Settimanale RAI Educational
Tema - 26 Febbraio 1999

Dal Palazzo alla Rete

di Gino Roncaglia

“Montecitorio diventa virtuale”, titolava nell’ormai lontano gennaio 1997 il quotidiano Milano Finanza commentando le notizie relative all’avvio del progetto di cablatura del Palazzo e alla prima comparsa in Rete del sito della Camera.

MontecitorioDa quel gennaio 1997 sono passati più di due anni, e l’uso delle nuove tecnologie nei palazzi della politica ha continuato a svilupparsi ad un ritmo accellerato. Nel corso del tempo, non è mancata qualche polemica: “Il parlamento su Internet? C’è, ma non si vede”, è ad esempio un titolo dell’Opinione del febbraio 1997, e, nel dicembre di quello stesso anno, il Corriere della sera titolava “La rete Internet della Camera? Risponde solo nell’orario d’ufficio” - confondendo, per la verità, il sito Internet, che era già allora ovviamente sempre accessibile, con la consultazione di alcune banche dati interne. In ogni caso l’impegno messo in questi due anni per migliorare la presenza su Internet del “Palazzo” - e non solo quella - ha fatto giustizia delle precedenti polemiche. Nel corso del 1998 i siti di Camera e Senato entravano di prepotenza fra i più ‘gettonati’ siti Web italiani, continuando progressivamente a migliorare qualità e quantità dell’informazione offerta.

In aula via satelliteLe novità di quest’anno poi sono ancora maggiori: tutte le sedute di Montecitorio vengono trasmesse in diretta TV via satellite e in diretta audio e video su Internet, il sito Web della Camera è stato completamente rinnovato e i dati di accesso sono in ulteriore e continua crescita. I cambiamenti non riguardano solo l’uso delle nuove tecnologie per migliorare il rapporto fra cittadini e istituzioni. Anche la vita quotidiana del Palazzo è cambiata.

Di fronte all’ingresso massiccio delle nuove tecnologie fra deputati e senatori vi sono entusiasmi ma anche resistenze. Atteggiamenti che percorrono trasversalmente tutti i gruppi parlamentari. Abbiamo raccolto alcune testimonianze.

On. ProcacciOn. Annamaria Procacci: “Devo fare una confessione: io non uso il computer, anche se, paradossalmente, i miei più stretti collaboratori lo usano ed anche molto. Mi sono quindi ripromessa di colmare questa lacuna. Credo che non siano pochi i deputati che ancora non hanno molta confidenza con il computer e dunque non mi sento sola. Quelli più giovani sicuramente ce l’hanno, si muovono molto bene e con molta familiarità. Ritengo ci sia una rispondenza tra il paese e chi rappresenta il paese per cui anche dentro al Palazzo ci sono gli entusiasti, gli indifferenti e i pigri che rimandano il giorno in cui anche loro dovranno mettere le dita sul computer”.

On. Di LucaOn. Alberto Di Luca: “Credo che la resistenza al cambiamento sia insita nella natura dell'uomo. Quando si riesce a superare questa difficoltà e si capisce che un eventuale cambiamento porta dei vantaggi, ecco allora che scatta la molla. Ovviamente l’informatica, Internet, Intranet, rientrano in questa logica. Molti colleghi stanno verificando che usando Internet riescono a migliorare la qualità del proprio lavoro e quindi lentamente stanno cominciando a utilizzarla”.

On. VillettiOn. Roberto Villetti: “Siamo ancora nella fase in cui i parlamentari stanno apprendendo come usare queste nuove tecnologie per rendere più efficace la rappresentanza dei cittadini. L'uso personale del computer è fondamentalmente dedicato alla scrittura. Internet è indubbiamente entrata nelle case di tutti, è uno strumento con il quale ci si può procurare molte informazioni ma si può perdere anche molto tempo. Si tratta di affinare il modo di usare Internet, cioè imparare le strade per procurarsi le informazioni che ci servono”.

Giulio AndreottiSen. Giulio Andreotti: “Quando fecero la loro apparizione i computer, quelle bellissime e formidabili macchine con cui si poteva scrivere e impaginare, avevo 60 anni. Io ero reduce dall’utilizzo di macchine da scrivere in cui bisognava mettere la carta carbone per cancellare e ci si sporcava tutti. Presi talmente poco gusto a tutte quelle innovazioni che ho cominciato a scrivere a mano e continuo a scrivere a mano. Anche i miei libri sono tutti scritti a mano”.

Dall’analisi dell’uso delle nuove tecnologie da parte dei singoli deputati passiamo ora all’analisi delle scelte operate dall’istituzione parlamentare per migliorare il rapporto di comunicazione con i cittadini. Ci si riesce davvero? E con quali strumenti? Cominciamo ad affrontare questo problema parlando del sito Internet della Camera dove ci aspettano importanti novità. Dal primo marzo, infatti, il sito Internet della Camera è in Rete in versione totalmente rinnovata. L’esperimento è partito il 22 dicembre scorso, con l’affiancamento al vecchio sito delle prime sezioni di quello nuovo.

Abbiamo chiesto al Presidente della Camera Luciano Violante per quale motivo la Camera ha ritenuto utile allargare la sua presenza in Rete e quali sono gli obiettivi di questo sito:

“In questa legislatura, la Camera ha concepito se stessa come istituzione aperta, non come luogo istituzionale chiuso. E’ un tentativo di concepire l’istituzione come piazza. La piazza è un luogo in cui tutti possono entrare e capire che cosa succede. Abbiamo abbattuto le barriere architettoniche che impedivano l’ accesso alla piazza dei cittadini. Abbiamo modificato e ristrutturato il sito Internet per consentire al maggior numero di persone possibili di seguire il lavoro delle Camere e per consentire al maggior numero di deputati di entrare in contatto con coloro che si trovano all’esterno”.

Luciano ViolanteIl sito inoltre punta a creare una forma di comunicazione diretta tra cittadini e deputati:
“Oggi ciascun deputato ha una sua e-mail - ha detto ancora il Presidente Violante - a cui qualunque cittadino può scrivere per chiedere informazioni. Il deputato ha l’onere e non l’obbligo di rispondere. Sulla capacità di risposta si basa, si costruisce un rapporto con gli elettori. Alla Camera stiamo cercando di utilizzare al massimo questo strumento anche per ragioni interne: spendiamo infatti molto per tutte le comunicazioni, i telegrammi, gli avvisi. Vorremmo cercare di spendere di meno usando i mezzi informatici. Spero che questa innovazione possa essere già attivata a partire dal Duemila. Per quanto riguarda il cittadino, colui che conosce la tecnologia controlla e partecipa. Non controlla e non partecipa il cittadino che non la conosce. Generalmente la vita della politica, in passato, era ultra segreta. In questo modo, il cittadino oggi segue ogni giorno quello che accade e partecipa e giudica in modo attivo”.

Con questi progetti l’Italia dovrebbe riguadagnare almeno un po’ del terreno che aveva perduto negli anni passati rispetto a realtà tecnologicamente più avanzate come quella statunitense. Cosa succede in America in questo campo? Quali indicazioni di prospettive e sviluppi futuri ci vengono dal paese che nell’immaginario collettivo rappresenta - a torto o a ragione - l’avanguardia dell’uso politico delle nuove tecnologie?

Furio ColomboFurio Colombo, attento osservatore della realtà politica italiana e internazionale, in particolare americana, ci ha detto la sua opinione a riguardo: “Attualmente in Italia, c’è un utilizzo relativamente basso delle nuove tecnologie dal punto di vista della possibile partecipazione politica dei cittadini. A differenza degli Stati Uniti, dove la risposta è estremamente intensa ed alta. D’altra parte il modo in cui si è sviluppata negli Stati Uniti la partecipazione alla politica attraverso la tecnologia ci dà delle indicazioni su ciò che accadrà da noi. L’unico ostacolo che vedo in Italia all’accelerazione del cammino alla partecipazione è la alfabetizzazione relativamente bassa nell'uso del computer. Mentre la scrittura comincia a diffondersi, la pratica del muoversi in Rete è meno frequente. Da notare inoltre che una condizione tipica del nostro paese, a differenza degli Stati Uniti,è quella di avere una distanza grandissima delle periferie dal centro. Dunque da noi, in ogni caso, i risultati positivi della diffusione delle nuove tecnologie per partecipare alla vita politica dovrebbero di gran lunga superare quelli negativi. Qualunque diminuzione di distanza fra periferia e vertice, ovvero fra centro e periferia, fra cittadini e forme di governo legislativo, esecutivo e giudiziario, fra le agenzie e le burocrazie del governo stesso, non può che essere di per sé assolutamente positiva”.

Per concludere abbiamo chiesto a Furio Colombo se, osservando il modello americano, si possono trarre delle conclusioni che riguardano il mondo politico italiano. Il cambiamento della politica determinato da questo tipo di partecipazione dei cittadini attraverso gli strumenti della telematica, quali conseguenze comporta nel modo di agire delle istituzioni politiche?

“Esistono due possibilità opposte. Da una parte si delinea un percorso potenzialmente negativo ed è quello nel quale l’intervento immediato da parte di non addetti ai lavori su una situazione specifica in corso, per esempio una votazione, può portare a delle decisioni istantanee e dunque sbagliate, nel senso che sono fatalmente soggette a dei condizionamenti emotivi molto forti che non conoscono alcuna mediazione. Dall’altra c’è una possibilità opposta che è quella positiva. L’opinione pubblica in realtà ha dimostrato, proprio di fronte alla ricchezza di informazioni che queste nuove tecnologie mettono a disposizione, una maturità insospettata ed una capacità di equilibrio parecchio superiore a quella degli addetti ai lavori.

Bill ClintonL’esempio più clamoroso che abbiamo davanti ai nostri occhi è il caso Clinton. Il caso Clinton ha prodotto una divulgazione assolutamente caotica e fittissima di documenti veri e falsi, voci, insinuazioni, storie radicalmente inventate, il tutto diffuso con la libertà propria delle nuove tecnologie che non possiede filtri. Questo materiale è stato prontamente raccolto e stampato o portato in televisione dagli addetti ai lavori, compresi i grandi ed illustri commentatori politici. A questi materiali l’opinione pubblica ha opposto una resistenza ed uno scetticismo assolutamente esemplare. Si sarebbe infatti potuto ipotizzare che il popolo della Rete si sarebbe buttato in modo assolutamente anarchico su tutte le  informazioni pirata che sono piovute sul caso Clinton, sulla storia Lewinsky, sulle mille informazioni incrociate che su di essa si si sono accumulate".

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