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Nuove professioni - Servizio del 10/06/99

Potenzialità del telelavoro

di Michele Alberico

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16-12-98
Lavorare in Rete
di Giampiero Moncada


Quando si parla di lavoro e nuove tecnologie si sente sempre più spesso discutere di due posizioni contrapposte e a loro modo entrambe vere. Da una parte c’è chi afferma che "le nuove tecnologie creano posti di lavoro", dall’altra chi sostiene che "le nuove tecnologie distruggono posti di lavoro".

Sicuramente nel nostro Paese, nonostante il forte consolidamento dell'economia, la disoccupazione continua a crescere. Basta pensare che dagli anni Settanta fino al ’97 la percentuale di disoccupati è quasi raddoppiata. Abbiamo avuto un periodo di intenso sviluppo economico che però ha lasciato senza lavoro moltissime persone. E fra queste molte sono giovani e altamente qualificate.

Ora: una delle soluzioni che si pensa possano servire a risolvere la disoccupazione è il telelavoro. Ma quanto serve realmente?

DadaIl telelavoro potrebbe essere una soluzione utile per risolvere molti problemi ma, per adesso, sembra una realtà lontana. All’interno degli uffici si continua a lavorare fianco a fianco con i propri colleghi e solo in rari casi si sperimentano forme di collaborazione a distanza. Anche dove le tecnologie sono presenti, come all’interno di Dada, il più grosso fornitore di connettività a Internet fiorentino, la presenza fisica dei dipendenti in ufficio è un fattore essenziale. "E’ un paradosso. In un provider come il nostro - spiega Alessandro Sordi, uno dei soci fondatori di Dada - abbiamo tecnologie avanzate e potremmo telelavorare facilmente. Ma questo non è possible. Quando i nostri clienti hanno un problema ci richiedono la presenza di un tecnico. Per loro una spiegazione fatta al telefono non è sufficiente".
Il lavoro a distanza, trova, però, alcune forme di sperimentazione. Scanner e Dada on line sono due riviste nate all’interno della Rete: in questi casi il telelavoro si è rivelato un sistema efficace per gestire i rapporti con i collaboratori. Secondo Giovanni Ballerini, direttore della rivista Scanner, il telelavoro è l’ideale per un giornale che nasce per la Rete: "Vista la velocità di Internet - ha detto - si possono creare varie sperimentazioni di telelavoro. Se c’è una manifestazione a Barcellona, contattiamo una persona che segue l’evento e che scrive un testo e realizza un filmato. Poco dopo possiamo vedere il suo lavoro sul Web".
"Per realizzare Dada on line - spiega Barbara Bellini, responsabile della rivista - utilizziamo un sistema editoriale che permette ai giornalisti di interagire direttamente con le pagine che si trovano in Rete. Se un giornalista si trova alla Mostra del cinema di Venezia, può inviare il suo servizio attraverso la Rete. Una volta letto dal caporedattore, l’articolo è pronto e può essere letto sulla rivista".
Nella sede della Leader Pubblicità, si è spesso pensato ad utilizzare il telelavoro ma il continuo dialogo fra i dipendenti è un fattore essenziale per creare pubblicità. I sistemi di comunicazione a distanza non potrebbero sostituire le riunioni in cui i pubblicitari si scambiano idee e informazioni.
"In pubblicità - spiega Ralph Kaeser, responsabile marketing della Leader Pubblicità - il telelavoro non potrà mai essere utile in quanto la pubblicità è fatta di idee. Le campagne pubblicitarie sono frutto di una serie di emozioni che nascono sempre intorno a un tavolo. Lo scambio di idee e il contatto "reale" fra persone è molto importante. Queste riunioni non potrebbero funzionare con sistemi di comunicazione a distanza".

di Valeria Pini
servizio del 19-01-99

Insomma, le potenzialità teoriche del telelavoro, come di tante altre innovazioni, riescono a superare la prova dei fatti solo in una piccola percentuale dei casi. Da battere non ci sono solo le resistenze conservatrici delle persone ma anche le tante, grandi o piccole, difficoltà organizzative.

Secondo la ricerca "Telelavoro in movimento" della Fondazione Ibm, in Italia ci sono circa 100.000 telelavoratori: è questo un numero basso, dal momento che nel nostro Paese i potenziali telelavoratori sarebbero cinque milioni. E forse sono tali, tenuto conto della difficoltà reale ad inquadrare un fenomeno per certi versi dai confini labili: sono molti infatti quelli che utilizzano solo in parte modalità di telelavoro.

Probabilmente allora per inquadrare le nuove possibili strade del lavoro è più efficace parlare piuttosto che di telelavoro di "nuove professioni". Un caso concreto di nuova professione è rappresentato dal webmaster.

Il webmaster è colui che "gestisce" i siti, curandone l'aggiornamento, occupandosi dei forum, affrontando i problemi quotidiani del loro funzionamento. Un webmaster è Andrea, 23 anni, laureando in Scienze della Comunicazione. Il sito che cura è un sito un po' particolare: quello dei vigili del Fuoco di Torino.
Al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Torino, la tecnologia ha rivoluzionato il sistema delle chiamate.
Le tecnologie digitali possono aiutare a intervenire in modo più rapido ed efficace. All’interno della sala chiamate dei vigili del fuoco, non si lavora più solo con il telefono come in passato. Adesso chi risponde alle chiamate di soccorso, ha imparato a usare il computer. I vigili del fuoco consultano un archivio digitale, che permette loro di vedere che tipo di mezzi sono disponibili ma anche di capire il percorso migliore per arrivare a destinazione. “Attraverso un sistema informatico avanzato - spiega Angelo Venuti, responsabile della sala chiamate del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Torino - i vigili possono capire in pochi secondi se per arrivare in un determinato posto bisogna far partire un automezzo o un elicottero. Ma il computer dà anche dati e notizie sulle risorse disponibili.”

Vigili del FuocoIl Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Torino è uno dei Comandi dove la tecnologia si è diffusa di più. Ci sono vigili con competenze tecniche molto specifiche. Fra loro c’è chi si occupa di montare i filmati realizzati durante le operazioni di soccorso. Le immagini sono, poi, fornite ai telegiornali e trasmesse in televisione. I vigili del fuoco di Torino hanno anche imparato a lavorare in Rete. Esiste una redazione che ha realizzato un sito, ricco di informazioni utili per gli utenti; i vigili hanno anche aperto una serie di pagine dove hanno inserito dati sulla storia del loro Comando. “All’inizio - spiega Andrea Brugnati, webmaster dei vigili del fuoco di Torino - i vigili del fuoco hanno dovuto seguire dei corsi di computer per imparare a lavorare in Rete. Adesso Internet è diventato un mezzo che usano ogni giorno anche per comunicare tra loro: la tecnologia è diventata uno strumento indispensabile per il loro lavoro”.
Abbiamo visto quanto la tecnologia abbia cambiato il lavoro di ogni giorno all'interno di un comando dei vigili del fuoco. Ma abbiamo anche capito in modo più concreto quali sono i compiti di un webmaster.

di Valeria Pini
servizio del 16-12-98

Insomma, lo scenario delle nuove tecnologie presenta un panorama - rispetto alle possibilità che si aprono nel mondo del lavoro - sicuramente ricco ma altrettanto vago e non ben definito. Torniamo allora con una riflessione conclusiva alla domanda iniziale: le nuove tecnologie portano più occupazione o disoccupazione?

"Fintanto che si riesce ad aumentare la produzione - sostiene Luciano Gallino, ordinario di sociologia all’Università di Torino - fintanto che si riesce ad allargare i mercati, la tecnologia non produce disoccupazione perché la forza lavoro rimane costante; quello che si allarga sono i mercati, i volumi di produzione. I mercati, però, diversi tra loro, variati come sono, non possono espandersi all'infinito. Quando i mercati non possono più espandersi, la tecnologia viene impiegata prevalentemente per ridurre le forze di lavoro e incomincia a profilarsi lo spettro della disoccupazione tecnologica".

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