Dalla
        TV alla rete RAI
        Educational
Architetture -  Servizio del 04/02/99 

Architettura virtuale

di Silvio d'Ascia

Navigazione
Transarchitettura
di Tiziana Alterio


Il Centro Georges PompidouLe nuove tecnologie della comunicazione stanno trasformando il nostro approccio alla realtà quotidiana. In questo processo di trasformazione, l’architettura  si fa carico di tradurre in forma estetica la rivoluzione elettronica e telematica di questo fine secolo.E lo fa utilizzando i nuovi strumenti informatici e tecnologici seguendo un duplice percorso.

Da un lato, infatti, i tradizionali atti della rappresentazione, del controllo e della costruzione reale di un progetto di architettura risultano estremamente potenziati dall’utilizzo delle nuove tecnologie digitali. Basti pensare all’uso oramai indispensabile di programmi come il Cad - Computer aided design - il software che permette di utilizzare lo schermo del computer come fosse un tavolo da disegno. Dall’altro lato un nuovo mondo si apre ai nostri occhi con la nascita di un’architettura virtuale, ossia di un’architettura fatta non di costruzioni reali ma destinata ad esistere soltanto nella rete Internet.

L’uso del computer e delle moderne tecnologie digitali ha permesso laProgettazione Cadcostruzione di opere sorprendenti. Pensate al Centro d’Arte Contemporanea Georges Pompidou, costruito a Parigi negli anni ’70 da Renzo Piano e Richard Rogers, che oltre ad essere stato il manifesto dell’architettura ‘high tech’, è uno dei primi progetti disegnati integralmente al computer. E ancora il recentissimo Museo Guggenheim di Bilbao progettato da Frank Gehry, la cui complicata costruzione è stata resa possibile dall’uso di programmi informatici come il software Katia in grado di tradurre in formule matematiche i plastici di studio del progetto.

Guggenheim di BilbaoGuggenheim di Bilbao

Ma c’è anche un altro strumento offerto dalle tecnologie digitali per la costruzione virtuale che oggi viene utilizzato dagli architetti: è il Vrml che sta per Virtual reality modelling language - ossia linguaggio di progettazione in realtà virtuale. Grazie al Vrml il gruppo olandese Nox a realizzato ha Rotterdam il Padiglione dell’acqua, un esempio di "fluid architecture", architettura fluida.

Odile Fillion, giornalista esperta di architettura, intervistata da MediaMente, ha spiegato la concezione di questo Padiglione:

Navigazione"Il Padiglione è formato da due edifici divisi in due parti. Gli edifici sono divertenti perché non assomigliano a niente. Sono edifici liquidi senza porte, senza entrate, senza finestre e senza facciate. Non si sa come avvicinarlo, sembra un animale. Una volta all’interno, il nostro spostamento lo modellerà e lo modificherà sia in modo sonoro che in modo visivo. Vengono attivate proiezioni e il nostro spostamento induce a delle modifiche delle nostre percezioni. Sono attivati dei flussi di acqua che obbligano a cambiamenti di percorso".

Nella storia è sempre esistita una architettura virtuale, destinata a non diventare mai realtà e restare sempre "u-topia"; parola greca che vuol dire "senza luogo" derivata dalla radice ‘topos’ che significa ‘luogo’ e dal prefisso negativo ‘u’ che significa ‘non, senza.’
Pensate alle splendide prospettive di città ideali del Rinascimento, alle ricostruzioni beaux-arts di architetture fantastiche del passato, ai disegni di Boullée, Ledoux e degli utopisti dell’Ottocento francese, fino alle visioni futuriste degli anni ’60 di Archigram.
Oggi analoghe "utopie", proiezioni immaginarie di possibili futuri, trovano un loro nuovo mondo, il Web, uno spazio virtuale di interazione e di comunicazione tra gli uomini, dove i nostri avatar possono camminare, muoversi. Un gruppo di giovani architetti, riuniti dall’idea comune di una transarchitettura, capace di creare il passaggio dall’architettura fisica del costruito all’architettura del cyber-space, sta svilupppando un’intensa attività di ricerca e di sperimentazione sul tema dell’architettura virtuale.

Il padre della transarchitettura è Marcos Novak, un architetto americano che alla fine degli anni ’70 iniziò a sperimentare le prime forme di immagini di sintesi. Da allora l’ascesa verso la sperimentazione di nuovi spazi virtuali in architettura è stata inarrestabile come lo stesso Novak ci spiega: "Siamo arrivati al momento in cui il vecchio modo di concepire il mondo non funziona più. Un tempo c’erano da un lato gli architetti e dall’altro le persone che lavoravano con la tecnologia: adesso si sono incontrati e ne è emerso qualcosa di nuovo, che si può definire transarchitettura.
Penso che l’architettura riguardi la costruzione ma credo che si possa costruire nel mondo virtuale con la stessa precisione con cui si costruisce nel mondo fisico. Del resto, il lavoro del Palladio aveva un carattere virtuale. Voglio dire, gli architetti hanno sempre avuto a che vedere con mondo virtuale in un certo senso. Ora hanno a che vedere anche con la tecnologia virtuale".

L’architettura del virtuale realizza dunque una sorta di estensione del nostro mondo reale offrendo nuove possibilità di esperienza e di interazione.Oggi le sperimentazioni virtuali in architettura riguardano le giovani generazioni. Uno di questi giovani architetti che ha studiato e utilizza il virtuale è Ammar Eloueini:

"La virtualità è un’estensione di tutto ciò che è realtà, come sostiene Gil Deleuse – ha detto Eloueini. C’è dunque un ambiente virtuale nel quale gli architetti possono lavorare, e si potrebbe aggiungere che tutti gli architetti sono in fondo virtuali, poiché non fanno altro che concepire le loro costruzioni, e non le costruiscono. Per quanto mi riguarda, il potenziale più interessante che la virtualità può offrire sta nell’ambiente virtuale, nel quale le nozioni classiche di geometria e di peso che non è possibile realizzare nella realtà, si possono simulare grazie appunto alla virtualità. E questo è un fatto che arricchisce enormemente l’architettura.
Penso che oggi siamo ancora alle premesse di quanto potrebbe offrire questo spazio che viene detto virtuale e si muovono appena i primi passi in questo spazio: sono come i primi passi sulla luna di trent’anni fa. Oggi ci troviamo molto a disagio nella dimensione virtuale, non abbiamo ancora raggiunto un perfetto equilibrio, lo stiamo ancora cercando e credo ci siano ancora numerosissimi aspetti da sviluppare in relazione allo spazio virtuale. In un certo senso occorre che esso venga architettato: bisogna che architetti, artisti, filosofi e sociologi lavorino a questo spazio per circoscriverlo, per poterlo sfruttare. Questo spazio esiste solo che finora non si disponeva di tecnologie che ci permettessero di sfruttarlo: oggi si cominciano a intravedere queste tecnologie che si svilupperanno ancora".

L’architettura virtuale vive allora nel Cyberspace, nel mondo illimitato della Rete.

L’architetto del futuro dovrà avere dunque una personalità "bilingue", "ibrida", capace di pensare lo spazio e di costruirlo nel mondo reale così come nel mondo virtuale.Il nostro futuro allora sarà forse animato da queste trans-architetture interattive, dinamiche entità in movimento, misteriose quanto affascinanti forme organiche.

Queste seducenti immagini di luoghi di un possibile futuro, provenienti dal cyber-mondo, dal mondo della macchina, come risultato di complicatissimi calcoli numerici e difficilissime formule scientifiche, nascondono forse dietro le abbaglianti animazioni dello schermo il desiderio inconscio di un ritorno ad un mondo pre-architettonico, fatto di caverne artificiali ed organismi interattivi, una sorta di ri-creazione artificiale di una ‘Cyber-Natura’ nella quale ritrovare il senso del progresso e della nostra vita.

puntate
torna
        a calendario
torna
        a tematiche
search

back

home
        page

torna a inizio pagina