Sono piccoli esserini colorati che si aggirano sullo schermo del computer.
Forse a qualcuno sarà capitato di ricevere per posta elettronica una di queste piccole
creature che si muovono in un ambiente artificiale nel quale mangiano e si riproducono.
Sono generati da un programma che si chiama Artificial
Garden.
Sembra
di assistere ad un normale
gioco per computer. In realtà, il programma non è, affatto, un gioco. Alla base
cè unidea seria a cui lavorano, oggi, ricercatori di tutto il mondo: creare
forme di vita artificiale. Il progetto concepito negli anni 80 da uno
scienziato di Los Alamos, Christopher
Langton, è quello di simulare dentro i computer degli ambienti artificiali che
abbiano tutte le caratteristiche degli ambienti naturali. Creare dei mondi, insomma, i cui
abitanti si riproducano e si evolvano: esseri che abbiano delle mutazioni genetiche e si
scontrino con un ambiente ostile proprio come succede agli esseri viventi sul nostro
pianeta.
A differenza di gran parte degli studiosi che mirano a simulare con i computer,
lintelligenza umana ed i processi razionali Langton si è orientato, in una
direzione diversa: ricreare dentro i computer il comportamento degli esseri viventi, anche
i meno intelligenti, come, ad esempio, alcuni tipi di pesci.
Una volta
creato questo ambiente lo scienziato si mette ad osservare come, nel corso delle
generazioni, gli organismi si evolvono. Levoluzione della vita è, in effetti, uno
dei fenomeni biologici di importanza centrale per tutte le scienze, ma non è un fenomeno
facile da studiare. I processi evolutivi degli esseri viventi, secondo il fondatore della
biologia moderna, Charles
Darwin, possono avvenire nellarco di milioni di anni. Come è possibile per uno
scienziato osservare, davvero, ciò che avviene, in un tempo così lungo? Labbiamo
chiesto ad uno dei maggiori esperti italiani di Vita
Artificiale, Domenico Parisi:
"Se si studiano gli organismi reali, effettivamente i processi evolutivi possono
essere osservati soltanto in condizioni molto limitate, cioè con quegli organismi che
hanno un tempo di vita, una durata della vita totale o un tempo di generazione, di
riproduzione molto breve, della durata di giorni per cui io posso osservare in
laboratorio, nello spazio di un esperimento, cambiamenti che avvengono generazione dopo
generazione. Ma per la maggior parte degli animali la vita dura troppo a lungo per essere
osservata in termini evolutivi, cioè generazione dopo generazione. Questo tipo di
limitazione nella vita artificiale non cè, nel senso che sono io che determino la
durata di vita dei miei organismi artificiali. La loro vita gira sul computer, magari
durante la notte; la mattina dopo vado ad osservare i risultati e posso vedere cosa è
successo dopo decine, centinaia, migliaia di generazioni. Questo è uno dei vantaggi di
usare la simulazione che permette di riprodurre fenomeni che in natura non sono
direttamente osservabili".
Ma che tipo di creature vengono simulate e per quali fini vengono studiate?
I modelli di simulazione creati e sperimentati al computer coprono
settori diversi. Fra questi la simulazione computerizzata trova unutile applicazione
nella genetica come ci spiega Domenico
Parisi che da circa dieci anni è alla guida di un laboratorio del Cnr di Roma, presso lIstituto di Psicologia: Le
popolazioni studiate possono essere molto elementari e i processi di evoluzione biologica
vengono simulati sulla base di modelli che si rifanno a fenomeni esistenti in natura. Per
esempio si può immaginare una popolazione di insetti che vivono in un determinato
ambiente. Questi insetti hanno un colore del corpo diverso luno dallaltro ma
si muovono su uno stesso colore nello sfondo. Su questa popolazione di insetti passa un
predatore. Gli insetti che hanno un colore più simile allo sfondo sfuggono più
facilmente alla predatore e quindi fanno in tempo a riprodursi. Mentre luccello
preda con più facilità quelli che hanno un colore diverso dallo sfondo visto che si
distinguono più facilmente. Quindi noi osserviamo che se allinizio abbiamo una
colorazione molto varia degli insetti dopo un po di generazioni tutti gli insetti,
adattandosi allambiente, tendono a uniformare il loro colore allo sfondo riuscendo
in questo modo ad evitare di essere predati dalluccello. |
di Antonia Moro
|
Gli esseri che vivono allinterno di queste serre artificiali,
generate dal computer si evolvono, in maniera imprevedibile, proprio come avviene in
natura. Ma è possibile che qualcuno di questi mondi segua direzioni diverse da quelle che
hanno seguito le creature del nostro mondo? E possibile, cioè, che si generino dei
mostri, o magari delle intelligenze diverse dalle nostre ? Lo abbiamo chiesto sempre a
Domenico Parisi:
"Alla prima domanda la risposta è sì; anzi è uno dei vantaggi della vita
artificiale quello di creare e studiare e capire forme di vita che pur rispondendo ai
principi generali della vita sono diverse da quelle che si sono realizzate sulla Terra.
Alla seconda domanda - se possono venire fuori dei mostri - dipende da cosa intendiamo per
mostri. Le simulazioni di vita artificiale ci danneggiano se escono fuori dal nostro
controllo. Gli effetti cambiano a seconda se i cambiamenti che producono restano dentro al
nostro computer oppure se vanno a controllare un robot che agisce nellambiente
esterno. In questo secondo caso possono produrre delle modifiche pericolose e quindi, in
un certo senso, in linea di principio, possono venire dei mostri dalla vita artificiale".
Il concetto di vita artificiale ormai non riguarda più solo la
scienza. Molti di questi esserini simulati al computer sono belli da vedere: hanno delle
qualità estetiche. Per questo cè chi ha pensato di usare la tecnologia che è alla
base delle simulazioni per delle creazioni artistiche.
L Artificial Life, è un campo di ricerca al confine tra molte discipline,
dallinformatica, alla biologia, allarte interattiva, alle animazioni 3d.
Questa versatilità deriva, anche dal modo in cui, in questo campo, vengono sfruttate le
potenzialità dei computer. In effetti, i computer, per chi si occupa di Vita Artificiale,
non sono più degli strumenti utili solo a una parte del lavoro, ma delle vere porte di
accesso verso nuovi tipi di mondi e di realtà. |
|