Una delle questioni più importanti in una
società che cambia in maniera profonda - e questo è esattamente ciò che accade oggi
grazie alle nuove tecnologie della comunicazione - è se la scuola riesca a stare al passo
con i tempi.
Il problema, cioè, è capire se quello che si insegna ma anche il modo in cui si insegna
nelle aule non si allontani troppo da quello che accade fuori, nella società e nel mondo
di tutti i giorni.
Per vedere cosa sta succedendo nella scuola italiana abbiamo pensato di partire da una
scuola elementare di Roma.
La scuola elementare Jean Piaget - che fa parte del circolo didattico n. 145 di Roma,
25 classi per 527 alunni è uno degli istituti che ha partecipato al progetto
di sviluppo della multimedialità nella scuola, del Ministero della Pubblica Istruzione per luso della
tecnologia nella scuola. La scuola ha ottenuto un finanziamento di 42 milioni.
La direttrice didattica Franca Lombardi ci spiega come hanno utilizzato questi soldi:
"Sono stati acquistati dieci nuovi Pc che
sono stati distribuiti nelle scuole del circolo didattico (4 alla Piaget). Le classi che
usano il computer sono 14. Abbiamo tre server, macchine fotografiche digitali,
masterizzatori, usati per riprodurre gli ipertesti realizzati dagli alunni, con lavagne
digitali e penne ottiche che riproducono il segno del bambino sul computer e anche uno
scanner".Bruna Barocci, una delle insegnanti, ci racconta quali sono le principali
attività svolte dai bambini: Il computer è inteso come strumento
didattico-formativo. Sono state pensate attività diverse a seconda delle classi. Alcune
partecipano con dei programmi collegati alle varie discipline, programmi tutoriali che
sviluppano molto laspetto interattivo. Un programma molto usato, anzi probabilmente
il più utilizzato, è quello di video-scrittura che è impiegato per la redazione del
giornalino: limpiccione viaggiatore; importante è anche la creazione di
ipertesti, di mappe concettuali accompagnate da immagini e file audio. Per
lapprendimento delluso del computer e delle lingue straniere il modello di
riferimento metodologico è quello pragmatico - anglosassone del learning by
using ossia imparare usando gli strumenti, che comprende anche lidea
dellimparare giocando, attraverso i giochi interattivi.
Ognuna delle 14 classi ha nel calendario settimanale un orario stabilito per usare
laula multimediale. Nonostante il bilancio positivo e limpegno del personale
docente, ci sono dei problemi di ordine pratico e culturale che non si è ancora in grado
di risolvere. Secondo Luciano di Miele, un altro insegnante della scuola, la pesantezza
burocratica - ci vogliono milioni di richieste per acquistare una semplice cartuccia - e
la mancanza di tecnici che possano aiutare in caso di problemi con il computer sono i due
fattori negativi che rallentano il lavoro degli insegnanti.
di Antonia Moro
|
La situazione della Jean Piaget è per molti aspetti emblematica. Ci
sono insegnanti e bambini che utilizzano le nuove tecnologie in lavori utili e divertenti.
E ci sono finanziamenti adeguati. Tutto sommato siamo di fronte a un caso positivo. Ma è
proprio così la situazione in Italia o in questo campo siamo invece molto in ritardo
rispetto agli altri paesi industrializzati? Per fortuna, le cose cominciano a migliorare
anche per gli studenti e per gli insegnanti italiani, che oggi non sono più costretti,
come accadeva fino a poco tempo fa, a guardare con invidia i loro colleghi di altri paesi.
Tutto è cominciato nel 1997, quando il Ministero della Pubblica Istruzione ha dato il via al Programma di sviluppo delle tecnologie
didattiche. E il progetto più importante fra quelli realizzati dal ministero,
ed entro il 2000 coinvolgerà tutte le scuole italiane, aggiornando insegnanti, fornendo
computer e la connessione a Internet dalle materne ai licei. Vediamo alcuni dati:
- le scuole coinvolte nel 1997/98 sono state circa 7.000 (6833), quasi la metà del
totale; - gli insegnanti sono stati quasi 200.000 (198.185) che corrisponde a circa un
quarto dellintero personale scolastico;
- più della metà delle scuole che hanno ricevuto finanziamenti (52,3% ) si è
collegata in Internet |
Eppure ci sono anche indagini recenti che
forniscono un quadro meno positivo. Una recente indagine del Censis realizzata insieme a Telecom sottolinea alcune carenze
dellintervento del Ministero della Pubblica istruzione come ci spiega Maurizio
Sorcioni del Censis:
"Il risultato principale emerso è la rilevazione da parte nostra di una dinamica
presente tra gli insegnanti, che è quella di una forte propensione all'alfabetizzazione
tecnologica, unalfabetizzazione che comunque è avvenuta per via spontanea, diciamo
così, senza essere sostenuta in maniera significativa da delle politiche appunto del
ministero. Gli insegnanti italiani hanno seguito un percorso di autoformazione per quel
che riguarda l'utilizzazione delle tecnologie.
Gli insegnanti si sono trovati a dover in qualche modo imparare da soli, quindi la maggior
parte ha acquistato un computer, hanno cominciato ad utilizzare le tecniche di
videoscrittura. Ad esempio, sappiamo che il 76% degli insegnanti che abbiamo intervistato
sa utilizzare un programma di videoscrittura o un foglio elettronico. Quindi cè
stata un'alfabetizzazione progressiva dovuta proprio al fatto che i docenti hanno
acquistato le tecnologie e hanno cominciato ad utilizzarle.
La via dell'autonomia è senz'altro quella da percorrere. L'autonomia è un grandissimo
strumento di innovazione del sistema educativo e io credo che sia la vera forza per
sviluppare un programma, diciamo, utile di diffusione delle tecnologie didattiche. È lo
strumento principe perché permette alle scuole di poter sviluppare dei propri programmi e
delle proprie attività. Sono assolutamente convinto che il modello
"centralistico" di diffusione delle politiche ha fatto il suo tempo e che invece
c'è bisogno di puntare in maniera decisiva e forte sul versante dell'autonomia".
Possiamo certamente dire che fra poco (un paio danni) la fase
dellalfabetizzazione informatica sarà finita. Ora però bisogna cominciare a
guardare anche ai contenuti, perché avere macchine nuove per vecchi contenuti culturali
non porterà da nessuna parte.
E su questo è daccordo anche la ricerca del Censis.
La cosa interessante è che già in molte scuole si producono esperienze interessanti. Il
problema però è che spesso non circolano.
A questo proposito abbiamo chiesto a Mario Fierli, che è il responsabile del Programma del Ministero, di illustrarci
quali sono i progetti per lo sviluppo della didattica a cui sta lavorando. In particolare
gli abbiamo chiesto come intende utilizzare le "scuole più esperte", quelle che
possono "trascinare" le altre:
"Il Programma di sviluppo delle
tecnologie didattiche è un contenitore di attività, gran parte delle quali sono
destinate a promuovere nelle singole scuole italiane l'uso delle tecnologie. Naturalmente
questa parte del programma prevede dei finanziamenti alle scuole differenziati a seconda
del livello di esperienza della scuola, a seconda che le scuole siano più o meno esperte,
e prevede, fra l'altro, anche formazione dei docenti, scuola per scuola, a livello di
base, man mano che le scuole entrano nel programma.
Una delle cose che facciamo è che man mano che un progetto pilota, progetto diciamo
avanzato, è arrivato a maturazione, i risultati di questo progetto diventano
automaticamente materiali per tutte le scuole italiane. Faccio un solo esempio fra i
tanti: c'è un progetto, il primo che è partito, che si chiama "MultiLab", che
coinvolge 140 scuole di tutti gli ordini, dalla scuola materna fino alla scuola secondaria
superiore. In questo momento stiamo preparando unantologia multimediale delle
migliori esperienze svolte all'interno del sistema "MultiLab" e metteremo
in circolazione questo materiale".
Se sicuramente limpegno del Ministero è notevole tuttavia sta emergendo con
sempre maggior forza un problema che forse allinizio è stato sottovalutato: la
mancanza di personale specializzato dal punto di vista tecnico e didattico. Se non ci
saranno queste nuove figure di esperti si corre un grave rischio: il pericolo che al primo
attacco di un virus si fermi tutto il laboratorio, o che dopo le prime pagine di
presentazione della scuola in Internet nessuno si cimenti più con la comunicazione
multimediale.
Insomma sarebbero necessari interventi precisi e urgenti su alcune questioni pratiche
da parte del Ministero. Abbiamo rivolto allora la questione al ministro Luigi Berlinguer:
Fra poco le scuole avranno una possibilità di spendere più rapidamente e con più
agilità proprio grazie alle norme sull'autonomia, proprio con uno strumento specifico, si
chiama Regolamento amministrativo contabile, che è alle porte. Secondo: noi
stiamo aumentando le dotazioni delle scuole. Allinizio, queste dotazioni sono
servite per comprare hardware. Adesso, siccome ne arriveranno altrettante, mi auguro,
anzi, che crescano, una parte di queste serviranno per la manutenzione. Poi abbiamo
introdotto un'altra norma, cioè che le scuole si possono rivolgere anche ad operatori
privati per determinate funzioni: per esempio, una scuola intelligente
potrebbe stipulare un accordo con la società di produzione o di manutenzione dei computer
e, quindi, avere un servizio intanto in supplenza del fatto che non cè personale
all'interno. Quindi lo snellimento che stiamo proponendo, che ancora non è giunto al suo
risultato finale, potrà consentire di avere, non soltanto l'hardware, ma anche tutte le
operazioni per farlo funzionare.
|
|