Quando si parla di lavoro e nuove tecnologie si sente sempre più
spesso discutere di due posizioni contrapposte e a loro modo entrambe vere. Da una parte
cè chi afferma che "le nuove tecnologie creano posti di lavoro",
dallaltra chi sostiene che "le nuove tecnologie distruggono posti di
lavoro".
Sicuramente nel nostro Paese, nonostante il forte consolidamento
dell'economia, la disoccupazione continua a crescere. Basta pensare che dagli anni
Settanta fino al 97 la percentuale di disoccupati è quasi raddoppiata. Abbiamo
avuto un periodo di intenso sviluppo economico che però ha lasciato senza lavoro
moltissime persone. E fra queste molte sono giovani e altamente qualificate.
Ora: una delle soluzioni che si pensa possano servire a risolvere la
disoccupazione è il telelavoro. Ma quanto serve realmente?
Il telelavoro potrebbe essere una soluzione utile
per risolvere molti problemi ma, per adesso, sembra una realtà lontana. Allinterno
degli uffici si continua a lavorare fianco a fianco con i propri colleghi e solo in rari
casi si sperimentano forme di collaborazione a distanza. Anche dove le tecnologie sono
presenti, come allinterno di Dada, il più grosso
fornitore di connettività a Internet fiorentino, la presenza fisica dei dipendenti in
ufficio è un fattore essenziale. "E un paradosso. In un provider come il
nostro - spiega Alessandro Sordi, uno dei soci fondatori di Dada - abbiamo tecnologie
avanzate e potremmo telelavorare facilmente. Ma questo non è possible. Quando i nostri
clienti hanno un problema ci richiedono la presenza di un tecnico. Per loro una
spiegazione fatta al telefono non è sufficiente".
Il lavoro a distanza, trova, però, alcune forme di sperimentazione. Scanner e Dada on line sono due riviste nate allinterno della
Rete: in questi casi il telelavoro si è rivelato un sistema efficace per gestire i
rapporti con i collaboratori. Secondo Giovanni Ballerini, direttore della rivista Scanner,
il telelavoro è lideale per un giornale che nasce per la Rete: "Vista la
velocità di Internet - ha detto - si possono creare varie sperimentazioni di telelavoro.
Se cè una manifestazione a Barcellona, contattiamo una persona che segue
levento e che scrive un testo e realizza un filmato. Poco dopo possiamo vedere il
suo lavoro sul Web".
"Per realizzare Dada on line - spiega Barbara Bellini, responsabile della rivista -
utilizziamo un sistema editoriale che permette ai giornalisti di interagire direttamente
con le pagine che si trovano in Rete. Se un giornalista si trova alla Mostra del cinema di
Venezia, può inviare il suo servizio attraverso la Rete. Una volta letto dal
caporedattore, larticolo è pronto e può essere letto sulla rivista".
Nella sede della Leader Pubblicità, si è spesso pensato ad utilizzare il telelavoro ma
il continuo dialogo fra i dipendenti è un fattore essenziale per creare pubblicità. I
sistemi di comunicazione a distanza non potrebbero sostituire le riunioni in cui i
pubblicitari si scambiano idee e informazioni.
"In pubblicità - spiega Ralph Kaeser, responsabile marketing della Leader
Pubblicità - il telelavoro non potrà mai essere utile in quanto la pubblicità è fatta
di idee. Le campagne pubblicitarie sono frutto di una serie di emozioni che nascono sempre
intorno a un tavolo. Lo scambio di idee e il contatto "reale" fra persone è
molto importante. Queste riunioni non potrebbero funzionare con sistemi di comunicazione a
distanza". |
di Valeria Pini
servizio
del 19-01-99 |
Insomma, le potenzialità teoriche del telelavoro, come di tante altre
innovazioni, riescono a superare la prova dei fatti solo in una piccola percentuale dei
casi. Da battere non ci sono solo le resistenze conservatrici delle persone ma anche le
tante, grandi o piccole, difficoltà organizzative.
Secondo la ricerca "Telelavoro in movimento" della Fondazione
Ibm, in Italia ci sono circa 100.000 telelavoratori: è questo un numero basso, dal
momento che nel nostro Paese i potenziali telelavoratori sarebbero cinque milioni. E forse
sono tali, tenuto conto della difficoltà reale ad inquadrare un fenomeno per certi versi
dai confini labili: sono molti infatti quelli che utilizzano solo in parte modalità di
telelavoro.
Probabilmente allora per inquadrare le nuove possibili strade del
lavoro è più efficace parlare piuttosto che di telelavoro di "nuove
professioni". Un caso concreto di nuova professione è rappresentato dal webmaster.
Il webmaster
è colui che "gestisce" i siti, curandone
l'aggiornamento, occupandosi dei forum, affrontando i problemi quotidiani del loro
funzionamento. Un webmaster è Andrea, 23 anni, laureando in Scienze della Comunicazione.
Il sito che cura è un sito un po' particolare: quello dei vigili
del Fuoco di Torino.
Al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Torino, la tecnologia ha rivoluzionato il
sistema delle chiamate.
Le tecnologie digitali possono aiutare a intervenire in modo più rapido ed efficace.
Allinterno della sala chiamate dei vigili del fuoco, non si lavora più solo con il
telefono come in passato. Adesso chi risponde alle chiamate di soccorso, ha imparato a
usare il computer. I vigili del fuoco consultano un archivio digitale, che permette loro
di vedere che tipo di mezzi sono disponibili ma anche di capire il percorso migliore per
arrivare a destinazione. Attraverso un sistema informatico avanzato - spiega Angelo
Venuti, responsabile della sala chiamate del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di
Torino - i vigili possono capire in pochi secondi se per arrivare in un determinato posto
bisogna far partire un automezzo o un elicottero. Ma il computer dà anche dati e notizie
sulle risorse disponibili.Il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Torino è uno dei Comandi
dove la tecnologia si è diffusa di più. Ci sono vigili con competenze tecniche molto
specifiche. Fra loro cè chi si occupa di montare i filmati realizzati durante le
operazioni di soccorso. Le immagini sono, poi, fornite ai telegiornali e trasmesse in
televisione. I vigili del fuoco di Torino hanno anche imparato a lavorare in Rete. Esiste
una redazione che ha realizzato un sito, ricco di
informazioni utili per gli utenti; i vigili hanno anche aperto una serie di pagine
dove hanno inserito dati sulla storia del loro Comando.
Allinizio - spiega Andrea Brugnati, webmaster dei vigili del fuoco di Torino -
i vigili del fuoco hanno dovuto seguire dei corsi di computer per imparare a lavorare in
Rete. Adesso Internet è diventato un mezzo che usano ogni giorno anche per comunicare tra
loro: la tecnologia è diventata uno strumento indispensabile per il loro lavoro.
Abbiamo visto quanto la tecnologia abbia cambiato il lavoro di ogni giorno all'interno di
un comando dei vigili del fuoco. Ma abbiamo anche capito in modo più concreto quali sono
i compiti di un webmaster. |
di Valeria Pini
servizio
del 16-12-98 |
Insomma, lo scenario delle nuove tecnologie presenta un panorama -
rispetto alle possibilità che si aprono nel mondo del lavoro - sicuramente ricco ma
altrettanto vago e non ben definito. Torniamo allora con una riflessione conclusiva alla
domanda iniziale: le nuove tecnologie portano più occupazione o disoccupazione?
"Fintanto che si riesce ad aumentare la produzione - sostiene
Luciano Gallino, ordinario di sociologia allUniversità
di Torino - fintanto che si riesce ad allargare i mercati, la tecnologia non
produce disoccupazione perché la forza lavoro rimane costante; quello che si allarga sono
i mercati, i volumi di produzione. I mercati, però, diversi tra loro, variati come sono,
non possono espandersi all'infinito. Quando i mercati non possono più espandersi, la
tecnologia viene impiegata prevalentemente per ridurre le forze di lavoro e incomincia a
profilarsi lo spettro della disoccupazione tecnologica". |
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