Che cosa hanno in comune le trasmissioni televisive satellitari, i piccoli file video
che è possibile scaricare via Internet, la battaglia delle major discografiche contro la
violazione del copyright in Rete? Una sigla, mpeg che indica il più utilizzato
standard di codificazione audiovideo al mondo.
Il Moving Picture
Experts Group che dà il nome alla sigla mpeg è stato fondato nel 1988 per iniziativa
di Leonardo Chiariglione già
collaboratore dello Cselt. Nell'ambito dell'Iso, l'Organizzazione internazionale per la
standardizzazione, l'Mpeg si è occupato dello sviluppo di nuovi standard di codifica di
suoni e immagini in movimento.
Fin dall'inizio il lavoro dell'Mpeg si è sviluppato in tre direzioni distinte definite
attraverso tre sigle numeriche. Mpeg 1, 2, 3. Ciascuna delle sigle indicava un diverso
standard corrispondente a una diversa velocità di trasferimento.
Mpeg 1 è il
primo standard di codifica digitale elaborato dal gruppo. Il suo ambito di applicazione è
essenzialmente quello dei dischi contenenti informazione video da riprodurre in locale.
Grazie alla parte audio di questo standard sono stati creati i celebri file in mp3 che per la loro versatilità e facilità di
trasferimento hanno messo in crisi l'intera normativa sul copyright musicale.
Con Mpeg 2 (che ha poi
inglobato anche lo standard successivo mpeg3) si voleva rendere disponibile la codifica
digitale per un trasferimento a distanza aggiungendo anche alcune funzioni nuove come il
trasferimento in parallelo di più canali audio o lo zapping tra diversi flussi video.
Mpeg2 è lo standard più utilizzato al mondo per la trasmissione televisiva via
satellite. Nel 1995 lo Cselt è stato il primo istituto
al mondo a dimostrare la capacità dell'Mpeg 2 di trasferire a distanza informazioni
audiovideo ad alta qualità.
La nuova sfida dell'interattività che le possibilità della Rete hanno portato in
primo piano è stata raccolta da Mpeg 4 (gli
obiettivi del 3 sono stato raggiunti da semplici modifiche dello stesso mpeg2). Questo
nuovo standard, da poco disponibile, sconvolge il concetto classico di audiovisivo,
perchè più che trasferire una serie di quadri successivi si occupa di codificare degli
"oggetti audiovisuali"
definendo per ciascuno di questi il suo comportamento. Ciascuno di questi oggetti può
essere composto tanto da immagini di sintesi quanto da immagini tradizionali ma quello che
più conta è che essendo una struttura di cui è descritto il comportamento esso può
diventare oggetto di interazioni.
Per fare un esempio più che codificare una successione di immagini che descrivono il
comportamento di una persona all'interno di una stanza, mpeg4 codifica l'intera stanza e
l'intera azione della persona al suo interno rendendo così possibile all'utente di
scegliere il proprio punto di visuale o decidere della presenza o assenza di certi
elementi. Il grado di interattività deve venire di volta in volta definito.
Da Mpeg4 si passerà poi al futuribile Mpeg7 in cui gli
elementi di ricerca e le possibilità di interazione aumenteranno a dismisura grazie ad un
sistema di classificazione dell'immagine molto complesso. Detto in altre parole mpeg7
sarà uno standard per la ricerca, l'archiviazione, la manipolazione e la processazione di
informazioni multimediali. Per capire esattamente di cosa si tratti dovremo aspettare la
sua data di uscita prevista per il luglio del 2001.
Esistono anche formati rivali dell'mpeg, quasi tutti nati e
cresciuti all'interno della Rete ma nessuno dotato della stessa autorevolezza. Sul sito mpeg.org, curato da uno dei membri storici del gruppo
ne trovate un'ottima lista.
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