Quando hanno
cominciato ad entrare i computer nella scuola c'è stato un forte dibattito: ci si
chiedeva se l'informatica dovesse essere una nuova materia da affiancare alle altre o se
invece si trattava di una trasformazione culturale di carattere generale. Una
trasformazione che investiva tutti i campi. Il Ministero
ha scelto la seconda ipotesi, un'ipotesi molto più impegnativa e che ha suscitato molti
dubbi. Ma sicuramente chiara è l'idea del Ministro della Pubblica istruzione Luigi Berlinguer sull'importanza di
queste trasformazioni per gli studenti:
"Gli studenti con le tecnologie fanno un salto in alto. Perché? Prima di tutto,
sono molto più disponibili, i bambini, gli alunni e gli scolari ancora più degli
studenti delle scuole superiori, hanno la mente più fresca, più degli stessi insegnanti.
Per la loro vita professionale e culturale la conoscenza della tecnologia è una
necessità assoluta. Secondo: con le tecnologie si possono fare una serie di cose importantissime che arricchiscono la funzione
degli studenti.
Prima gli studenti che cosa facevano? Mettevano su una 'pièce' di teatro e facevano gli
attori, oppure organizzavano un'attività sportiva, ma adesso possono produrre, come io ho
potuto constatare in vari casi, degli atti e dei fatti di cultura e questo è un grande
arricchimento. Mi ricordo quando ero ragazzo, studente, mio padre mi consigliò di
imparare a scrivere a macchina. I miei compagni di scuola non lo facevano e si mettevano a
ridere e mi dicevano: "Che bisogno c'è? Noi studiamo con la penna". Mi sono
ritrovato questo vantaggio di aver imparato a scrivere a macchina. Poiché studiavo il
latino e il greco, potevo anche avere in odio la tecnologia, ma non è stato così. L'idea
di avere un approccio a questi strumenti arricchisce. Oggi nessun professionista, fino a
una certa età, nessun operatore è in grado di svolgere il suo lavoro se non ha
dimestichezza col computer".
La scelta operata dal ministero appare quindi piuttosto netta, ma non è una posizione
indolore tant'è che da più parti si sono espresse posizioni opposte. C'è infatti chi
ritiene che puntando sulla creatività del linguaggio multimediale si perda il rigore del
linguaggio scientifico. E' l'opinione che il professore Lucio Russo ha espresso in un
libro che un anno fa ha suscitato grande scalpore "Segmenti e bastoncini":
"Il titolo si riferisce al fatto che la scienza è nata creando dei modelli
astratti degli oggetti concreti. Ad esempio si può creare un modello astratto dei
bastoncini introducendo il concetto di segmento e dimostrando teoremi di geometria sui
segmenti. Ora la tendenza è quella di espellere il concetto astratto dalla scuola
eliminando, in particolare, come dicevo prima, il metodo dimostrativo della matematica,
questo è abbastanza chiaro, anche se implicito, dai documenti della Commissione dei
Quaranta Saggi, ed eliminando una serie di altri strumenti concettuali. Il punto
fondamentale è, credo, che noi viviamo in un mondo estremamente complesso, viviamo a
contatto con una tecnologia molto raffinata, che è basata su concetti scientifici elaborati nel corso di secoli, ed il punto è quali
informazioni dobbiamo trasmettere su questo mondo tecnologico: dobbiamo insegnare anche i
principi scientifici alla base della tecnologia, o dobbiamo insegnare solo ad usare la
tecnologia? La tesi fondamentale del mio libro é che la tendenza vincente all'interno
della Commissione dei Saggi e delle intenzioni del ministro sia di fatto, anche se
probabilmente in modo inconsapevole, quella di formare una scuola in cui si usi soltanto a
consumare prodotti tecnologici senza fornire nessuna idea dei principi scientifici e della
razionalità scientifica che è alla base della possibilità stessa di costruire la
tecnologia; questo mi sembra il punto essenziale, cioè una scuola, io scrivo nel mio
libro, di avviamento al consumo".
Sul tema di scuola e nuove tecnologie ci sono posizioni divergenti. Si va da
opposizioni radicali (Russo) a opinioni più articolate come quella di Franco Conti
(Normale di Pisa) E proprio a Pisa siamo andati per vedere come lavora Conti, professore
di docente di analisi matematica alla scuola Normale di Pisa.
Cerchi, cicloidi, frattali, ellissi e parabole racchiuse in una mostra itinerante e
interattiva organizzata dal professor Franco Conti. Scopo della mostra è stato quello di
dimostrare che la matematica, vissuta dai più come un incubo, in realtà grazie
all'ausilio delle nuove tecnologie può risultare facilmente comprensibile. In realtà il
computer entrato in maniera così preponderante nella vita quotidiana e scolastica, per
alcune applicazioni si rivela quasi una sovrastruttura, ed il ruolo dei docenti
soprattutto quelli di matematica, si rivela anche quello di mostrare i limiti della
macchina per poi saper interagire con essa. La posizione di Conti è quindi quella di
mostrare che l'ausilio del computer è importante, ma da solo non basta assolutamente,
anzi l'oggettualità a volte si rivela più importante. La mostra, allestita a Pisa negli
arsenali medicei, in particolare vuole condurre il visitatore in questo mondo di oggetti
geometrici e forme concrete, coniugando la corporeità degli oggetti con l'astrattezza del
pensiero matematico.
Dunque in alcuni casi il computer rappresenta addirittura una sovrastruttura, un qualcosa
in più che può essere addirittura evitato, di cui si può fare a meno.di
Cristina Bigongiali
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L'operazione di alfabetizzazione
informatica può garantire un risultato positivo nella formazione dei docenti e per
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legge sull'autonomia delle scuole. Nella sezione scuola del sito de Il Sole 24 ORE si possano
trovare tutte le informazioni su questo decreto e in generale sulle leggi che riguardano
la scuola. |
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