Dalla
        TV alla rete  

RAI
        Educational

Nuove professioni, Telelavoro - Servizio del 19/01/99 

Vantaggi e svantaggi delle nuove tecnologie nel
mondo del lavoro

di Peppino Ortoleva

Navigazione
Lavoro:
i siti da cui partire
di Giampiero Moncada


Oggi cercheremo di capire qual è il rapporto fra il digitale e il mondo del lavoro. Lo sviluppo tecnologico che in questi anni sta trasformando così profondamente e rapidamente la nostra vita ci viene spesso presentato come un fatto tutto e solo positivo. Ma c'è una preoccupazione diffusa, che tutti sentiamo: quali saranno gli effetti sul lavoro, sull'occupazione? Andiamo verso nuove opportunità, o dobbiamo piuttosto prepararci a una fase di disoccupazione tecnologica, cioè di disoccupazione creata direttamente o indirettamente dallo stesso sviluppo delle tecniche?

Un fatto è certo: almeno nel nostro paese, nonostante il forte consolidamento dell'economia, la disoccupazione continua a crescere. Basta pensare che dagli anni Settanta fino al ’97 la percentuale di disoccupati è quasi raddoppiata. La disoccupazione è cresciuta in tutta l’Europa. Abbiamo avuto un periodo di intenso sviluppo economico che però ha lasciato senza lavoro moltissime persone. Fra queste molte sono giovani e altamente qualificate. È colpa della tecnologia e dei computer che spesso hanno sostituito il lavoro delle persone?

Abbiamo chiesto a Luciano Gallino ordinario di sociologia all’Università di Torino, se le innovazioni tecnologiche incidono di più sul lavoro industriale, su quello impiegatizio o su quello professionale: "Fintanto che si riesce ad aumentare la produzione, dunque, fintanto che si riesce ad allargare i mercati, la tecnologia non produce disoccupazione perchè la forza lavoro rimane costante; quello che si allarga sono i mercati, i volumi di produzione. I mercati, però, diversi tra loro, variati come sono, non possono espandersi all'infinito. Quando i mercati non possono più espandersi, la tecnologia viene impiegata prevalentemente per ridurre le forze di lavoro e incomincia a profilarsi lo scenario, lo spettro della disoccupazione tecnologica.”


Molti sostengono, invece, che le nuove tecnologie creano almeno tante opportunità di occupazione quante ne sopprimono. Uno dei fenomeni più spesso citati, in proposito, è il telelavoro, l'uso della telematica per spostare il posto di lavoro fuori dalle grandi concentrazioni aziendali, più vicino al lavoratore o addirittura in casa sua. C'è chi scommette che il telelavoro porterà con sé prospettive di nuova occupazione, e di occupazione più gradevole, per una percentuale altissima della popolazione. A questo proposito abbiamo intervistato Jack Nilles, che è considerato un po’ il "padre" del telelavoro, quanto meno l'inventore del concetto:

Jack  Nilles“I potenziali telelavoratori - ha detto Jack Nilles intervistato da MediaMente - rappresentano circa il 60% della forza lavoro degli Stati Uniti e più o meno la stessa percentuale in Europa, il che significa che il luogo in cui ci si trova quando si svolge il proprio lavoro diventa sempre meno importante. Ed è per questo che con la maggiore potenza della tecnologia informatica, dei computer e delle telecomunicazioni, l'idea di telelavoro si va diffondendo. E’ meno costoso lavorare da casa e certamente diminuisce il traffico, si riduce l'inquinamento e si ottengono effetti ambientali positivi, inoltre vivendo e lavorando nello stesso luogo si tende a curare di più la comunità locale. Stiamo ora esperimentando a Los Angeles un modo per migliorare il livello economico delle aree degradate portandovi il telelavoro. Portare il lavoro dove sono le persone e al contempo dare loro maggiori competenze, in modo che possano migliorarsi e diventare autosufficienti invece di ricorrere a quella che è una forma di finanziamento pubblico: abbiamo scoperto che questo sta per diventare uno strumento molto importante per lo sviluppo, in particolare dove le persone hanno un livello di istruzione molto basso.”

Di telelavoro, anche in Italia, si è molto discusso, tanti si sono chiesti se avrebbe portato nuove forme di alienazione o viceversa maggiore libertà personale al lavoratore.

Ma forse vale la pena di porsi prima un'altra domanda. Quanto è realmente applicato il telelavoro?

DadaIl telelavoro potrebbe essere una soluzione utile per risolvere molti problemi, ma per adesso sembra una realtà lontana. All’interno degli uffici si continua a lavorare fianco a fianco con i propri colleghi e solo in rari casi si sperimentano forme di collaborazione a distanza. Anche dove le tecnologie sono presenti, come all’interno di Dada, il più grosso fornitore di connettività a Internet fiorentino, la presenza fisica dei dipendenti in ufficio è un fattore essenziale. "E’ un paradosso. In un provider come il nostro - spiega Alessandro Sordi, uno dei soci fondatori di Dada - abbiamo tecnologie avanzate e potremmo telelavorare facilmente. Ma questo non è possible. Quando i nostri clienti hanno un problema ci richiedono la presenza di un tecnico. Per loro una spiegazione fatta al telefono non è sufficiente".
Il lavoro a distanza, trova, però, alcune forme di sperimentazione. "Scanner" e Dada on line, sono due riviste nate all’interno della Rete. In questo caso il telelavoro si è rivelato un sistema efficace per gestire i rapporti con i collaboratori. Secondo Giovanni Ballerini, direttore della rivista Scanner il telelavoro è l’ideale per un giornale che nasce per la Rete: "Vista la velocità di Internet - ha detto - si possono creare varie sperimentazioni di telelavoro. Se c’è una manifestazione a Barcellona, contattiamo una persona che segue l’evento e che scrive un testo e realizza un filmato. Poco dopo possiamo vedere il suo lavoro sul Web".
"Per realizzare Dada on line - spiega Barbara Bellini, responsabile della rivista - utilizziamo un sistema editoriale che permette ai giornalisti di interagire direttamente con le pagine che si trovano in Rete. Se un giornalista si trova alla Mostra del cinema di Venezia, può inviare il suo servizio attraverso la Rete. Una volta letto dal caporedattore, l’articolo è pronto e può essere letto sulla rivista".
Nella sede della Leader-Pubblicità, si è spesso pensato ad utilizzare il telelavoro ma il continuo dialogo fra i dipendenti è un fattore essenziale per creare pubblicità. I sistemi di comunicazione a distanza non potrebbero sostituire le riunioni in cui i pubblicitari si scambiano idee e informazioni.
"In pubblicità - spiega Ralph Kaeser, responsabile marketing della Leader Pubblicità - il telelavoro non potrà mai essere utile in quanto la pubblicità è fatta di idee. Le campagne pubblicitarie sono frutto di una serie di emozioni che nascono sempre intorno a un tavolo. Lo scambio di idee e il contatto "reale" fra persone è molto importante. Queste riunioni non potrebbero funzionare con sistemi di comunicazione a distanza".

di Valeria Pini

Le potenzialità teoriche del telelavoro, come di tante altre innovazioni, riescono a superare la prova dei fatti solo in una piccola percentuale dei casi. Da battere non ci sono solo le resistenze conservatrici delle persone, ma anche le tante, grandi o piccole, difficoltà organizzative. Secondo la ricerca “Telelavoro in movimento” della Fondazione Ibm, in Italia ci sono circa 100.000 telelavoratori. Un numero basso, dal momento che nel nostro paese i potenziali telelavoratori sarebbero 5 milioni.

In quest'epoca di intense e continue innovazioni l'invito che viene più spesso rivolto a chi vuole inserirsi nel mondo del lavoro è "siate flessibili": l'idea è che se ci sapremo adattare le tecnologie faranno da sole. Essere flessibili è giusto e comunque inevitabile. Ma la speranza che l'innovazione da sola saprà ricreare i posti di lavoro perduti sembra eccessivamente ottimistica.
Navigazione

puntate
torna
        a calendario
torna
        a tematiche
search

back

home
        page

torna a inizio pagina