Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Jack e Leila Nilles

Roma - Convegno Telework, 11/11/95

"Esperienze di telelavoro"

SOMMARIO:

  • Nilles riassume il lavoro di ricerca e sperimentazione sul telelavoro e telependolarismo effettuato dal 1973 in poi, e gli effetti che questa forma di organizzazione lavorativa ha avuto sulla società e sull'ambiente negli Stati Uniti (1).
  • Leila Nilles, sua moglie, ha collaborato in questa ricerca, sperimentando, tra l'altro, direttamente il telelavoro sulla propria attività professionale (2).
  • Le categorie lavorative, che possono, almeno in parte, utilizzare le forme del telelavoro, sono tutte quelle in cui vengono svolti degli incarichi che non necessitano la presenza fisica nel luogo dove si trovano le macchine o le persone, con cui interagire (3).
  • I rischi sociali e fisici paventati dai critici del telelavoro non sono stati confermati, dopo venti anni di ricerca e esperienze pratiche (4).
  • Il telelavoro viene apprezzato particolarmente dalle donne (5).
  • Il libro di Nilles sul telependolarismo è risultato da un manuale di gestione manageriale per dirigenti coinvolti nelle forme di telelavoro (6).

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INTERVISTA:

Domanda 1
Qual è la sua esperienza con il telelavoro?

Risposta
Ho coniato il termine telelavoro circa 23 anni fa. Prima di cominciare a occuparmi di questo campo ero un esperto di missilistica: progettavo veicoli spaziali per la NASA e per il settore militare degli Stati Uniti, e avrei voluto adattare tutta questa tecnologia al mondo reale, il mondo in cui si vive e si lavora. Un giorno un urbanista mi disse: "Voi che mandate l'uomo sulla luna, non potete fare qualcosa per il traffico?" Fu così che cominciai a pensarci. In effetti, se consideravo come si viveva, vedevo che ci si comportava un po' come se si fosse stati ancora nel pieno della rivoluzione industriale, cioè dovendo andare a lavorare in fabbrica ogni giorno. Ma sempre più spesso la fabbrica era una fabbrica informatica, in cui venivano spostate informazioni, invece che dadi, bulloni e parti da assemblare come in una linea di produzione di massa. Il lavoro consisteva soprattutto nel comunicare l'uno con l'altro, faccia a faccia o al telefono o, sempre più con il computer. La domanda a quel punto era ovvia: "Perché si deve raggiungere un certo luogo per fare queste cose?" Abbiamo tenuto presente proprio questa idea generale, supponendo di sostituire le strade con i fili del telefono. In che modo sarebbero cambiate le cose? Nel '73 sono partiti i primi esperimenti negli Stati Uniti, e abbiamo scoperto che l'idea di sostituire le telecomunicazioni ai trasporti funzionava. Dovevo trovare un nome per questo nuovo fenomeno, e vennero fuori due parole. Una, telependolarismo, poneva l'accento sullo spostamento quotidiano per andare al lavoro, l'altra, il telelavoro, era questo termine più ampio, che include anche il telependolarismo e forme come il lavoro svolto insieme a persone che non si trovano nella stessa città, ma magari sono all'altro capo della terra: il termine telelavoro esprime un concetto molto più ampio. A partire dalla metà degli anni '70 io e la mia compagna Lela abbiamo sviluppato molti programmi negli Stati Uniti e sempre più in tutto il mondo, lavorando sia sul perfezionamento della gestione per svolgere efficacemente il telelavoro, che sullo studio delle sue conseguenze sociologiche e ambientali. Molti degli interventi che abbiamo sentito oggi, ad esempio, parlano dell'altra faccia della medaglia: come il senso di isolamento, la perdita dei rapporti sociali e così via. Per oltre 20 anni abbiamo studiato questi aspetti del telelavoro e abbiamo scoperto che fondamentalmente ciò non accade, che molti degli effetti collaterali che paventavamo 20 anni fa non si presentano se lo si gestisce correttamente. Oggi il telelavoro funziona in virtù delle tecniche che abbiamo elaborato: dai 30 o 40 telelavoratori dell'inizio, nel 1973, i telependolari sono oggi negli Stati Uniti oltre 10 milioni, e i telelavoratori circa 20 milioni. Questa tendenza è oggi divenuta mondiale, e parleremo tra poco di come si vada diffondendo non solo negli Stati Uniti ma nel resto del mondo: tra 20 anni questo utilizzo delle comunicazioni e della tecnologia informatica potrà essere in grado di trasformare il nostro modo di lavorare e di vivere, riportandoci in un certo senso alla dimensione precedente alla rivoluzione industriale, in cui le persone potevano vivere e lavorare nella stessa comunità e nella stessa stringere rapporti; in termini di interazione sociale, sarà come tornare al diciannovesimo secolo, in termini di rete contestuale quotidiana passeremo al ventunesimo.

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Domanda 2
Lela Nilles, moglie e collega di Jack Nilles, da quanto tempo si occupa di questi quesiti?

Risposta
Lavoriamo insieme sul telelavoro e sul telependolarismo da circa 15 anni. In precedenza, con il suo lavoro precedente, Jack aveva avuto l'idea e ne aveva elaborato le prime forme alla Università della California del Sud; lì lavorava al primo progetto con il gruppo in cui entrai quando lo studio fu esteso al settore pubblico e ai dipendenti dello Stato della California. Questo lavoro ha riguardato molti gruppi del settore pubblico e privato e ha assunto un'importanza sempre crescente nella nostra vita; io ho due uffici e sono telependolare: ha cambiato notevolmente la mia vita che, altrimenti, sarebbe stata molto diversa. Questo ha influito molto sul mio secondo lavoro, la produzione di registrazioni di musica da camera e solistica per una piccolissima casa discografica. Ho visto il progresso tecnologico in relazione a questa attività. Anni fa si ipotizzava la possibilità di registrare parti di una stessa esecuzione in studi distanti tra loro, e oggi, con la tecnologia digitale, questo è possibile. Due o tre dischi usciti da poco sono stati registrati in studio in Spagna in collaborazione con uno studio a Los Angeles e ora si registra in posti come Kuala Lumpur. Si mandano contemporaneamente le registrazioni digitali che poi vengono riunite, e la cosa funziona perfettamente. La combinazione della tecnologia e della sua utilità in vari campi è diventata così sempre più parte integrate della mia vita.

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Domanda 3
Jack Nilles, per chi è possibile utilizzare la forma del telelavoro?

Risposta
E' meglio chiedere quali categorie non possano farlo, perché sono certamente meno. Come ha appena detto Lela, normalmente non si penserebbe a un musicista come a un telelavoratore, ma molti musicisti oggi lo sono. Il concetto fondamentale da tenere presente è che se si esamina il proprio lavoro considerando cosa si fa realmente e quanto tempo si deve trascorrere fisicamente in un certo posto, perché lì ci sono le persone o le macchine necessarie, in genere si vede che è più il tempo in cui non fa differenza dove ci si trovi, e quella è la parte di lavoro che si può eseguire con il telelavoro. I potenziali telelavoratori rappresentano circa il 60 % della forza lavoro degli Stati Uniti e più o meno la stessa percentuale in Europa, il che significa che il luogo in cui ci si trova quando si svolge il proprio lavoro diventa sempre meno importante. E' per questo che con la maggiore potenza della tecnologia informatica, dei computer e delle telecomunicazioni, l'idea di telelavoro si va diffondendo; diventa meno costoso lavorare a case e certamente diminuisce il traffico, si riduce l'inquinamento e si ottengono risultati ambientali positivi, inoltre vivendo e lavorando nello stesso luogo si tende a curare di più la comunità locale. Stiamo ora esperimentando a Los Angeles un modo per migliorare il livello economico delle aree degradate portandovi il telelavoro. Portare il lavoro dove sono le persone e al contempo dare loro maggiori competenze, in modo che possano migliorarsi e diventare autosufficienti invece di ricorrere a quella che è una forma di assistenza finanziaria pubblica. Abbiamo scoperto che questo sta per diventare uno strumento molto importante per lo sviluppo, in particolare dove le persone hanno un livello di istruzione molto basso. In questi anni abbiamo studiato varie combinazioni e abbiamo sempre cercato di rilevare le cose che possono non funzionare, i problemi di socializzazione, lo sfruttamento dei lavoratori e così via, e finora non ce ne sono state. Forse siamo stati pessimisti perché abbiamo sempre cercato i problemi che potevano sorgere, ma diventiamo sempre più ottimisti alla luce dell'esperienza delle migliaia di telelavoratori oggi nel mondo, poiché è un cambiamento in cui sembra che tutti abbiano da guadagnare: il lavoratore, il datore di lavoro e la comunità in cui entrambi si trovano. Insomma io non vedo motivi per i quali si potrebbe non voler fare il telelavoro.

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Domanda 4
Non ci sarà un rischio di isolamento culturale o sociale, ma non crede che ci sia un isolamento fisico in senso stretto?

Risposta
La maggior parte dei telelavoratori non lavora a tempo pieno. In maggioranza, le persone lavoreranno a casa o in un vicino centro di telelavoro parte del tempo, e il resto del tempo andranno in un ufficio tradizionale, quindi il contatto tra persone che lavorano insieme non si perde; questo elemento ci ha preoccupato per un certo tempo. Accade questo: le persone percepiscono il pericolo della perdita dei rapporti, allora li curano di più, abbandonano le loro abitudini per rinsaldarli. Questo succede soprattutto quando le persone risparmiano il tempo necessario per raggiungere il posto di lavoro. A Roma, per esempio, ieri ho avuto delle stime secondo le quali alcuni dipendenti di una società impiegano due o tre ore al giorno per andare e tornare dal lavoro. Se ti restituiscono quelle due o tre ore al giorno, rimani a casa? No, è più probabile che tu esca per incontrare gli amici che hai nel quartiere, per andare a pranzo fuori: i rapporti sociali non sembrano finire, ma anzi migliorano. In ufficio, dove sono le persone? Alle riunioni. Abbiamo anche scoperto che le riunioni diventano più funzionali con i telelavoratori, perché tollerano meno le lungaggini di alcune riunioni e vogliono andare al sodo per potersi poi rimettere al lavoro. L'interazione sociale ha luogo ad un altro livello e in altri momenti.

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Domanda 5
Esiste qualche aspetto che possa essere particolarmente interessante per la condizione femminile, per il lavoro delle donne?

Risposta
Credo che il telelavoro sia decisamente un vantaggio per le donne, in quanto dà loro la possibilità di proseguire la carriera anche dopo la nascita dei figli. Non voglio dire con questo che una donna che svolge un lavoro a casa possa anche badare ai bambini, ma può ad esempio avere qualcuno che stia dietro ai bambini per il tempo in cui le è necessaria la massima concentrazione, mantenendo così il proprio ruolo e insieme le proprie competenze. Come è noto, in passato la donna rimaneva a casa ad allevare i figli dopo avere lasciato il lavoro. Quando il figlio minore aveva 10 o 12 anni e la madre poteva riprendere a lavorare, non era più aggiornata: le sue conoscenze si erano fermate a 12 anni prima; così si trovava a dover recuperare il tempo perduto oppure accettare una posizione inferiore. Il telelavoro consente alla donna di mantenersi al passo con il progresso e al contempo di conservare il proprio ruolo in casa e in famiglia. E' qualcosa di molto positivo per le donne, e so che l'apprezzano molto. E' emerso che nei programmi di telelavoro nelle società, il 50-55% sono donne: personale di medio livello, dirigenti, professionisti. Fondamentalmente questo vuol dire che la metà sono donne, ma il fatto è che se si guarda la composizione di questi livelli dell'organizzazione, si vede che le donne sono meno del 50%. Questo vuol dire che le donne sono più entusiaste del telelavoro, almeno in questo momento.

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Domanda 6
Lei ha scritto un libro sul telependolarismo. Ce ne può parlare?

Risposta
Per il telependolarismo e per telelavoro è fondamentale cambiare il concetto che i dirigenti hanno del proprio ruolo. Per tradizione, il lavoro del dirigente consiste nel controllare altre persone. Tom Peter l'ha definita "gestione svolta percorrendo l'ufficio in lungo e in largo"; nel telelavoro, ovviamente non ha senso, perché non c'è nessuno da controllare. Per qualche anno abbiamo avuto un manuale che insegnava ai dirigenti a gestirsi al di fuori del loro ufficio. Questo libro è risultato da quel manuale, che aveva edizioni personalizzate per ogni cliente fino a un anno fa, quando, poco dopo il grande terremoto di Los Angeles, abbiamo deciso di metterlo a disposizione di tutti: il disorientamento era totale, non si poteva raggiungere il posto di lavoro perché non c'erano più le strade, e all'improvviso era nata la necessità generale di lavorare a distanza. Il libro è uscito nell'aprile del 1994 e da allora va molto bene. Il mese prossimo uscirà l'edizione spagnola.

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