazione continua e ricorrente. Per fare un esempio, quando una persona lavora è impensabile che torni direttamente all'Università.