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Nuove professioni - Servizio del 04/01/99 

Saperi in comunicazione 

di Peppino Ortoleva

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Cultura in Rete
di Giampiero Moncada


Come è cambiato, rispetto al passato, con le nuove tecnologie digitali, il lavoro intellettuale, ovvero il lavoro di chi produce cultura?

Oggi infatti la produzione e la circolazione delle idee, e di quelli che possiamo chiamare in generale "prodotti culturali" viene affidata sempre più alle tecnologie informatiche e telematiche. Cosa ha comportato questo per chi scrive, per chi fa musica, per chi fa film o fotografie?
Per cercare di capirlo partiamo da Internet, che senza ombra di dubbio possiamo considerare, per così dire, la maggiore "novità" tecnologica degli ultimi anni. Andiamo allora in Rete per vedere in che modo la produzione culturale oggi si serva di questa innovazione.

JovannottiPrendiamo ad esempio il sito di Jovanotti.
Il caso di Jovanotti è emblematico su come si possa usare la Rete come una vetrina per pubblicizzare i propri prodotti, diventando non solo dei creatori, ma anche dei veri e propri venditori.
Ecco quindi un primo punto di variazione del lavoro intellettuale rispetto al passato: grazie a Internet è possibile far circolare in modo facile e veloce l’opera del proprio ingegno. Sia essa un libro, un cd, un fumetto. E il mondo della cultura si sta adattando rapidamente al mercato tecnologico.

Ma questo fenomeno di rapida commercializzazione delle idee e’ un fatto positivo o negativo? Sentiamo, a questo proposito, un parere autorevole: quello del filosofo francese Pierre Levy:
"Non credo affatto che sia qualcosa di puramente negativo il fatto che il lavoro intellettuale sia investito dal mercato capitalistico. Ma sarebbe veramente un peccato che questo aspetto commerciale sopprimesse o si sostituisse completamente alla dimensione culturale. Sarebbe un po' come nei paesi dell'Est quando dicono: ci siamo battuti per la democrazia e abbiamo ottenuto il capitalismo. Io dico che ci vuole il formaggio e la frutta. Perché non sviluppare nuovi mercati? Ma a condizione che il mercato non faccia passare in secondo piano le altre dimensioni, che sono l'aumento di ricchezze umane e di civiltà."

Adam SmithTorniamo, allora, a parlare di come cambia il lavoro intellettuale nell’epoca delle tecnologie digitali. Finora abbiamo sottolineato un primo aspetto di questo cambiamento: lo stretto legame che sempre più si stabilisce tra prodotti culturali e mercato. In realtà non si può certo dire che questo legame tra la cultura e la sua commercializzazione sia una novità. Addirittura due secoli fa Adam Smith, ideologo del capitalismo, disse che tutte le conoscenze che possediamo (fatta eccezione per quelle relative al nostro lavoro specifico) sono acquistate, così "come – diceva testualmente Smith - si acquistano le calze e le scarpe." Sono, cioè, dei prodotti rispetto al mercato. Ma allora: se dal punto di vista economico la questione e’, sostanzialmente, la stessa, cosa c’è di veramente nuovo nella figura intellettuale oggi, nell’epoca delle tecnologie digitali? Oggi, in particolare, rispetto all’epoca della stampa?

All'epoca della stampa avevamo una situazione nella quale esisteva una divisione dei compiti molto netta tra diverse figure: l'autore, l'editore, che era il coordinatore di tutte le altre figure, lo stampatore, il venditore, il distributore. Oggi abbiamo molti momenti di incrocio e di sovrapposizione reciproca tra queste figure; in molti casi è l'autore stesso che manda la sua opera direttamente in Rete, facendo da autore di sé stesso, addirittura da venditore di sé stesso, se chiede un compenso. Abbiamo situazioni nelle quali il distributore di una certa opera, in realtà, la manipola e fa quasi da coautore con colui da cui l'ha prelevata, processo che pone dei problemi di diritto d'autore, di conflitti nuovi. Per prima cosa, quindi, abbiamo una diversa organizzazione delle fasi. Ma c'è qualcosa di ancora più profondo e più intimo, ed è il fatto che in molti casi la stessa costruzione del prodotto culturale è molto più integrata di quanto non succedesse in passato; sostanzialmente abbiamo dei prodotti molto più costruiti insieme, unitariamente, con il computer o la Rete o i software ipertestuali, che fanno quasi da integratori di tante diverse intelligenze che lavorano insieme.

Pierre LevyProprio per definire questa forma di "collaborazione - ad - uno - stesso - progetto - tra - più - persone", Pierre Levy parlò di intelligenza collettiva. Abbiamo chiesto allo stesso Levy che cos'è intendesse per intelligenza collettiva:
"In primo luogo – ha detto Levy - bisogna riconoscere che l'intelligenza è distribuita dovunque c'è umanità, e che questa intelligenza, distribuita dappertutto, può essere valorizzata al massimo mediante le nuove tecniche, soprattutto mettendola in sinergia. Oggi, se due persone distanti sanno due cose complementari, attraverso le nuove tecnologie, possono davvero entrare in comunicazione l'uno con l'altro, scambiare il loro sapere, cooperare. Detto in modo assai generale, per grandi linee, è questa in fondo l'intelligenza collettiva."

Con l’intelligenza collettiva abbiamo allora definito un secondo punto che ci permette di inquadrare le nuove forme del lavoro intellettuale. Non c’è più un singolo autore ma gruppi organizzati, anzi vere e proprie imprese. Un po’come accadeva nelle vecchie botteghe artigiane: tutti lavorano insieme. Solo che oggi non e’ sempre necessario stare a stretto contatto: la presenza fisica nello stesso luogo non è più necessaria. Infatti si può anche comunicare, e lavorare in gruppo, via Internet.

E allora, in questi nuovi scenari, è possibile mettere insieme l'efficienza economica con la capacità di produrre idee? E' possibile fare cooperare fra loro professioni un tempo separate?

CliomediaL’officina culturale Cliomedia è un esempio di un’azienda che da dieci anni lavora alla realizzazione di prodotti "culturali", in particolare di opere multimediali.
Ma qual’è la procedura, l’organizzazione che bisogna seguire per la realizzazione ad esempio di un Cd-Rom?Il lavoro è collettivo, di squadra e richiede la capacità di bilanciare la creatività con le esigenze del cliente.
Ci si riunisce intorno a un tavolo per capire come costruire e strutturare una determinata opera. Ogni spunto può essere utile per aggiungere idee e osservazioni al tema da trattare. Così da un libro del fotografo Moreno Gentili, nasce un Cd-Rom interattivo in cui vari mezzi di comunicazione si integrano fra loro. In ogni momento della giornata l’attenzione si concentra sui contenuti, ma anche sulle esigenze dei committenti.

"Durante il nostro lavoro - spiega Andrea Fava, uno dei soci più giovani di Cliomedia - dobbiamo stabilire un contatto continuo con il cliente. A volte le nostre idee non coincidono con quelle di chi compra. Poco tempo fa ad esempio abbiamo realizzato un Cd-Rom e avevamo pensato di creare una forte interazione con la Rete. I nostri committenti non erano interessati a un’interazione di questo tipo e ci siamo adattati alle loro richieste."

"In questo contesto – ha aggiunto Cristiano Buffa, amministratore delegato di Cliomedia - la funzione dell’autore cambia. L’autore-manager non è più, come in passato, un intellettuale chiuso nella sua torre d’avorio. In ogni momento della giornata l’attenzione si concentra sui contenuti, ma anche sulle esigenze dei committenti."

Oggi chi produce cultura, non può isolarsi e deve conoscere il mondo che lo circonda. Fra le pubblicazioni più recenti di Cliomedia c’è un Cd-Rom sulla Mafia. Attraverso filmati, fotografie e testi, l’opera ripercorre le tappe fondamentali della storia della mafia. Oltre ad aver avuto il riconoscimento dalla critica, il premio dell’Anee, l’Associazione Nazionale per l’Editoria Elettronica, e una menzione all’Europrix, Europrixha venduto più di 30.000 copie. E’ un ottimo risultato commerciale, per prodotti del genere.
Per ottenere risultati di questo tipo, l’autore deve imparare a gestire il rapporto con i suoi clienti in modo costruttivo, ma deve anche mantenere una certa autonomia. Secondo Chiara Ottaviano, presidente di Cliomedia e docente di Sociologia delle Comunicazioni di Massa a Torino "è importante continuare ad essere liberi di seguire un determinato progetto. Il cliente può darci stimoli utili e idee intelligenti, ma l’autore non può rinunciare alla propria verità."

di Valeria Pini

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