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Musica - Servizio del 13/05/99

Musica e computer

di Sergio Messina

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Musica, computer e Internet
di Michele Alberico


Tutta la musica che viene prodotta oggi subisce qualche genere di trattamento digitale e quindi informatico. Dalla pubblicità alla "rumoristica" dei film, passando per la registrazione di orchestre sinfoniche o quella di uccelli tropicali, la registrazione ed il trattamento digitale sono diventati lo standard.

Tra le applicazioni del computer, quelle dedicate alla produzione di suoni sono state tra le prime, e non casualmente. Gli anni '50 sono stati infatti anni importantissimi per la musica elettronica (che fa della ricerca sul timbro, sul suono stesso, una delle sue ragioni di vita), e quindi apparve subito ovvia la ricerca di possibili impieghi di queste nuove macchine per produrre nuovi suoni.

Una curiosità: nel film "2001 Odissea nello spazio", quando il calcolatore Hal 9000 viene disattivato, regredisce ad uno stadio infantile e "muore" cantando "Daisy", una popolare canzone americana. E' stata proprio quella la prima canzone suonata da un computer, nel 1957, presso i laboratori Bell. Da allora, fino alla fine degli anni '70, la musica col computer era detta musica di sintesi, e non avveniva in tempo reale, bensì differito: le macchine venivano istruite, attraverso il lentissimo procedimento della scrittura del codice, a sintetizzare e quindi produrre suoni complessi. Di questa prima fase del rapporto tra scrittura musicale ed informatica ci parla Nicola Sani, compositore e sperimentatore, che per molto tempo ha scritto musica per computer.

Edgar Varese"La computer music nasce alla fine degli anni '50 negli Stati Uniti, ma era stata anticipata precedentemente dal sogno di Edgar Varese, che all'inizio del '900 scrisse: "sogno strumenti che obbediscano al pensiero del compositore". Ecco, sulla base di questo sogno, alla fine degli anni '50 si è cominciato, prima nell'università dell'Illinois, a realizzare programmi che servissero al compositore per scrivere la musica, quindi non per creare suoni, ma come aiuto alla composizione. In particolare ricordo Lejaren Hiller, che scrisse nel '57 la Iliac Suite, per quattro strumenti ad arco; il nome è legato al fatto che era stata generata la partitura con un computer della famiglia Iliac. In seguito sarà Max Mathews, nei laboratori Bell, a creare i i primi algoritmi per la sintesi del suono. Il primo linguaggio si chiamava Music Five. Da allora molti altri ricercatori e compositori hanno collaborato. John Chawning all'università di Stanford, ha creato il metodo per la sintesi del suoni in modulazione di frequenza, nel '72.Lejaren Hiller
John Cage lavorò con il computer per la sua composizione "Harpsichord", una delle sue opere più straordinarie. Oggi si lavora con il Live Electronics, ossia con l'impiego del computer in tempo reale; questo ha creato una nuova figura, quella della regia del suono. Attraverso il L.E., il suono entra nella sala da concerto, si modifica, si trasforma in tempo reale, passa da una parte all'altra dello spazio, diventa parte di quell'universo sonoro che noi abbiamo ereditato da tutta la storia della musica, da Bach fino ad oggi".

Alla fine degli anni '70 escono sul mercato i primi sequencer: sono piccole macchine, collegabili a tastiere e batterie elettroniche, in grado di "ricordare" le parti che vengono suonate per poi risuonarle. Non è quindi più il computer ad emettere suoni, bensì gli strumenti elettronici che, sincronizzati insieme attraverso il linguaggio Midi (acronimo di Musical Instruments Digital Interface) eseguono le parti memorizzate nel sequencer. Diventa così finalmente possibile ad un solo musicista di suonare e - in tempo reale - cambiare, cancellare e correggere all'infinito tutte le parti, mentre vengono fedelmente risuonate dai diversi strumenti. Questo linguaggio si è rivelato così efficace che ancora oggi, a quasi vent'anni dalla sua introduzione, è sostanzialmente lo stesso, e resta il più utilizzato: è infatti normale integrare macchine costruite 15 anni fa in uno studio progettato oggi; in nessun altro campo dell'informatica questo è pensabile.

Nella seconda metà della decade si diffonde inoltre un nuovo strumento musicale Midi, che avrà un ruolo fondamentale negli sviluppi futuri: il campionatore. Basato sulla tecnologia digitale, la stessa dei compact disc, il campionatore registra un suono, proprio come un registratore e poi lo rende disponibile su una tastiera musicale.

Originariamente inventato per riprodurre tutti gli strumenti musicali, cosa che in realtà il campionatore riesce a fare solo in parte, questo strumento è stato rapidamente riprogettato da musicisti di tutto il mondo per campionare musica esistente e incorporarla nella loro. Questo procedimento è stato molto utilizzato negli ultimi dieci anni per produrre molta della musica pop ed ha creato vari stili musicali quali ad esempio l'hip hop, la dance e la techno.

di Cristina Bigongiali

Abbiamo quindi visto come si può creare nuova musica a partire da quella vecchia, ma la facilità del procedimento e l'accessibilità della tecnologia hanno creato molti problemi legali, e se all'inizio c'è stata una certa anarchia (ma anche libertà creativa), da diversi anni la questione è stata rigorosamente regolamentata. Solo negli anni '80 James Brown, uno degli artisti più campionati della storia, ha agito legalmente contro 150 musicisti che avevano illegittimamente usato porzioni più o meno significative della sua musica. Il mercato del diritto d'autore nell'ambito musicale è alquanto complicato in quanto coinvolge varie parti l'autore, l'editore, il produttore fonografico, come spiega Stefano Galli avvocato specializzato in questo settore:

"Abitualmente si definisce "canzone" un'opera musicale, che è un'opera dell'ingegno. Titolare della canzone nella sua fase creativa è l'autore. Per canzone si intende altresì l'opera registrata che non necessariamente viene eseguita dall'autore, quindi dal creatore dell'opera. In questo caso si parla di artista come interprete-esecutore, che è un'altra figura giuridica disciplinata dalla legge sul diritto d'autore. Per quanto attiene poi la sfera di utilizzazione dei diritti economici derivanti dalla cessione dell'opera vi sono altre figure. L'editore, che è il cessionario dell'opera nella sua parte immateriale, e il produttore fonografico, che è colui che poi provvede alla duplicazione dell'opera e alla fabbricazione e alla distribuzione dell'opera su disco, abitualmente. Generalmente, nella massima parte dei casi si ottiene l'autorizzazione, dietro pagamento di un importo fisso e di una percentuale relativa ai diritti di utilizzazione, che sono diritti di produzione meccanica e diritti di esecuzione musicale in ambito di publishing, che significa l'editoria. Diversamente, se l'autore è molto importante e non ha ceduto tutti i diritti all'editore, oppure se ne è riservati alcuni a questi fini, diventa molto complicato e spesso viene negata l'autorizzazione".

Dall'inizio degli anni '90, dopo un decennio di "silenzio", il computer ha ripreso ad emettere suoni in proprio. Grazie alla diffusione delle schede audio, e alla naturale crescita della memoria disponibile, si è diffusa la pratica della registrazione su hard disk, che consente di integrare la tecnologia midi e quella della registrazione sonora vera e propria. Oggi lo studio di registrazione (magari piccolo e limitato ma pur sempre completo) è una qualsiasi delle funzioni dei computer: è possibile per chiunque produrre musica a costo zero, con una qualità comunque semi-professionale e tutta la libertà creativa che l'industria non avrebbe mai consentito. Si tratta di una rivoluzione che non potrà non incidere moltissimo nella quantità e qualità della produzione musicale, esattamente come hanno fatto, nel passato, la commercializzazione a basso costo prima di chitarre acustiche (leggendaria la italiana Eko) e poi di tastiere.navigazione

 

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