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Rai Educational
31/03/99 

Differenza generazionale nell'uso del computer

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A Natale sono sempre più numerosi i genitori che, più o meno convinti, si decidono ad esaudire il più grosso desiderio dei loro figli ovvero quello di far arrivare con la slitta di Babbo Natale, finalmente un bel computer. I bambini, infatti, sono molto attratti dai nuovi strumenti tecnologici, a cominciare da quelle semplici macchinine portatili, i giochini elettronici, con i quali sono capaci di giocare per ore intere senza dire una parola. E anche i normali computer da tavolo li incuriosiscono a tal punto che li usano, spesso, meglio dei loro genitori. Un’innata predisposizione li pone di fronte a questi strumenti. Soprattutto perché non hanno troppe paure di sbagliare e, di conseguenza, li porta verso un apprendimento graduale e completo. E spesso, quindi, sono i bambini, i ragazzi, a saper usare il computer molto meglio degli adulti. Come mai? Sentiamo l’opinione di Hans Magnus Enzensberger, poeta e critico, e attento studioso dell’influenza che i nuovi mezzi di comunicazione hanno sull’apprendimento:

Magnus Enzensberger“[...] Per i bambini il computer, secondo la mia esperienza, è piuttosto un giocattolo del quale si servono senza problematizzare la cosa, sperimentando, senza procedere metodicamente con il manuale. E' una generazione, che ha una specie di mutazione. Per i bambini il cambio tra medium-tradizionale e medium-nuovo è molto meno drammatico. In questo senso loro sono più capaci dei professori”.

Lo stesso concetto ci è confermato anche da Paola Manacorda.

Paola Manacorda“E’ chiarissimo che le generazioni più giovani fanno meno fatica ad apprendere le innovazioni, lo si è visto col videoregistratore, lo si vede col Pc e con Internet. E’ chiarissimo che le giovani generazioni hanno meno barriere all’ingresso probabilmente perché sono più vergini, cioè devono sì imparare dei modi di uso, ma non devono disimparare quelli tradizionali come invece dobbiamo fare noi”.

Dunque è questo che limita, in parte, l’adulto che si confronta con delle nuove tecnologie : la fatica di dover disimparare. Insomma per gli adulti, nelle cose che si fanno ogni giorno, devono entrare delle nuove procedure che si vanno a sostituire a quelle abituali, legate agli strumenti del passato. E quello che spesso accade è che sono proprio i bambini, o meglio i ragazzi, che in famiglia, per esempio, spiegano alle mamme e ai papà come si programma il videoregistratore, come si duplica un’audio-cassetta, o, per finire, come si naviga in Internet e si usa la posta elettronica. Nuove e vecchie generazioni si trovano, quindi, in una inedita situazione di trasmissione del sapere? Sentiamo cosa ne pensa Furio Colombo:

Furio Colombo“E' la prima volta nella storia della civiltà, che un'esperienza, invece di essere passata dagli anziani ai giovani, viene passata dai giovani agli anziani. Cioè sono i più giovani che hanno in mano questa macchina e questa tecnologia e sono i più anziani che non ce l'hanno e, se mai, la possono ricevere. Questo avviene continuamente. E' anche il caso di chi vi parla. Io ho appreso la tecnologia del computer e ho appreso la navigazione del computer da mia figlia, dalla casa, dal fatto che avveniva con tutta l'aggregazione dei più giovani, che si radunavano intorno ai più giovani, diventando bravi, diventavano anche maestri e, di conseguenza, insegnavano, anche con il gusto ed il sarcasmo con cui i più giovani insegnano ai più anziani. Ma si può sempre imparare”.

Si può imparare e certamente sono molti gli adulti che lo fanno o che lo hanno già fatto, magari con un po’ di fatica. L’importante è, per riuscire, saper riadattare le proprie modalità di apprendimento a strumenti che, evidentemente, vanno gestiti in modo nuovo. Come? Sentiamo cosa suggerisce Roberto Maragliano, docente di Tecnologia delle Istruzioni presso la Terza Università di Roma.

Roberto Maragliano“Chi sa interrogare meglio il computer, dal computer ottiene di più. E chi sa interrogare bene il computer? In genere il bambino. Subito dopo ci metterei il ragazzo e all'ultimo posto, ma proprio lontanissimo dai primi due livelli, metterei l'adulto alfabetizzato e colto, cioè quello che è proprio inquadrato dentro le tecnologie classiche e la tecnologia del libro. Allora si tratta, per l'adulto, di mettersi nella condizione di poter coltivare la sua parte bambina, cioè di essere bambino di fronte al computer mantenendo la sua identità di adulto e quindi di negoziare nuove forme di esperienza, di conoscenza, di cultura, all'interno delle quali la sensualità dell'audiovisivo, direi quasi la sessualità dell'audiovisivo, l'analiticità, la complessità della lingua scritta e l'interattività giochino contemporaneamente a ridefinire appunto una mappa nuova della conoscenza e dell'esperienza. Insomma è una sfida epistemologica che riguarda non solo l'utenza, ma anche chi produce, chi produce cultura”.




 

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