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Rai Educational
01/04/99 

Navigare in Internet

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Ognuno di noi ha provato la sensazione sconcertante e seducente di perdersi in un luogo sconosciuto, di seguire percorsi differenti che si intrecciano a volte confusamente.
Pensiamo ad esempio a quando si arriva in una città che non si conosce e si comincia a passeggiare per caso, seguendo stimoli, intuizioni e oggetti che di volta in volta si incontrano.
Ecco: questo è il percorso che viene compiuto muovendosi nella rete Internet, nel cosiddetto cyberspazio.

E’ un movimento che, usando un’espressione metaforica di facile intuizione, è stato paragonato al vagare nel luogo dove più che altrove spesso non ci sono chiari segnali di riferimento. Il Mare.
Per mare si naviga.
E il muoversi nel cyberspazio infatti viene detto "navigare su Internet".
Sentiamo l’opinione di Giuseppe Richeri: Giuseppe Richeri
"Credo che l’idea di poter navigare in Rete sia un modo per permettere di incrociare una serie di informazioni, di dati, di notizie, di espressioni, di forme culturali ed artistiche, che, altrimenti, attraverso la normale selezione, fatta anche in modo razionale, dell’informazione di cui normalmente ci alimentiamo, non ci sarebbe permesso. D’altra parte basta pensare all’uso che normalmente già noi facciamo del giornale, quindi il grande vantaggio di forme di trasmissione dell’informazione come, per esempio, i giornali, per capire come la possibilità di incontrare casualmente notizie ed informazioni su avvenimenti che avremmo ritenuto imprevedibili, che per noi avrebbero potuto essere considerati poco interessanti, solo nel momento in cui noi incontriamo questi avvenimenti, scopriamo che ci interessano.

La stessa cosa può avvenire, anzi, secondo me, avviene sicuramente, nella navigazione in Rete che richiede certamente due doti particolari: da una parte, la pazienza di seguire un ritmo non normale nel consumo di informazione, o comunque nel modo con cui noi consumiamo normalmente i mass-media; dall’altra parte, implica una certa dose di curiosità che deve essere comunque l’elemento che ci permette di orientare la nostra navigazione, orientarla anche, magari, a vista, da una notizia all’altra".

Marcello CarlinoIl vagare senza meta è infatti piacevole ma questo non toglie che il viaggio debba essere “orientato”, debba poter seguire delle rotte. Questa è anche l’opinione di Marcello Carlino, professore di Letteratura italiana all’Università “La Sapienza” di Roma.
"Credo che come in tutte le navigazioni, il viaggio sia una avventura straordinaria che ha grande potenzialità. Ma come in ogni navigazione e in ogni viaggio, occorre considerare che nonostante tutto alcune rotte tracciate esistono e che muoversi in assoluta libertà è una pura chimera. [...]

Ciò che va evitato, in buona sostanza, è l'atteggiamento di chi ritiene che il viaggio in Internet sia un viaggio, per così dire, gratuito. Uso il termine gratuito in un’accezione lata, nel senso che è un viaggio che si compie per il puro piacere di compierlo e senza che ciò comporti nessun tipo di investimento di sé in quel viaggio. Credo che invece, poiché questo investimento di sé nel viaggio esista e poiché il viaggio non può ritenersi gratuito, il modo di utilizzare i vari frammenti che il sistema Internet ci mette a disposizione deve essere un modo la cui consapevolezza, il cui orientamento, quantomeno debbono essere noti. Ecco, occorre, inizialmente un progetto al quale riferirsi, occorre, per così dire, una strategia definita più o meno che sia, ma una strategia di movimento".
Secondo Carlino è quindi necessaria una "strategia di movimento". In altri termini, chi indirizza da qualche parte la propria navigazione deve darsi una meta, un obiettivo cui rivolgersi.

La stessa idea del navigare in Internet la ha anche il filosofo francese Philippe Queau.Philippe Queau
"Un proverbio dice: "Non esiste una buona meta per chi non sa dove va". Internet è un oceano e se si vuole solamente "surfare" lo si può fare per vite intere senza mai arrivare da nessuna parte. Bisogna ridefinire una filosofia di vita e una saggezza mentale che consiste nel darsi degli obiettivi. Solo con gli obiettivi ben definiti può iniziare la ricerca su Internet. Se si trasforma Internet in una specie di riserva nella quale passare il tempo che ci rimane allora moriremo senza aver saputo vivere".

Ma non tutti condividono la necessità di un progetto per muoversi nella rete Internet. Certo senza progetto si rischia di perdersi.
Ma è proprio un male perdersi?

"Perdersi è positivo sempre - secondo Bifo - non solamente in Rete; c’èBifo un aspetto positivo e ricco del perdersi perché quando ci si perde si scopre spesso qualcosa a cui non avevamo pensato. Perdersi in Rete significa essenzialmente scoprire possibilità che non si sarebbero trovate attraverso la successione normale, prevista e programmata. Al tempo stesso bisogna anche dire che il funzionamento della Rete è talvolta così lento e così ostacolato e difficoltoso che perdersi può anche ridurre la nostra capacità produttiva, la nostra capacità di raggiungere ciò che in quel momento dovremmo proprio raggiungere. Ecco, io direi che bisognerebbe fare delle sedute di auto-smarrimento, bisognerebbe fare delle sedute di Rete nelle quali non ci si propone esattamente di arrivare da qualche parte, ma ci si propone di andare in qua ed in là alla ricerca non si sa bene di cosa".




 

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