Settimanale RAI Educational

I serbi e il Kosovo


BalcaniIl conflitto in Kosovo ha alle spalle una storia complessa. E' nel Kosovo che i serbi combattono (e perdono) nel 1389 l'ultima, decisiva battaglia contro l'impero ottomano in espansione. Una battaglia che i serbi ricordano ancora con orgoglio come segno dell'estrema resistenza contro l'invasione turca. Probabilmente, pochi serbi sanno che nel 1389 le popolazioni di etnia albanese - con le quali già allora i serbi condividevano la regione - combatterono al loro fianco contro l'impero ottomano. In seguito all'invasione turca, tuttavia, le popolazioni di etnia albanese abbracciarono la religione musulmana. I serbi, invece, restarono di religione cristiano ortodossa.

Fra l'800 e i primi anni del '900, in modi e forme diverse, sia i serbi che gli albanesi cercarono di conquistare l'autonomia. Lo stato serbo nasce nel 1882, quello albanese nel 1912. Dopo le due guerre balcaniche, nel 1912 e nel 1913, e dopo la prima guerra mondiale, nacque il Regno dei serbi, dei croati e degli sloveni, che comprendeva il Kosovo e che nel 1929 cambiò il proprio nome in Yugoslavia. L'Albania aveva troppo poco peso politico per reclamare il Kosovo che, memori della battaglia del 1389, i serbi consideravano culla della loro storia nazionale e della loro religione.

Marshal Josip Broz Tito (1892-1980)Negli anni successivi, il confronto - e spesso il conflitto - fra le due etnie segna la storia del Kosovo. Dopo la seconda guerra mondiale la Yugoslavia si allarga e diviene uno stato federale comunista, guidato dal maresciallo Tito. La necessità di garantire la stabilità politica interna porta Tito a concedere nel 1974 una larga autonomia al Kosovo, dove l'etnia albanese era continuata a crescere, tanto da costituire ormai la larga maggioranza della popolazione, e rivendicava un maggiore spazio istituzionale. Col tempo, tuttavia, l'insoddisfazione della popolazione albanese aumenta e assumeSlobodan Milosevc spesso forme violente, mentre Milosevic, al potere in Yugoslavia dal 1987, cerca di sopravvivere alla crisi del comunismo cavalcando il nazionalismo serbo. Nel 1989 Milosevic cancella l'autonomia della regione, che passa sotto il controllo militare. Due anni dopo, la Yugoslavia si sfalda, e tra il 1992 e il 1995 la Bosnia diventa un campo di battaglia (nel quale i serbo-bosniaci espellono a forza dalle zone da loro controllate le popolazioni musulmane e croate). La guerra in Bosnia costa migliaia di morti, e si conclude, nel 1995, con il fragile equilibrio risultato degli accordi di Dayton.

Il problema rappresentato dal controllo del Kosovo era tuttavia rimasto aperto, e non vi era alcun dubbio che, in mancanza di una soluzione, sarebbe inevitabilmente degenerato in un conflitto aperto. La soluzione, cercata forse troppo tardi e con un impegno dell'Europa meno UCKdiretto e incisivo di quello che sarebbe stato auspicabile, non si trova. Nel Kosovo l'Uck, movimento indipendentista armato albanese, moltiplica le sue azioni, alle quali Milosevic reagisce con il pugno di ferro rappresentato dall'esercito e dalle bande paramilitari. A Rambouillet, il 19 marzo, Milosevic rifiuta di firmare la bozza d'intesa preparata dai governi occidentali e sottoscritta invece dall'Uck. Cinque giorni dopo, il 24 marzo, iniziano gli attacchi della Nato.

Gino Roncaglia

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