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Società - Servizio del 26/05/99

Internet: la storia

di Franco Carlini

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Le prime università in Rete
di Giampiero Moncada


Neil AmstrongIl 1969 segna ufficialmente lo sbarco dell’umanità sulla Luna. Sulla Terra, nel frattempo, oltre a seguire incollati al video le passeggiate di Neil Amstrong e dei suoi compagni, un gruppo di umanisti e scienziati procedeva, negli Stati Uniti, ad un altro lancio che avrebbe segnato i tempi: quello della rete internet.

Proprio nel 1969, viene pubblicato il primo Request for Comments Document: gli Rcf sono documenti e note che servivano ai ricercatori per distribuire e scambiarsi informalmente e velocemente le idee sul lavoro che stavano facendo. Jon PostelAd oggi questi memo sono più di 2.500, editi, raccolti e archiviati, in 28 lunghi anni, da Jon Postel, uno dei padri di Internet, recentemente scomparso.

Il 7 aprile 1999, con l’emissione di Rfc 2555 nel sito della Internet Engineering Task Force, il corpo speciale di ingegneria dedicato alla rete internet, sono iniziati spartani e austeri festeggiamenti per l’anniversario della Rete.

La data cruciale sarà comunque quella del primo settembre, giorno in cui, esattamente trent’anni fa, avveniva la prima connessione tra quattro gloriose Università statunitensi allora collegate.
Proprio dalle Università, dai fermenti di quegli anni, dai testimoni, possiamo ripartire per ripensare un fenomeno che oggi sconvolge mercati, business, relazioni sociali, personali e media, ma che è stato un mondo di nicchia per quasi 25 anni. Nel 1954, Luigi Dadda portò il primo calcolatore in Italia, installandolo al Politecnico di Milano.
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 Luigi Dadda "Nel ’54 - spiega - mi sono recato negli Stati Uniti e da lì ho portato in Italia il primo calcolatore, installandolo al politecnico di Milano. Questo calcolatore era un grande armadio di tre metri di altezza, due di lunghezza e uno di spessore. Esiste ancora, al Politecnico di Milano. Funziona a tubi elettronici. Andava alla tremenda velocità di settanta operazioni al secondo. Allora erano moltissime oggi i calcolatori fanno 70 milioni di operazioni al secondo e anche di più. Installata la macchina al Politecnico, ho iniziato tutta una attività di ricerca e di insegnamento su questa nuova tecnologia".

All’inizio, la prima rete Arpanet collegava diversi computer di Università americane. Si passò poi al collegamento delle diverse reti e, quindi, a Internet.

Arpa NetworkEsiste, a questo proposito, il tema-luogo comune dell’origine militare della Rete. I fondi erano sicuramente tali ma il progetto, diversamente da quanto si continua ad affermare, era solo indirettamente legato alla Guerra Fredda.
Vinton Cerf, conosciuto come "padre di Internet", spiega come tutto sia iniziato con una singola rete: "poi divennero tre e le collegammo tra di loro in Internet. Quando fu ideata la prima rete, Arpanet, l'interesse nacque da una necessità di condivisione delle risorse: si volevano collegare i computer di circa trenta università in tutto il Paese dove si studiava informatica e che ricevevano fondi dall'Arpa. Ciò non aveva niente a che fare con le bombe atomiche, come si suole fantasticare. La tecnologia utilizzata - la commutazione a pacchetto – appariva comunque assai interessante perché tendeva ad essere molto forte, potente: non era centralizzata ma, viceversa, molto decentralizzata. Inizialmente, dunque, Arpanet servì soltanto a creare un collegamento tra i computer di un gruppo di università. Solo in seguito cominciammo a porci una serie di domande sul possibile uso della tecnologia di commutazione a pacchetto in ambito militare. Una volta ideata Internet - il collegamento tra diverse reti - ci ponemmo il problema di renderlo stabile anche in caso di guerra: di far sì, cioè, che se delle bombe avessero distrutto parte della rete, questa si potesse ricollegare da sola automaticamente.

Questo tema fu tra quelli trattati nel corso della progettazione di Internet. Il motivo della confusione su questo argomento è che nel 1962 un uomo di nome Paul Baran sperimentò un'idea molto simile alla commutazione a pacchetto per costruire una rete di comunicazioni vocali che potesse sopravvivere ad una guerra nucleare, ma il suo progetto in realtà non fu mai messo in atto".

Internet, dunque, fu concepita per collegare delle reti diverse tra loro. Il punto cruciale tuttavia è che l’invenzione della rete internet non è basata su un particolare salto tecnologico (come quello, per esempio, che ha creato i chip e i microprocessori), bensì su tecnologie all’epoca già esistenti: i computer e le reti telefoniche di allora.

"Internet, nel suo nucleo, è molto semplice - continua Cerf.
Se si vuoleVinton Cerf pensare ad un esempio usiamo la cartolina: i pacchetti di Internet sono come delle cartoline che, però, corrono cento milioni di volte più velocemente. Una cartolina ha un indirizzo "da" e un indirizzo "a" e c'è uno spazio limitato su cui scrivere; anche un pacchetto Internet ha un "da" e un "a" e uno spazio limitato per le informazioni. Quando si imbuca una cartolina, non si è mai sicuri che arriverà dall'altra parte, poiché a volte le cartoline si perdono. Se si mettono tre cartoline nella buca, non verranno fuori necessariamente nello stesso ordine, potrebbero non venire fuori neanche nello stesso giorno. In Internet, si verifica la stessa situazione: i pacchetti possono perdere l'ordine in cui sono stati inviati, possono andar persi e, in circostanze molto strane, possono venire copiati: in questo modo possono venir fuori due copie invece di una. Bisogna fare in modo che questo network di comunicazione piuttosto inaffidabile - il pacchetto o cartolina di Internet - diventi affidabile, perché i computer possano comunicare tra loro. Il modo in cui si svolgono queste operazioni è la costruzione di un altro strato sottostante di protocollo in cima alla cartolina di base, che noi chiamiamo layer-Tcp, ovvero Transmission Control Protocol. C'è un modo molto facile per capire come funziona: supponiamo che si voglia mandare un libro ad un amico e che il solo modo in cui si possa fare è attraverso le cartoline. Pensiamo, allora, a quello che si farebbe: si dovrebbero tagliare la pagine del libro e attaccarle alla cartolina, considrando però che, così, non tutte le cartoline avrebbero il numero di pagina e che, quindi, l'amico potrebbe ricevere le pagine senza alcun ordine. Sarebbe dunque una buona idea numerare le cartoline in modo che l'amico possa metterle in ordine. Ma alcune di queste cartoline potrebbero andar perse e allora si dovrebbero conservare le copie da inviare all'amico nel caso non ne ricevesse qualcuna. Ma come si fa a sapere quali cartoline l'amico ha ricevuto? Sarebbe una buona idea se l'amico scrivesse una cartolina ogni tanto e dicesse: "Ho ricevuto tutte le cartoline eccetto la numero 102"; ma bisogna tenere presente che la cartolina che dice quante cartoline l'amico ha ricevuto potrebbe a sua volta andare smarrita. Dunque, se non si riceve alcuna cartolina che indica quante altre ne sono state ricevute, si potrebbe cominciare a mandare copie delle cartoline delle quali non sono state registrate le ricevute. Solo quando, alla fine, si registrerà la ricevuta di tutte le cartoline, allora si potranno buttar via le copie tenute da parte nel caso fossero servite. Questo è tutto ciò che succede nel protocollo Tcp. Il protocollo cartolina, l'Internet Protocol, è molto semplice, in definitiva".

La reale innovazione, dunque, è una questione di REGOLE. Un gruppo di università si è messo d’accordo sul formato dei messaggi che i loro computer si sarebbero scambiati a distanza. Una cosa semplice tutto sommato. Ma un tale standard aperto e condiviso ha prodotto un risultato rivoluzionario.
E dall’uso del computer per fare ricerca e per computare, si è velocemente passati al collegamento tra persone, alla posta elettronica, ai Newsgroup.Internet ha portato il computer a deviare, positivamente, i propri fini. Da macchina di calcolo è diventato medium di comunicazione, persino spazio sociale.

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