Spettatori on line tra sogni e tecnologie
Websoap webtoons webanimations: un nuovo
pubblico?
di Cristina Cilli
Il Future
Film Festival di Bologna ha chiuso i battenti il 24 Gennaio scorso e
ha premiato con i Gold Pixel sia film d'animazione, Toy Story 2, sia
lungometraggi con effetti speciali indimenticabili: XMen, Mission
Impossible 2 e The Cell.
Se dovessimo soffermarci solo ai premi dati, dovremmo pensare che il
Festival di Bologna in qualche modo si sia limitato a fare il punto
di una situazione internazionale, premiando il cinema nel senso
tradizionale del termine.
In realta' a Bologna, invece, e' emerso un dato: che grazie ad
Internet i prestiti tra cinema e web sono diventati dei veri e
propri interscambi che modificano i generi cinematografici da una
parte e che introducono la fiction seriale nella rete, dall'altra.
Per esempio nell'era del digitale l'animazione in 3D e' la medesima
che puo' essere utilizzata da un regista per creare un cortometraggio
da vedere solo ed esclusivamente in Rete e sempre con immagini
generate al computer James Cameron ha fatto affondare in verticale
la prua del Titanic con risultati spaventosamente realistici.
E' infatti di questi giorni la notizia che una casa di produzione
cinemtografica sta facendo dei provini per realizzare la prima web
soap in 24 episodi e che vedremo solo on line. Quindi non film
animati, ma attori veri e proprii che faranno del web un'altra
frontiera della televisione. Nel mix un po' caotico tra
retrospettive su animazioni classiche giapponesi,cortometraggi
realizzati in Flash e la presentazione dei making of utilizzati
dalle maggiori case di produzione tipo Pixar o Industrial Light
& Magic, Bologna, comunque, ci ha dato un'altro spunto di
riflessione. Ci ha suggerito che nell'era del digitale che pensa
sempre al futuro che verra', il futuro e' gia' sedimentato nelle
nostre memorie. Come? Semplicemente grazie alle storie che abbiamo
gia' visto al cinema e letto nei libri che ci facevano conquistare
lo spazio, attraversare le frontiere del nostro corpo, innamorare di
un robot capace di piangere.
Tutto questo si traduce in una capacita' immaginativa che oggi trova
una possibilita' di espressione con le nuove tecnologie
informatiche, dove le storie e i contenuti si fondono con forme
creative apparentemente piu' lineari, ma che invece, hanno un enorme
impatto emotivo. Ad esempio, il disegnatore Bruno
Bozzetto, che sta realizzando 12 corti animati di 3 minuti l'uno
afferma: "quando ho deciso di lavorare con Flash ho capito che
ero io che mi sarei dovuto adattare al mezzo e non viceversa; per
questo ho capovolto il punto di vista dei miei personaggi e ho
pensato di guardarli agire dall'alto: era un modo per avere la scena
sempre piena; certo mi mancavano gli effetti speciali e allora sono
ricorso al sonoro tout court: la musica, il suono il rumore e' parte
integrante dei "nuovi effetti speciali" che ho utilizzato
per arricchire un elemento "povero" come Flash. Infatti,
dico che i corti li abbiamo fatti in due: io e il mio musicista,
Roberto Frattini. Se a me servono tre inquadrature per
contestualizzare un'azione, a Roberto basta un suono, l'accenno di
un motivetto e lo spettatore sa gia' dove siamo".
Infine, sempre a Bologna, abbiamo incontrato il primo vero
sperimentatore italiano del cartone animato a passo uno: Osvaldo
Cavandoli, padre della mitica Linea. Cavandoli, in arte Cava, ha
iniziato a lavorare negli anni '40 e che e' entrato nelle nostre
case con Carosello, candidamente ammette che per lui software
significa "guerra leggera". Questo pero' non toglie nulla
all'assoluta contemporaneita' del suo segno e del suo modo di
intendere il cartoon come mezzo di comunicazione. Infatti e' stato
il primo animatore a interagire "in diretta" con il suo
personaggio quando con la matita entrava nel cartoon medesimo e
disegnava alla Linea tutto cio' che questa chiedeva con i suoi
borbotti o con i suoi gesti smaccati e amplificati. Un disegnatore
interattivo e veloce: la Linea non ha interruzioni e scivola via da
una situazione a un'altra senza fermarsi mai. Cava e' l'esempio di
come nell'era del digitale, oltre a saper usare i mezzi messi a
disposizione dall'informatica, bisogna avere, prima di tutto, una
"mente digitale".
In conclusione sorge allora una domanda: che fine fa lo spettatore
tradizionale? Ci divideremo tra quelli che continuano ad andare al
cinema e quelli che con un click sul mouse si andranno a cercare il
sequel di un webtoon? Lo spettatore on line percepisce la realta' e
la finzione in un modo diverso dallo spettatore reale? Lo spettatore
on line sara' un superinformato dell'ultimo software per
l'animazione al computer, mentre lo spettatore di cinema continuera'
a godersi le storie senza chiedersi troppo come sono state
realizzate? Il dato di fatto e' questo: il grande cinema, utilizza
gli effetti speciali e le animazioni in 3D in modo massivo e sempre
piu' sofisticato, nel senso che l'uso del computer e' finalizzato a
ricreare ambienti situazioni e personaggi come se fossero reali.
L'animazione in rete, invece, in qualche modo, come sempre nelle
espressioni di confine e di avanguardia, denuncia se stessa, si
mette a nudo, esprime il suo punto di vista e ci restituisce storie
oniriche, leggere come un bel sogno, pungenti come una battuta
sarcastica, pervasive come un incubo. Chi e come scegliera' cosa e'
davvero il futuro che stiamo sperimentando.
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