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Architetture - Servizio del 07/04/99 

I non luoghi

di Silvio D’Ascia

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Città digitali
di Silvio D’Ascia


Nel nostro secolo sono aumentate notevolmente le possibilità di comunicazione e di relazione tra gli individui. Questo è avvenuto in un primo tempo attraverso le reti di trasporto, attraverso le autostrade o le ferrovie e, attualmente, avviene anche attraverso le reti telematiche, Internet o i terminali Bancomat. Cerchiamo allora di sviluppare un confronto tra questi due mondi, tra questi due tipi di "rete", quella dei trasporti e quella delle telecomunicazioni.

Entrambe hanno come obiettivo rendere possibili e aumentare le relazioni e gli scambi tra le persone. La prima, quella dei trasporti, in una dimensione reale, la seconda, quella telematica, in una dimensione più astratta e immateriale.

La relazione tra le due diverse reti di connessione è, dunque, forte. Non è un caso, infatti, che il linguaggio del mondo telematico faccia uso continuo di analogie con il mondo dei trasporti: si "naviga" su Internet, si "viaggia" sulle autostrade dell’informazione, si visitano dei "siti" in Rete. L’obiettivo delle due reti è lo stesso: comunicare, aumentare le possibilità di interazione tra gli uomini.

Nel corso del nostro secolo i mezzi di trasporto (treno, automobile, metropolitana, aereo) hanno creato un aumento notevole dei flussi di beni materiali, cioè delle merci, e di persone e quindi delle possibilità di incontro fisico e di comunicazione tra gli individui. A Parigi nel 1996 è nato Arep, un progetto mirato a sviluppare, in Francia e all’estero, la progettazione dei Poli di Scambio, cioè di architetture per l’interconnessione e la distribuzione di flussi di ogni tipo, intese come punti nodali di incrocio e smistamento delle differenti reti di trasporto urbane, metropolitane e regionali.

Al di là delle reti tradizionali di comunicazione, oggi è il momento delle nuove reti, le reti di telecomunicazione, cioè di comunicazione a distanza che estendono all’infinito le modalità di interazione tra individui, trasferendole in una dimensione astratta e virtuale.

Un’esperienza molto interessante è stata condotta negli U.S.A. da due architetti americani, riuniti sotto la sigla di Asymptote: il New York Stock Exchange (N.Y.S.E.). Si tratta del primo progetto di Borsa virtuale, dove al posto N.Y.S.E.di beni o merci materiali, si incrociano esclusivamente informazioni e dati immateriali in uno spazio virtuale. Fenomeni come questo stanno trasformando il nostro rapporto con lo spazio reale annullando la nozione di distanza: è questa la rivoluzione urbana di fine secolo.

In futuro, dunque, potremo scegliere di abitare in qualunque parte del mondo poiché essere al centro di una rete di connessione dipenderà non più soltanto da dove ci troviamo fisicamente ma soprattutto dal nostro potenziale informatico di connessione e comunicazione.
Stanno cambiando proprio quei canoni fondamentali che hanno caratterizzato per secoli le città storiche, teatro dello scambio e della comunicazione, secondo i quali la differenza tra città e campagna, tra centro e periferia indicava esclusivamente una differenza di opportunità e di esperienze ed era chiaramente misurabile in termini di distanza fisica. Nel prossimo millennio la centralità sarà data dalla capacità di connettersi ad una rete informatica proprio come in passato era data dalla capacità di connessione ad una o più reti di trasporto.

Di fronte al trasferimento su di un piano astratto e virtuale delle nostre esperienze e del nostro interagire "a distanza" con il mondo e con la società, c’è chi, come il filosofo francese Paul Virilio,Paul Virilio annuncia la presenza di una "minaccia" incombente, la minaccia della perdita di realtà: "L’impatto delle nuove tecnologie e della realtà virtuale potrebbe assumere un’importanza considerevole al punto da farci perdere i nostri punti di riferimento nello spazio reale, proprio come succede con la stereofonia: c’è uno spazio attuale, lo spazio della presenza concreta, e c’è uno spazio virtuale. Trovo che queste due dimensioni spaziali interagiscano l’una con l’altra, e che lo spazio virtuale non sia semplicemente come una scena teatrale o un’immagine fantastica, o un sogno. Si tratta di luoghi di azione nonché di interazione: per questo è essenziale che spazio attuale e spazio virtuale funzionino come i bassi e gli acuti in stereofonia o come accade nella stereoscopia, per il fatto che esiste una unità di percezione del reale. Oggi, dinanzi all’affermazione delle nuove tecnologie, si rischia di perdere la realtà, di precipitare nel disordine, di arrivare a uno sdoppiamento dell’identità del reale".

Per difendersi dalla "minaccia della perdita di realtà" è necessario trovare un equilibrio tra le due dimensioni del nostro vivere contemporaneo. Da un lato, quella reale della nostra esistenza corporale articolata all’interno di reti materiali e, dall’altro, quella virtuale del nostro interagire a distanza nell’universo illimitato delle reti telematiche.

Continuando nel nostro parallelismo tra reti, possiamo allora paragonare la stazione ferroviaria e ogni altro tipo di polo di scambio alla nostra postazione informatica, cioè al nostro computer, luogo di incrocio e di interconnessione di flussi immateriali, dati, informazioni, messaggi di ogni tipo. E’ quello che accade nella rete internet, dove esistono diverse forme di luoghi virtuali.

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La rivoluzione urbana generata dallo sviluppo delle reti tecniche sembra dunque aver prodotto una perdita di valore del luogo come fonte di certezza e di identificazione di sé stessi: una scomparsa di senso dei luoghi nei quali esercitare un’azione, una pratica sociale integrata ad uno spazio urbano. La rete internet sta già da oggi generando alcune forme di luoghi con queste caratteristiche. Se si pensa al valore di autoidentificazione del luogo sacro di una chiesa per l'esercizio della pratica religiosa o del luogo di una piazza per gli incontri sociali, oggi questi spazi vengono quasi del tutto soppiantati dalla pratica quotidiana ed individuale della telecomunicazione e dell'interazione digitale tra gli individui in rete.

Se in futuro grazie all’avvento delle reti telematiche sarà possibile fare tutto "a distanza" (operazioni bancarie, acquisti, certificati, lavoro) che senso avrà ancora costruire delle città, cioè progettare, costruire e vivere in un determinato spazio fisico, in un determinato luogo? La realtà sembra allora destinata a scomparire in uno "schermo totale", Jean Baudrillardcome afferma un altro filosofo francese, Jean Baudrillard: "Sì, certo, la realtà è già scomparsa in certo modo, ma perché essa in fin dei conti, a mio avviso, non è mai altro che l’effetto di uno stimolo, di un modello. C’è un modello di realtà, un principio di realtà, che è stato costruito e che si può scomporre molto rapidamente. E’ in effetti una sorta di costruzione quella che si è sgretolata sotto la spinta delle tecnologie moderne, delle nuove tecnologie in particolare. La cosiddetta realtà virtuale ha senza dubbio un carattere generale e in qualche modo ha assorbito, fin quasi a sostituirla, la realtà, nella misura in cui nella virtualità tutto è il risultato di un intervento, è oggetto di varie operazioni. Insomma tutto si può realizzare di fatto, anche cose che in precedenza si opponevano l’una all’altra: in passato, da una parte c’era il mondo reale e, dall’altra, c'erano l’irrealtà, l’immaginario, il sogno. Nella dimensione virtuale tutto questo viene assorbito in egual misura, tutto quanto viene realizzato, iper-realizzato. A questo punto la realtà in quanto tale viene a perdere ogni fondamento: non vi sono più riferimenti al mondo reale e tutto vi si trova in qualche modo programmato o promosso dentro una super formula che è, appunto, quella del virtuale, delle tecnologie digitali e di sintesi".treni

Il nostro secolo, grazie allo sviluppo delle reti tecniche, ha segnato un’accelerazione nel processo di liberazione progressiva dalla nozione di limite spazio temporale. Con lo sviluppo dei mezzi e delle reti di trasporto (treno, automobile, aereo, fino ad arrivare all’alta velocità o alla velocità supersonica del Concorde), l’uomo ha cercato progressivamente di superare il limite della dimensione spaziale, della distanza fisica, cercando di ridurre al minimo possibile il tempo di percorrenza materiale tra due luoghi reali e distinti, distanti nello spazio.

Con lo sviluppo delle telecomunicazioni (radio, telefono, televisore, computer ed infine Internet), l’uomo è riuscito a superare il limite fisico dello spazio, trasferendo la propria esistenza in una dimensione "live", in tempo reale, annientando ogni sorta di distanza fisica. L’uomo contemporaneo, Prometeo di fine millennio, ha cercato di superare, grazie all’uso della tecnica, il limite stesso della sua esistenza corporea e materiale.

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