Le nuove tecnologie della
comunicazione stanno trasformando il nostro approccio alla realtà quotidiana. In questo
processo di trasformazione, larchitettura si fa carico di tradurre in forma
estetica la rivoluzione elettronica e telematica di questo fine secolo.E lo
fa utilizzando i nuovi strumenti informatici e tecnologici seguendo un duplice percorso.
Da un lato, infatti, i tradizionali atti della rappresentazione, del controllo e della
costruzione reale di un progetto di architettura risultano estremamente potenziati
dallutilizzo delle nuove tecnologie digitali. Basti pensare alluso oramai
indispensabile di programmi come il Cad
- Computer aided design - il software che permette di utilizzare lo schermo del computer
come fosse un tavolo da disegno. Dallaltro lato un nuovo mondo si
apre ai nostri occhi con la nascita di unarchitettura virtuale, ossia di
unarchitettura fatta non di costruzioni reali ma destinata ad esistere soltanto
nella rete Internet.
Luso del computer e delle moderne tecnologie digitali ha permesso lacostruzione di opere
sorprendenti. Pensate al Centro dArte
Contemporanea Georges Pompidou, costruito a Parigi negli anni 70 da Renzo Piano e Richard Rogers,
che oltre ad essere stato il manifesto dellarchitettura high tech, è
uno dei primi progetti disegnati integralmente al computer. E ancora il recentissimo Museo Guggenheim di Bilbao progettato
da Frank Gehry, la cui
complicata costruzione è stata resa possibile dalluso di programmi informatici come
il software Katia in grado di tradurre in formule matematiche i plastici di studio del
progetto.
Ma cè anche un altro strumento offerto dalle tecnologie digitali
per la costruzione virtuale che oggi viene utilizzato dagli architetti: è il Vrml che sta
per Virtual reality modelling language - ossia linguaggio di progettazione in realtà
virtuale. Grazie al Vrml il gruppo olandese Nox a realizzato ha Rotterdam il Padiglione
dellacqua, un esempio di "fluid architecture", architettura fluida.
Odile Fillion, giornalista esperta di architettura, intervistata da
MediaMente, ha spiegato la concezione di questo Padiglione:
"Il Padiglione è formato da due edifici divisi in due
parti. Gli edifici sono divertenti perché non assomigliano a niente. Sono edifici liquidi
senza porte, senza entrate, senza finestre e senza facciate. Non si sa come avvicinarlo,
sembra un animale. Una volta allinterno, il nostro spostamento lo modellerà e lo
modificherà sia in modo sonoro che in modo visivo. Vengono attivate proiezioni e il
nostro spostamento induce a delle modifiche delle nostre percezioni. Sono attivati dei
flussi di acqua che obbligano a cambiamenti di percorso".
Nella storia è sempre esistita una architettura virtuale, destinata a non
diventare mai realtà e restare sempre "u-topia"; parola greca che vuol dire
"senza luogo" derivata dalla radice topos che significa
luogo e dal prefisso negativo u che significa non,
senza.
Pensate alle splendide prospettive di città ideali del Rinascimento, alle ricostruzioni beaux-arts
di architetture fantastiche del passato, ai disegni di Boullée, Ledoux e
degli utopisti dellOttocento francese, fino alle visioni futuriste degli anni
60 di Archigram.
Oggi analoghe "utopie", proiezioni immaginarie di possibili futuri, trovano un
loro nuovo mondo, il Web, uno spazio virtuale di interazione e di comunicazione tra gli
uomini, dove i nostri avatar
possono camminare, muoversi. Un gruppo di giovani architetti, riuniti dallidea
comune di una transarchitettura,
capace di creare il passaggio dallarchitettura fisica del costruito
allarchitettura del cyber-space, sta svilupppando unintensa attività
di ricerca e di sperimentazione sul tema dellarchitettura virtuale.
Il padre della transarchitettura è Marcos Novak, un architetto americano che alla
fine degli anni 70 iniziò a sperimentare le prime forme di immagini di sintesi. Da
allora lascesa verso la sperimentazione di nuovi spazi virtuali in architettura è
stata inarrestabile come lo stesso Novak ci
spiega: "Siamo arrivati al momento in cui il vecchio modo di concepire
il mondo non funziona più. Un tempo cerano da un lato gli architetti e
dallaltro le persone che lavoravano con la tecnologia: adesso si sono incontrati e
ne è emerso qualcosa di nuovo, che si può definire transarchitettura.
Penso che larchitettura riguardi la costruzione ma credo che si possa costruire nel
mondo virtuale con la stessa precisione con cui si costruisce nel mondo fisico. Del resto,
il lavoro del Palladio aveva un
carattere virtuale. Voglio dire, gli architetti hanno sempre avuto a che vedere con mondo
virtuale in un certo senso. Ora hanno a che vedere anche con la tecnologia virtuale".
Larchitettura del virtuale realizza dunque una sorta di estensione
del nostro mondo reale offrendo nuove possibilità di esperienza e di interazione.Oggi le
sperimentazioni virtuali in architettura riguardano le giovani generazioni. Uno di questi
giovani architetti che ha studiato e utilizza il virtuale è Ammar Eloueini:
"La virtualità è unestensione di tutto ciò che è
realtà, come sostiene Gil Deleuse ha detto Eloueini. Cè dunque un
ambiente virtuale nel quale gli architetti possono lavorare, e si potrebbe aggiungere che
tutti gli architetti sono in fondo virtuali, poiché non fanno altro che concepire le loro
costruzioni, e non le costruiscono. Per quanto mi riguarda, il potenziale più
interessante che la virtualità può offrire sta nellambiente virtuale, nel quale le
nozioni classiche di geometria e di peso che non è possibile realizzare nella realtà, si
possono simulare grazie appunto alla virtualità. E questo è un fatto che arricchisce
enormemente larchitettura.
Penso che oggi siamo ancora alle premesse di quanto potrebbe offrire questo spazio che
viene detto virtuale e si muovono appena i primi passi in questo spazio: sono come i primi
passi sulla luna di trentanni fa. Oggi ci troviamo molto a disagio nella dimensione
virtuale, non abbiamo ancora raggiunto un perfetto equilibrio, lo stiamo ancora cercando e
credo ci siano ancora numerosissimi aspetti da sviluppare in relazione allo spazio
virtuale. In un certo senso occorre che esso venga architettato: bisogna che architetti,
artisti, filosofi e sociologi lavorino a questo spazio per circoscriverlo, per poterlo
sfruttare. Questo spazio esiste solo che finora non si disponeva di tecnologie che ci
permettessero di sfruttarlo: oggi si cominciano a intravedere queste tecnologie che si
svilupperanno ancora".
Larchitettura virtuale vive allora nel Cyberspace, nel mondo illimitato della
Rete.
Larchitetto del futuro
dovrà avere dunque una personalità "bilingue", "ibrida", capace di
pensare lo spazio e di costruirlo nel mondo reale così come nel mondo virtuale.Il nostro
futuro allora sarà forse animato da queste trans-architetture interattive, dinamiche
entità in movimento, misteriose quanto affascinanti forme organiche.
Queste seducenti immagini di luoghi di un possibile futuro, provenienti dal
cyber-mondo, dal mondo della macchina, come risultato di complicatissimi calcoli numerici
e difficilissime formule scientifiche, nascondono forse dietro le abbaglianti animazioni
dello schermo il desiderio inconscio di un ritorno ad un mondo pre-architettonico, fatto
di caverne artificiali ed organismi interattivi, una sorta di ri-creazione artificiale di
una Cyber-Natura nella quale ritrovare il senso del progresso e della nostra
vita. |
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