Come è cambiato, rispetto al passato, con le nuove tecnologie digitali,
il lavoro intellettuale, ovvero il lavoro di chi produce cultura?
Oggi infatti la produzione e la circolazione delle idee, e di quelli che
possiamo chiamare in generale "prodotti culturali" viene affidata sempre più
alle tecnologie informatiche e telematiche. Cosa ha comportato questo per chi scrive, per
chi fa musica, per chi fa film o fotografie?
Per cercare di capirlo partiamo da Internet, che senza ombra di dubbio possiamo
considerare, per così dire, la maggiore "novità" tecnologica degli ultimi
anni. Andiamo allora in Rete per vedere in che modo la produzione culturale oggi si serva
di questa innovazione.
Prendiamo ad esempio il sito di Jovanotti.
Il caso di Jovanotti è emblematico su come si
possa usare la Rete come una vetrina per pubblicizzare i propri prodotti, diventando non
solo dei creatori, ma anche dei veri e propri venditori.
Ecco quindi un primo punto di variazione del lavoro intellettuale rispetto al passato:
grazie a Internet è possibile far circolare in modo facile e veloce lopera del
proprio ingegno. Sia essa un libro, un cd, un fumetto. E il mondo della cultura si sta
adattando rapidamente al mercato tecnologico.
Ma questo fenomeno di rapida commercializzazione delle idee e un
fatto positivo o negativo? Sentiamo, a questo proposito, un parere autorevole: quello del
filosofo francese Pierre
Levy:
"Non credo affatto che sia qualcosa di puramente negativo il fatto che il lavoro
intellettuale sia investito dal mercato capitalistico. Ma sarebbe veramente un peccato che
questo aspetto commerciale sopprimesse o si sostituisse completamente alla dimensione
culturale. Sarebbe un po' come nei paesi dell'Est quando dicono: ci siamo battuti per la
democrazia e abbiamo ottenuto il capitalismo. Io dico che ci vuole il formaggio e la
frutta. Perché non sviluppare nuovi mercati? Ma a condizione che il mercato non faccia
passare in secondo piano le altre dimensioni, che sono l'aumento di ricchezze umane e di
civiltà."
Torniamo, allora, a
parlare di come cambia il lavoro intellettuale nellepoca delle tecnologie digitali.
Finora abbiamo sottolineato un primo aspetto di questo cambiamento: lo stretto legame che
sempre più si stabilisce tra prodotti culturali e mercato. In realtà non si può certo
dire che questo legame tra la cultura e la sua commercializzazione sia una novità.
Addirittura due secoli fa Adam Smith,
ideologo del capitalismo, disse che tutte le conoscenze che possediamo (fatta eccezione
per quelle relative al nostro lavoro specifico) sono acquistate, così "come
diceva testualmente Smith - si
acquistano le calze e le scarpe." Sono, cioè, dei prodotti rispetto al mercato.
Ma allora: se dal punto di vista economico la questione e, sostanzialmente, la
stessa, cosa cè di veramente nuovo nella figura intellettuale oggi, nellepoca
delle tecnologie digitali? Oggi, in particolare, rispetto allepoca della stampa?
All'epoca della stampa avevamo una situazione nella quale esisteva una
divisione dei compiti molto netta tra diverse figure: l'autore, l'editore, che era il
coordinatore di tutte le altre figure, lo stampatore, il venditore, il distributore. Oggi
abbiamo molti momenti di incrocio e di sovrapposizione reciproca tra queste figure; in
molti casi è l'autore stesso che manda la sua opera direttamente in Rete, facendo da
autore di sé stesso, addirittura da venditore di sé stesso, se chiede un compenso.
Abbiamo situazioni nelle quali il distributore di una certa opera, in realtà, la manipola
e fa quasi da coautore con colui da cui l'ha prelevata, processo che pone dei problemi di
diritto d'autore, di conflitti nuovi. Per prima cosa, quindi, abbiamo una diversa
organizzazione delle fasi. Ma c'è qualcosa di ancora più profondo e più intimo, ed è
il fatto che in molti casi la stessa costruzione del prodotto culturale è molto più
integrata di quanto non succedesse in passato; sostanzialmente abbiamo dei prodotti molto
più costruiti insieme, unitariamente, con il computer o la Rete o i software
ipertestuali, che fanno quasi da integratori di tante diverse intelligenze che lavorano
insieme.
Proprio per
definire questa forma di "collaborazione - ad - uno - stesso - progetto - tra -
più - persone", Pierre Levy
parlò di intelligenza collettiva. Abbiamo chiesto allo stesso Levy che cos'è
intendesse per intelligenza collettiva:
"In primo luogo ha detto Levy - bisogna
riconoscere che l'intelligenza è distribuita dovunque c'è umanità, e che questa
intelligenza, distribuita dappertutto, può essere valorizzata al massimo mediante le
nuove tecniche, soprattutto mettendola in sinergia. Oggi, se due persone distanti sanno
due cose complementari, attraverso le nuove tecnologie, possono davvero entrare in
comunicazione l'uno con l'altro, scambiare il loro sapere, cooperare. Detto in modo assai
generale, per grandi linee, è questa in fondo l'intelligenza collettiva."
Con lintelligenza collettiva abbiamo allora definito un secondo
punto che ci permette di inquadrare le nuove forme del lavoro intellettuale. Non cè
più un singolo autore ma gruppi organizzati, anzi vere e proprie imprese. Un pocome
accadeva nelle vecchie botteghe artigiane: tutti lavorano insieme. Solo che oggi non
e sempre necessario stare a stretto contatto: la presenza fisica nello stesso luogo
non è più necessaria. Infatti si può anche comunicare, e lavorare in gruppo, via
Internet.
E allora, in questi nuovi scenari, è possibile mettere insieme
l'efficienza economica con la capacità di produrre idee? E' possibile fare cooperare fra
loro professioni un tempo separate?
Lofficina culturale Cliomedia è
un esempio di unazienda che da dieci anni lavora alla realizzazione di prodotti
"culturali", in particolare di opere multimediali.
Ma qualè la procedura, lorganizzazione che bisogna seguire per la
realizzazione ad esempio di un Cd-Rom?Il lavoro è collettivo, di squadra e richiede la
capacità di bilanciare la creatività con le esigenze del cliente.
Ci si riunisce intorno a un tavolo per capire come costruire e strutturare una determinata
opera. Ogni spunto può essere utile per aggiungere idee e osservazioni al tema da
trattare. Così da un libro del fotografo Moreno Gentili, nasce un Cd-Rom interattivo in
cui vari mezzi di comunicazione si integrano fra loro. In ogni momento della giornata
lattenzione si concentra sui contenuti, ma anche sulle esigenze dei committenti. "Durante
il nostro lavoro - spiega Andrea Fava,
uno dei soci più giovani di Cliomedia - dobbiamo
stabilire un contatto continuo con il cliente. A volte le nostre idee non coincidono con
quelle di chi compra. Poco tempo fa ad esempio abbiamo realizzato un Cd-Rom e avevamo
pensato di creare una forte interazione con la Rete. I nostri committenti non erano
interessati a uninterazione di questo tipo e ci siamo adattati alle loro richieste."
"In questo contesto ha aggiunto Cristiano Buffa, amministratore delegato
di Cliomedia - la funzione dellautore
cambia. Lautore-manager non è più, come in passato, un intellettuale
chiuso nella sua torre davorio. In ogni momento della giornata lattenzione si
concentra sui contenuti, ma anche sulle esigenze dei committenti."
Oggi chi produce cultura, non può isolarsi e deve conoscere il mondo che
lo circonda. Fra le pubblicazioni più recenti di Cliomedia
cè un Cd-Rom sulla
Mafia. Attraverso filmati, fotografie e testi, lopera ripercorre le tappe
fondamentali della storia della mafia. Oltre ad aver avuto il riconoscimento dalla
critica, il premio dellAnee, lAssociazione
Nazionale per lEditoria Elettronica, e una menzione allEuroprix, ha venduto più di
30.000 copie. E un ottimo risultato commerciale, per prodotti del genere.
Per ottenere risultati di questo tipo, lautore deve imparare a gestire il rapporto
con i suoi clienti in modo costruttivo, ma deve anche mantenere una certa autonomia.
Secondo Chiara Ottaviano, presidente
di Cliomedia e docente di Sociologia delle Comunicazioni di Massa a Torino "è
importante continuare ad essere liberi di seguire un determinato progetto. Il cliente può
darci stimoli utili e idee intelligenti, ma lautore non può rinunciare alla propria
verità."
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